I morti ci parlano in continuazione, siamo noi che non ci prendiamo il tempo per ascoltarli
(P. P. Pasolini)
L'altra sera ero impegnato a provarmi i miei vestiti eleganti. Quelli da giacca e cravatta (devo andare al matrimonio di mia nipote). Ovviamente non me ne andava bene nessuno: l'ultimo è di soli quattro anni fa (altro matrimonio di altra nipote) e a parte i pantaloni che comunque riuscivo a chiuderli con qualche sforzo, quello che non capisco è come mai si rimpiccioliscano le giacche. Mica si ingrassa sulle spalle o sotto le ascelle. Boh. Peccato perché era un gran bel vestito. Così nella disperazione (mi metterò il solito finto casual, pensavo, giacca non firmata e jeans della serie faccio il casual ma in realtà non ho soldi per comprarmi un vestito nuovo che d'altro canto è il mio solito look) - avevo provato anche un total-terrone con camicia anni settanta debordante sulla giacca ma mia figlia ha detto che sembravo troppo Flavio Briatore - ho trovato nascosto in un recesso dell'armadio un ennesimo vestito figo. Bellissimo, tanto era simile a quello scartato, da sembrare comprati insieme. L'ho provato: andava benone. L'ho esaminato incredulo per capire da dove arrivava. Dentro, un'etichetta battuta a macchina da scrivere. "Vites. Maggio 1968".
Siccome nel maggio 1968 avevo ancora 5 anni, non poteva essere mio. Era ovviamente di mio padre. Era perfetto in tutti i sensi, sia la misura che lo stato di conservazione, davvero come uscito di negozio ieri. Certo mio padre lo avrà messo due volte in vita sua, che non metteva mai giacca e cravatta se non a qualche ricorrenza speciale o quando andava una volta all'anno al sSalone del mare a Genova. Ho pensato a quando se lo comprò, sicuramente ai quei tempi doveva essere costato una cifra. Ho provato a pensare a quell'etichetta, e in effetti lui da uomo pignolosissimo etichettava tutto, ma forse l'aveva messa il sarto. Ho pensato al maggio 1968, era il "maggio francese", ho pensato ai dischi che erano usciti in quei mesi del 1968. Qualche esempio: Songs of Leonard Cohen, Astral Weeks, The Band, The White Album, Wheels of Fire. Ma mio padre non ascoltava musica rock.
Così ho pensato a mio padre. Nel maggio 1968 aveva 48 anni, ne avrebbe compiuti 49 poco dopo. Io ne ho 50 adesso. Un timing perfetto, ho pensato. Mio padre l'ho conosciuto poco, era una figura solitaria e per un ragazzino anche una figura inquietante. Così ho pensato che abbia voluto lasciarmi quel suo vestito apposta per questa occasione. Forse, in quel maggio 1968 nel suo grande cuore di padre c'era già, inconsciamente, mentre lo comprava in un qualche elegante negozio di gran classe, un pensiero per suo figlio, tanti anni dopo. Che di noi non resta poi niente. Qualche ricordo sbiadito, e un vestito appeso nell'armadio che aspetta solo di essere usato per un qualche bel momento.
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8 comments:
"E' bello vivere, perché vivere é cominciare sempre, ad ogni istante".
E' Pasolini anche questo.
Ciao, un abbraccio
Applausi. In piedi.
Veramente è' Pavese
Ooops é vero, é Pavese (avevo un po' di Pasolini ridondanti in testa: il Pier Paolo noto ed un'altro, Piero, quasi omonimo e molto meno conosciuto, di cui sto leggendo in qs. giorni...)
Bella lo stesso però quella frase :-)
è un racconto(brevissimo)che mi ricorda molto carver.
Grazie allora di portare un po' anche papà al matrimonio di Gloria.
Ma lui ci ha lasciato molto di più di un abito blu.
Io lo so: ci ha lasciato il suo cuore.
Splendido
Carlo Motta
è un racconto (brevissimo) che mi ricorda molto te.
di ppp amo questa frase, che ti dedico:
Solo l’amare, solo il conoscere/ conta, non l’aver amato, /non l’aver conosciuto.
perché tu possa, noi possiamo, tutti, amare e conoscere ancora.
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