Quando nel 1998 David Gray pubblica il disco "White Ladder" non pensa certo che due anni dopo diventerà un best seller a livello mondiale. Lui infatti lo pubblica in modo indipendente, convinto che seguirà la sorte dei due precedenti dischi che ha già inciso, cioè lo compereranno solo in pochi. Il disco invece finisce nelle mani del cantante e leader della Dave Matthews Band che nel 2000 lo fa ripubblicare per una etichetta con distribuzione mondiale.
Poco dopo succederà anche a un collega irlandese, tale Damien Rice, che pubblicato sommessamente un disco intitolato "O", nel giro di pochi mesi lo vedrà frantumare ogni classifica di vendita. Che sta succedendo? Niente, succede quel che è giusto succeda. Ciclicamente e per motivi misteriosi, il grande pubblico scopre e riscopre la bellezza senza fine della canzone d'autore.
David Gray e Damien Rice sono solo gli ultimi affidatarii di una torcia che non smetterà mai di bruciare fino a quando un uomo sulla terra saprà cantare. "Ancora oggi ci sono in giro un sacco di bravissimi cantautori, ma è difficile per loro farsi notare. Il mainstream è molto ostile nei loro confronti. La musica è diventata una forma di stupidità conclamata e cercare di darle un significato oggigiorno non è cosa facile. Faccio parte di una tradizione molto ricca, quella dei cantautori, ma non puoi stare fermo sui tuoi allori, c'è una sfida dietro ogni angolo, devi stare sempre con la guardia molto alta" dice David Gray in questa intervista che presenta il suo nuovo disco, "Mutineers".
clicca su questo link per leggere l'intervista
Monday, June 16, 2014
Monday, June 09, 2014
Old Man
Stasera sono andato dal mio nuovo dottore. Il mio quadro clinico fa abbastanza schifo ma già lo sapevo, solo facevo finta di non saperlo. Mi ha dato un fottio di esami da fare no so se li farò, chi ne ha voglia. Ne ho ancora in arretrato di sei mesi da fare. Mi ha detto che devo farlo perché sono vecchio, sono un uomo e ho uno stile di vita di merda. Interessante che abbia detto che sono un uomo. Gli uomini si sa muoiono prima delle donne. Poi sono andato al bar sotto casa e mi sono ubriacato pensando che sarà l'ultima volta che lo faccio perché ehi sono vecchio ho un quadro clinico da schifo e sono un uomo. Mi sono ubriacato u con un autista di camion in pensione che è il sosia di Gino Paoli. Mi sono divertito un casino più di quando mi ubriacavo con quei cazzoni di giornalisti musicali a qualche concerto del cazzo sperando di ubriacarmi ancora dopo il concerto con la star. Mi ha raccontato un sacco di cose divertenti della sua vita, mi ha fatto vedere tutto contento sul suo cellulare che non era un iPhone ma una schifezza da quattro soldi la foto di quando qualche settimana fa aveva vinto una gara di pesca, un pescione da quattro chili tutto orgoglioso che poi ha rimesso in acqua. Poi mi ha detto che non va quasi più a casa sua in Abruzzo dove ha ancora la mamma di 94 anni viva, perché sua moglie ha un sacco di problemi fisici e si è un po' intristito. Pensava fossi anche io un pensionato, tanto devo apparire un vecchio del cazzo anche se fino a oggi ho fatto finta di non crederci. Sono un vecchio del cazzo con un quadro clinico di merda. Chisse ne fotte, continuerò a ubriacarmi lo stesso. Tanto io in pensione non ci andrò mai, me l'hanno fottuta insieme alla mai vita. Giovane in fondo non lo sono stato mai.
Friday, June 06, 2014
Sister Act (?)
"Voglio che Gesù entri qua dentro" dice suor Cristina poco prima di lanciare il Padre nostro che conclude The Voice con la vittoria (annunciatissima) della religiosa. Perché Gesù "deve entrare qua dentro"? Che cos'è The Voice, un luogo di perdizione, di maleficio, di inganno, di bruttura? Per quanto chi si esibisce a The Voice e generalmente a tutti i talent show televisivi (rarissime le eccezioni, forse Alessandra Amoroso e Mengoni) esibiscano bruttissime voci, non ci sembra che The Voice meritasse una particolare presenza del buon Dio. The Voice è un innocuo show televisivo come milioni di altri, che non fa né male né bene, semplicemente come tutto ciò che passa in televisione "distrae".
E' proprio su questo finto scontro tra fede e ateismo, tra acqua santa e diavoletti, tra veste religiosa e tatuaggi (i quali, lo sappiamo, ormai se li fanno anche i direttori di banca) che si è giocata l'ipocrisia e la banalità di questa inesistente disputa religiosa che ha portato a questa edizione di The Voice un pubblico globale, calcolato in decine di milioni di spettatori, o su prime pagine anche sul New York Times.
Ma in realtà non c'era nessuna disputa religiosa, perché J-Ax e Piero Pelù sono dissacranti e blasfemi quanto lo è mia figlia di 11 anni quando ascolta gli One Direction. Cioè non lo sono per nulla.
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E' proprio su questo finto scontro tra fede e ateismo, tra acqua santa e diavoletti, tra veste religiosa e tatuaggi (i quali, lo sappiamo, ormai se li fanno anche i direttori di banca) che si è giocata l'ipocrisia e la banalità di questa inesistente disputa religiosa che ha portato a questa edizione di The Voice un pubblico globale, calcolato in decine di milioni di spettatori, o su prime pagine anche sul New York Times.
Ma in realtà non c'era nessuna disputa religiosa, perché J-Ax e Piero Pelù sono dissacranti e blasfemi quanto lo è mia figlia di 11 anni quando ascolta gli One Direction. Cioè non lo sono per nulla.
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Thursday, June 05, 2014
L'unica Television che vogliamo vedere
"E' la seconda volta che suoniamo in Italia in quasi quarant'anni" dice Tom Verlaine a un certo punto. E' vero, e la dice lunga delle barriere che ancora esistono tra certa musica rock e la nostra terra dei cachi. I Television sono apparsi sul palco dell'Alcatraz di Milano come una visione, come una testimonianza, come una immagine ferma nel tempo di una scena musicale tra le più effervescenti ed eccitanti, quella di New York della seconda metà degli anni 70. Ma loro erano diversi, fuori da ogni schema e da ogni tempo: i Grateful Dead del punk li definì qualcuno. Ci si può solo immaginare la faccia di chi, entrando al CBGB's per ascoltare l'ennesimo gruppo punk, si fosse imbattuto nei Television: chi diavolo sono questi e che musica fanno?
La domanda rimane attualissima ancor oggi, anche se dopo "Marquee Moon" disco di esordio datato 1977 e uno dei più straordinari album di esordio di ogni epoca, hanno fatto ben poco, complici gli sbalzi umorali del leader Tom Verlaine. Il quale, senza la sua band, in Italia c'era comunque venuto diverse volte, ma in un modo o nell'altro aveva sempre deluso. Che fosse stato sul palco insieme all'amica Patti Smith, seduto in un angolo e quasi assente, quasi dimenticandosi di suonare, o che si fosse esibito in coppia con l'altro chitarrista dei Television Jimmy Rip, perso in un irritante solipsismo.
All'Alcatraz invece Verlaine ha tirato fuori tutto il suo straordinario talento, regalando una esibizione da incorniciare. La serata era dedicata all'esecuzione integrale proprio di "Marquee Moon", un evento per noi italiani, tanto che l'Alcatraz, seppur ridotto nella sua capienza era affollatissimo di un caldo pubblico, e l'atmosfera dell'evento era ben rappresentata dalla presenza di tutti o quasi i sopravvissuti di certo giornalismo rock, gente che come il sottoscritto è cresciuta con dischi come questo e che si è mossa anche da Roma per non perdere questo concerto.
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La domanda rimane attualissima ancor oggi, anche se dopo "Marquee Moon" disco di esordio datato 1977 e uno dei più straordinari album di esordio di ogni epoca, hanno fatto ben poco, complici gli sbalzi umorali del leader Tom Verlaine. Il quale, senza la sua band, in Italia c'era comunque venuto diverse volte, ma in un modo o nell'altro aveva sempre deluso. Che fosse stato sul palco insieme all'amica Patti Smith, seduto in un angolo e quasi assente, quasi dimenticandosi di suonare, o che si fosse esibito in coppia con l'altro chitarrista dei Television Jimmy Rip, perso in un irritante solipsismo.
All'Alcatraz invece Verlaine ha tirato fuori tutto il suo straordinario talento, regalando una esibizione da incorniciare. La serata era dedicata all'esecuzione integrale proprio di "Marquee Moon", un evento per noi italiani, tanto che l'Alcatraz, seppur ridotto nella sua capienza era affollatissimo di un caldo pubblico, e l'atmosfera dell'evento era ben rappresentata dalla presenza di tutti o quasi i sopravvissuti di certo giornalismo rock, gente che come il sottoscritto è cresciuta con dischi come questo e che si è mossa anche da Roma per non perdere questo concerto.
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