“Quando mi drogavo diventavo un mostro”: così ha detto di se stesso in una recente intervista Elton John, vittima soprattutto della cocaina per oltre vent’anni. Un mostro, ma anche un pessimo autore di canzoni: quello che era stato uno dei più brillanti musicisti della sua epoca, dall’esordio nel 1969 più o meno fino all’uscita del disco “Blue Moves” nel 1976 (in mezzo capolavori della storia della musica moderna come il disco con il suo nome del 1970, “Tumbleweed Connection”, “Madman across the water”, “Goodbye Yellow Brick Road”, “Captain Fantastic” e altri ancora) finì perso in una dozzinale e plastificata musichetta da Mtv. E’ interessante notare che a fronte delle vendite plurimilionarie in tutto il mondo del suo primo periodo, in Italia Elton John è conosciuto maggiormente per il suo periodo peggiore, quello degli anni 80 e 90, il che forse suggerisce una cosa o due sui gusti di massa del pubblico italiano.
Ma tornando a Sir Reginald, essere riuscito a disintossicarsi e a frequentare gli ambienti giusti, quelli ad esempio di musicisti giovani come Ryan Adams che lo hanno spinto a ripensare al suo periodo d’oro, piuttosto che stilisti di moda e principesse – anche quelle morte – lo ha riportato magicamente a fare nuovamente ottima musica. Certo, non paragonabile a quella della prima metà degli anni 70, ma il disco “Songs from the West Coast” del 2001 fu uno sbalorditivo ritorno alla forma con una collezione di canzoni di invidiabile classe.
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1 comment:
Thanks for sharinng
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