Si è scatenato un tale putiferio che si sono sentiti in dovere di intervenire anche i parlamentari della cosiddetta "ala renziana" del Pd. Gli hanno scritto una lettera aperta: ""Caro maestro, ti preghiamo di riprovare a 'crederci', di tornare a leggere i giornali, di ricominciare a seguire la politica e il Partito Democratico. Noi conserveremo l'intervista, la ricorderemo come un errore e una critica eccessiva, tenendo a mente che non è da un calcio di rigore sbagliato che si giudica un giocatore".
L'intervista incriminata è quella che Francesco De Gregori ha concesso ieri al Corriere della Sera: già colpisce l'uso della terminologia "errore". Sembra il linguaggio dei tempi dello stalinismo, o meglio, dei primi ani 70, quando bisognava "correggere il compagno che sbaglia". Rimettterlo in riga insomma. E ancora: "Sono passati tanti anni, siamo invecchiati tutti, sicuramente lo siamo noi, ma non possiamo credere che il nostro maestro sia invecchiato così male da dirci 'Il verbo credere non dovrebbe appartenere alla politica". Invecchiato male? Mah, sarebbe da discutere, averceli intanto 62 anni come li porta lui, fisicamente e artisticamente visto che negli ultimi tempi ha pubblicato anche alcuni dei dischi più belli della sua carriera ed è in forma fisica splendida. Ma questo è niente davanti all'ondata di post anti De Gregori che per tutta la giornata di ieri sono piovuti sui social network e anche sulla pagina ufficiale Facebook del cantautore romano.
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