Chiariamo subito. Esistono i liguri della costa est e quelli della costa ovest. I primi sono dei signori, abitano tra Genova (la superba, in tutti i sensi) e le cinque terre (premio Nobel alla bellezza). In mezzo ci stanno località come Portofino, Sestri Levante e naturalmente Chiavari, dove sono cresciuto io - sono nato giusto dall'altra parte del ponte, a Lavagna, ma sulle tracce di Dante Alighieri, che per dispetto la cancellò dalla sua Commedia, l'ho attraversato ben presto).
Sulla costa ovest ci stanno i liguri più sfigati. Loro hanno le spiagge (noi no), e per questo si devono sorbire milioni di milanesi e torinesi che si fiondano da loro ogni weekend intasandone strade e spiagge. Da noi c'è il turismo vip: Berlusconi ad esempio parcheggiava il suo yacht nel porto di Lavagna e Roberto Vecchioni aveva una casa a Sestri Levante, a cui dedicò anche una canzone quando un bagnino del posto andò a letto con la moglie. Mica stiamo a pettinare le bambole noi.
Ma abbiamo una cosa in comune. Siamo tutti malmostosi. Anche quelli come me e Il Cala che di origine non siamo liguri (vi sembrano cognomi liguri Calandriello e Vites?), ma abbiamo respirato la malmostosità a pieni polmoni appena in fasce. Belìn, quanto siamo permalosi, incazzosi e grebani. Il Cala poi da quando si è messo a scrivere libri è diventato lo scrittore più letto a casa mia. Moglie e figlie che hanno sempre ignorato i miei libri, i suoi se li divorano e ridono un casino. Questo mi fa girare il belino ancora di più, considerando che è pure gobbo.
Però, anche se mi gira il belino, devo ammetterlo: il Cala sa scrivere. Ha fatto ridere anche me.
"I diari della varicella" li ho divorati in mezz'ora (tranqui, non sono molte pagine, adesso non esageriamo).
Me and Il Cala, malmostosi e con borsello scacciafiga
I malmostosi hanno qualcosa in più, hanno un X Factor che gli altri non hanno. Sono realisti. Fin troppo. Si accorgono di cose che gli altri non vedono neanche. Per questo sono sempre così incazzati. Non sono mai soddisfatti e non si accontentano di quello che a tutti gli altri basta per sopravvivere. Noi vogliamo il mondo e lo vogliamo adesso. Il Cala è così.
Ha uno sguardo che va al fondo, vede tutto, lo digerisce e poi lo descrive con autoironia straordinaria. Nei "Diari della varicella" si tratta della vita di famiglia, con due bambine ("le sorelle catarro" mi fa morire), le piccole fatiche quotidiane del crescerle, la sindrome di Münchhausen che colpisce tutti gli uomini, credersi malati per attirare le attenzioni su di sé e aumentare a dismisura i propri malanni perché in fondo siamo dei cagasotto ("del resto 37,4 è un febbrone da cavallo no?").
"Scusa, Ameri, i diari del calcetto" (pubblicato adesso anche questo su cartaceo e con una parte inedita in più rispetto alla precedente edizione e-book) tocca un argomento più delicato, la passione per il calcio. Il Cala è juventino e avrei già detto tutto. Ma anche qui ironia, simpatia, gusto del bello sono profusi a piene mani. E ci si commuove anche quando racconta del massacro dell'Heysel, vissuto alla televisione ancora da ragazzino e che lo ha segnato. E' la "perdita dell'innocenza" come la chiama lui, e tocca a tutti prima o poi.
In questi due libri ci siamo dentro tutti, è questo che li rende speciali, perché noi non lo sapremmo dire in modo altrettanto onesto e divertente.
Anche se Il Cala quando giocava lo mettevano sempre in porta, come si fa con i più scarsi, quando scrive è tra i migliori. Perché noi liguri siamo malmostosi, ma abbiamo il cuore grande. Anche se non sembra.
(tutti e due i libri Matisklo Edizioni; ovviamente meglio il cartaceo dell'e-book, come sono meglio i vinili dei cd e i cd sono meglio degli mp3)
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2 comments:
noi napoletani siamo simili se non peggio :)
Noi milanesi, invece, siamo antipatici e basta :-))
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