Quando sono tornato a casa, la sera che si era diffusa la notizia dell’arresto di Justin Bieber, mia figlia – 11 anni – era già lì dietro la porta che mi aspettava. Era evidentemente agitata, ma soprattutto stupita. Voleva sapere conferme dell’arresto di Justin Bieber. Mia figlia è ancora in quell’età che, da buona femmina, tifa esclusivamente per le femmine come lei, la notizia dell’arresto di Justin Bieber non la addolorava tanto per l’arresto di un suo idolo (insomma, lei tifa per Selena Gomez e non si dà pace perché lei e sempre Justin Bieber, si siano lasciati), quanto la sua agitazione era dovuta a un qualcosa che non capiva e in un certo senso la turbava.
Ad esempio non capiva come mai di qualcosa successo solo poche ore prima nella lontana America si parlasse già anche in Italia e di come lei e le sue amiche si stessero già messaggiando a tutta furia. Ho cercato di spiegarle qualcosa di quell’Internet che pure lei usa e abusa già da tempo, forse avrei dovuto dirle qualcosa di quello che il Papa ha detto in questi giorni a proposito dell’uso frenetico delle notizie che la Rete ci porta a fare, senza permetterci di fermarci a pensare a cosa sta davvero succedendo. Ma per questa volta ho rinunciato al Papa. Alla fine tra Bieber, Bergoglio e Internet le avrei dato un overload di notizie che è proprio il contrario di quanto hanno bisogno i ragazzini della sua età, visto che già fa male a noi adulti.
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2 comments:
Bell'articolo, Paolo, grazie.
Ieri ho avvertito lo stesso stupore riscontrato in tua figlia in una mia alunna di 8 anni: "Hai sentito, maestra che l'hanno arrestato?".
E' dura sì, la sfida.
grazie a te
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