Stanotte dormirò con i fantasmi. Mi sono steso sul letto, ho messo le cuffiette e acceso l’iPod. Aspetto la mezzanotte della fine dell’anno e aspetto anche la fine del mondo, ma non sarò solo. Ho la migliore compagnia possibile, voci che escono dal buio, voci che neanche 50, 60, quasi cento anni di oblio, polvere e maleducazione sono riuscite a spegnere. Sono “le” voci, e questa radio di ritorno al futuro suona una verità incancellabile. Corrono, queste voci di fantasmi pietosi, irati, appassionati, pure innamorati, su frequenze che nessuno può captare. Solo pochi fortunati. Ecco. Ho trovato quella frequenza e posso riposare in pace.
Marcel, un mio vecchio amico canadese, è un uomo straordinario. Tiene accesa la torcia e in puro spirito hippie non l’ha mai spenta: share the music, è il suo motto. Musica donata con gesto caritatevole perché Marcel sa che la musica guarisce. L’ha sempre donata al mondo, usa ancora le vecchie spedizioni postali, ma se è il caso anche la Rete. Marcel che vide Bob Dylan la prima volta a Montreal 1975, giorni di gloria della Rolling Thunder Revue, e poi il pubblico scardinare le poltrone di un teatro dove suonavano i Clash. Adesso va in giro per l’America a cercare vecchi 78 giri, perché sa che lì dentro si nasconde la verità. Ne ha raccolti un bel po’ spendendo a volte anche qualche migliaio di dollari per un pezzo raro. E adesso li condivide con tutti. Li trovate qua.
Rido, mentre aspetto la fine del mondo, e ascolto queste voci di fantasmi, le loro chitarre, il pianoforte. Molti di questi pezzi li avevo naturalmente, ma mi chiedo: mio Dio ma che hanno fatto? Quello che ho ascoltato per anni su cd non è quello che queste voci cantavano. Li hanno bestialmente anestetizzati, troncati, cacciati in un angolo: ecco come suonava veramente invece Chuck Berry, in quello studio: faceva paura, terrorizzava. Altro che happy days. E anche quella chitarra, nel brano dell’idolo dei ragazzini Frankie Lemon: ma assurdo, è cacofonia, è punk, è violenza. E quel pianoforte che sta inventando il boogie, 1928, ma è più rock’n’roll dei Led Zeppelin. Buddy Holly è Sid Vicious. Ma che ci hanno fatto credere per anni? Adesso capisco perché Robert Johnson era la voce del demonio. Perché nessuno sa più registrare un disco? Perché nessuno sa più cantare? Ovvio: non si sopporta ciò che incute timore, ciò che spalanca la Domanda, non si deve convivere con il mistero. Mystery Train.
I fruscii di milioni di ascolti a volte provano a nascondere quelle voci. Non ci riescono. Ed è meraviglioso pensare a quante generazioni di ascoltatori hanno provocato quei fruscii su quei vinili di roccia. La ragazzina nella sua cameretta che ascoltava queste voci di nascosto, l’anziana coppia della fattoria del Nebraska o dei Monti Appalachi mentre pensava al figlio morto sotto l’aratro o in miniera. Mistero. Vita e morte. In un 78 giri.
Un amico mi raccontò una volta che Jackson Browne qualche anno fa si trovò in studio con Bob Dylan che stava registrando. C’era l’iPod di Bob Dylan. Nessuno credeva che Bob Dylan avesse un iPod. Quando uscì un momento dallo studio Jackson Browne si precipitò a vedere che musica ci fosse nell’iPod di Bob Dylan. C’erano queste voci. Quelle dei 78 giri. Ecco perché scrive ancora grandi canzoni.
Stanotte dormirò con i fantasmi. Sono invitato a un capodanno speciale, nel salone di un vecchio albergo abbandonato, che si illumina solo una notte dell’anno. Ci sono fantasmi che cantano, fantasmi che ballano, che ridono, bevono e si innamorano. C’è voluto un lungo cammino, di fedeltà alla musica, per arrivare a questa festa. Io ci sono. Mi sto addormentando con voci che non voglio più smettere di ascoltare. Mister Sandman, abbracciami on blueberry hill.Buon anno.
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3 comments:
Grandissimo .
quel sito é pazzesco. Come te, d'altra parte. Sempre. Grazie
Si può lasciare un secondo commento su un post? Ma sì che si può. Ho ascoltato tutti e 100 quei pezzi e poi ti ho riletto. Sei grandissimo Paolo, per come riesci ad entrare nel cuore delle cose. Mi fermo nell'anticamera, prima del salone, io non sono ancora in grado di arrivare fino a lì. Ma quando esci, fermati a raccontarmi ancora qualcosa di quella musica, te ne prego.
Un abbraccio, amico
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