Ci sono pillole e pillole. A Neil Young, 66 anni di età, piacciono quelle psichedeliche. In realtà non si arriva a questa età facendo ancora così grande musica se si abusa di stupefacenti, anche se il canadese in vita sua non ha mai disdegnato certi abusi, per sua stessa ammissione. Oggi quelle sostanze, pillole psichedeliche comprese, sono un modo per far riferimento a un'epoca e a una stagione, musicale soprattutto, che "Psychedelic Pill", il nuovissimo disco, il 35esimo della carriera, di Neil Young celebra ampiamente con un senso di malinconia incombente. Un disco che segna il ritorno dopo molti anni dei suoi accompagnatori preferiti, quei Crazy Horse che cominciarono con lui appunto in era psichedelica e che da tempo erano stati messi da parte. Si sa che quando Young lavora con il Cavallo Pazzo il risultato può essere uno solo: musica estrema, metallo urlante, infinite cavalcate chitarristiche. E qua ce ne sono di cavalcate chitarristiche visto che un paio di brani arrivano a quasi mezz'ora di durata e gli altri poco meno.
Successe una sera di diversi anni fa, durante un concerto italiano di Neil Young. Durante l'esecuzione di un brano in cui si stava impegnando in un lungo assolo di chitarra, Young si avvicinò pericolosamente al bordo del palcoscenico. Non cadde, ma improvvisamente fu chiaro a chi gli stava davanti che era come se fosse perduto in una trance. Non smise mai di suonare, ma andò avanti barcollando pericolosamente come se non avesse più cognizione di dove si trovasse.
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