Qualche giorno fa, ad Austin nel Texas, Bruce Springsteen è stato protagonista di una delle migliori performance della sua vita. E per uno che da decenni è considerato il miglior performer della musica rock di ogni tempo, vuol dire certamente qualcosa. Di fatto, quel giorno ad Austin Springsteen non ha cantato. Qualche canzone, o meglio accenno di canzone l’ha fatto, ma si è trattato di cinquanta minuti circa di discorso. Era infatti invitato ad aprire il festival South by Southwest il più importante appuntamento mondiale della scena musicale indipendente. Fino a un certo punto indipendente ovviamente, come ogni altra cosa oggigiorno, visto che lo stesso Springsteen era lì per fare pubblicità al suo disco nuovo di zecca uscito proprio pochi giorni prima.
Ma tant’è: viviamo in un mondo post autentico, come ha detto lui stesso parlando in questa occasione, dove ogni cosa non rispecchia più il motivo autentico per cui era nata. Il motivo della straordinarietà di quanto ha detto in quei minuti Bruce Springsteen, con una capacità di autoironia che solo gli italo-americani sanno possedere, facendolo a tratti assomigliare a un Al Pacino nei suoi momenti migliori (“Che cosa ci facciamo qui così presto?” ha detto all’inizio; per la cronaca era mezzogiorno. “Quanto può essere importante questo discorso per essere qui a mezzogiorno? Ogni musicista decente a quest’ora ad Austin sta dormendo, o saranno addormentati per quando avrò finito di parlare”), è stato nella capacità di sollevare tutto il mistero insito nella musica rock, nel cuore di questa musica.
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1 comment:
“Che cosa ci facciamo qui così FOTTUTAMENTE presto?",
per la precisione...;-)
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