Disclaimer: scritto dopo 5 ore di sono senza rilettura e fregandomene dei refusi
City in the smog, city in the smog… Sali in machine e pigi l'acceleratore, vuoi soltanto allontanarti il più possibile dalla fottuta sporca città nello smog. Cominci a lasciarti dietro palazzoni infami pieni di vite disperate e ti trovi in mezzo agli alberi, l'aria fresca entra dal finestrino, vuoi allontanarti dalla giornata di umiliazioni, rabbia ingoiata a forza, delusioni, tristezza e sconfitta. Non sai neanche cosa ascolterai, non sai chi sono, ma a Milano non c'è più spazio neanche per la musica, ti hanno venduto due grattacieli per ingannarti una volta di più. Arrivi a Cantù che manco capisci dove sei, parcheggi, le scalette che portano sotto terra all'1&35. Sì, dove noi apparteniamo, lontano degli occhi del mondo malvagio. Che vogliamo lasciare fuori della porta. La porta è aperta, quel piccolo corridoio sotto una volta curvata che porta sotto, pieno di locandine, foto, manifesti, eroi che sono passati di qua, di colpo hai perso il senso del tempo e del luogo: è il 1974 e stai scendendo all'inferno, CBGB's sulla Bowery, è questo il posto? Scusami Dio per il ritardo. Poi entri la sala è piena di gente, la stessa sala che a volte è il Grand Ole Opry di Nashville, altre il Roxy di Los Angeles, altre ancora il Folk Club del Greenwich. Stsera chenneso sono venuto qui a riposare l'anima ferita, datemi qualunque cosa andrà benissimo per lenire il mio dolore.
Sul palco riconosco un amico, persona buona, Jimmy Ragazzon, con due dei suoi Mandolin Brothers. Ecco, Blind Willie McTell per segnalare che ho scelto la serata giusta, poi una sorta di lungo country progressive con la chitarra acustica che sembra Dave Matthews e le tastiere jazz e lui all'armonica. Già sto bene,
Poi infilandosi a fatica attraverso il pubblico attaccato e sudato al palchetto si infilano cinque ragazzoni alti, sembrano arrivati direttamente dalla Bing Pink lassù a Woodstock, invece sono di Austin, Texas. Partono dritti come il midnight train che attraversa Alabama, Georgia Tennesseee: le due voci soliste che si alternan, le due chitarre soliste che si innalzano a lottare fra loro, una più bluesy e a voltes lied, una secca e incalzante come quella della New York post punk, i Television tra le note. Sarà una notte magica, tra un Elton John, quello di Tumbleweed Connection con Ballad of a Well -Known Gun, quando Sir Reginald sognava di far parte di The Band, che poi arrivano comunque con una focosa When I Paint My Masterpiece.
Il senso della serata sarà questo, un mix tra Little Feat e The Band, assoli di chitarra che sembrano non saziarsi mai, che si arroventano in alto, altissimo, canzoni bellissime piene di soul e country, come The Green Grass of California, inno alla marijuana non quella da sballo, ma quella dell'amore e della cura di se stessi; una sezione ritmica secca precisa pulsante e grasse note di Hammond e deliziosi interventi pianistici honky tonk. Questi ragazzi sanno suonare di tutto. Il finale tira giù tutto, You Wreck Me di Tom Petty è un assalto frontale con le chitarre punk e l'energia pazzesca che oggi non trovi più da nessuna parte.
Il sogno è finito, si torna allo smog e alla nostra tristezza quotidiana. Ma santoiddio, il rock'n'roll resiste ancora.
Grazie a Carlo Prandini per la solita ineffabile accoglienza (ma quelli con la maglietta dei gobbi non dovrebbero entrare); grazie a Cesare Carugi per aver portato questi ragazzi in Italia. Grazie alla vita, quando vince.
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