Appunti nel caos per un libro che non uscirà mai dedicato alla più grande canzone rock di sempre (seconda parte, nella quale si cominciano a tratteggiare le esecuzioni live)
Disillusioned words like bullets bark
E’ la sera di Halloween del 1964: Bob Dylan sta per eseguire It’s Alright Ma I’m Only Bleeding al pubblico colto e politicamente corretto di New York. La canzone, scritta l’estate precedente, è stata eseguita dal vivo per la prima volta pochi giorni prima, esattamente il 10 ottobre alla Philadelphia Town Hall. A New York Dylan la presenta ridacchiando e storpiandone il titolo: “Si chiama It’s Alright Ma it’s life and life only”.
Il pubblico in sala ride e lui risponde, sì è davvero una canzone divertente ridendosela anche lui. Oggi per noi a così tanti decenni di distanza da quegli eventi pare impossibile si possa ridere durante un pezzo come questo. Ma d’altro canto il pubblico americano rideva a volte anche quando Dylan eseguiva per le prime volte un pezzo come Desolation Row. Sembra impossibile oggi, ma in effetti sono pezzi che potrebbero anche apparire umoristici, se ascoltati in una chiave univoca, e cioè quella ideologica. Il pubblico di Bob Dylan quella sera del 31 ottobre 1964 ma anche durante i concerti del 1965 quando eseguirà Desolation Row è ancora per la stragrande maggioranza un pubblico composto da attivisti di sinistra e dei movimenti per i diritti civili. Dylan per loro nonostante i cambiamenti in atto è ancora il folk singer che sta spezzando le reni all’America più conservatrice e reazionaria e anche queste due canzoni, per loro, sono due canzoni di protesta. Allegoriche, un po’ strane, ma insomma, per loro sono solo accuse al sistema. It’s Alright Ma in realtà, molto più di Desolation Row, è un bel campionario di accuse al sistema capitalistico americano. Quello che a questi attivisti che se la ridono, e forse anche allo stesso Dylan, sfugge è che in questa canzone non è offerta alcuna alternativa a quel sistema odiato e odioso: non c’è via di scampo, nessun sole radioso che sorgerà sull’alba dei lavoratori. Il modo in cui Dylan la esegue quella sera è oltremodo ipnotico, quasi fastidioso, con una lentezza esasperante nel pronunciare ogni singolo verso.
E’ come se stesse cercando di imprimere nella mente degli ascoltatori quei versi, ben consapevole della potenza devastante che essi hanno.
Bob Dylan la eseguirà per tutti i suoi ultimi concerti acustici che terrà nel corso del 1965, per toglierla dal repertorio quando comincerà a esibirsi con un gruppo rock, sebbene anche in quei concerti metà dello show fosse appannaggio del folk singer solitario con chitarra acustica. L’esecuzioni saranno sempre molto sentite e professionali, come d’altro canto era professionale il Dylan degli anni 60 quando si esibiva dal vivo. Per chi conosce solo il Dylan più recente, “il massacratore” e stravolgitore dei suoi stessi pezzi, è difficile rendersi conto di come l’artista, almeno fino all’inizio del cosiddetto Never Ending Tour sia sempre stato o quasi un performer nel senso più rigoroso del termine. It’s Alright Ma ascoltata in quei concerti del 1964-65 è così: solenne e declamatoria come la si ascolta sul disco.
Even the president of the United States sometimes must have to stand naked
It’s Alright Ma, come un lugubre segno dei tempi, come una maledizioen scagliata contro il potere, come una denuncia infamante, apparirà dal vivo nuovamente proprio quando Dylan deciderà, dopo un silenzio live durato ben otto anni, dall’estate del 1966 al gennaio del 1974, a parte poche esibizioni estemporanee, di tornare a fare concerti. E la canzone, ancor più di quanto fosse stato negli anni 60 dove era apparsa ai più fuori luogo, fuori moda, fuori tempo, insomma un incubo personale del suo autore almeno fino a quando Peter Fonda avrà l’intelligenza di inserirla nella scena finale del suo film Easy Rider anticipandone l’autentico significato, diventerà parzialmente quello che avrebbe sempre dovuto essere: l'incubo di ciascuno.
To be continued... sometime soon. or not
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
Sangue nei solchi del cuore
“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...
I più letti
-
E ci sono state le lacrime e c’è stata una stella cadente che ha attraversato il cielo aprendosi in due. E ci sono state preghiere e c’è sta...
-
"Edward Hopper, pittore statunitense famoso soprattutto per i ritratti della solitudine nella vita americana contemporanea". Oibò,...
-
L'altra sera sono andato a vedere il concerto di Bruce Springsteen And The E Street Band. Ogni volta che viene in Italia non me lo perd...
-
Nick Hornby, in tutte le top five del suo (peraltro bello) Alta fedeltà, naturalmente non ha incluso la top five delle migliori fuck you son...
-
E' una giornata di sole oggi a Los Angeles. D'altro canto a Los Angeles c'è sempre il sole. L'anziano signore, sempre elegan...
-
This blog for hire , come diceva il musicista rock più amato in questo blog... Così oggi lascio spazio all'amico Giorgio Natale , con cu...
-
Paolo Vites, giornalista musicale da circa 25 anni, ne ha visti di concerti. Dai primi, a fine anni 70, quando la musica dal vivo tornò a es...
-
“Ogni sera c’è del rossetto sulla sua camicia, ogni mattina lei lo lava via. Aveva sentito dire che in ogni vita una parte della vita stessa...
-
Quello che è successo a Parigi la sera del 13 novembre, a molti di noi appassionati di musica rock ci ha segnato per sempre. Non perché un r...
-
Una sera del 1978 il giornalista e scrittore Paul Williams, quello che inventò il giornalismo rock, si trovava a un concerto di Neil Young a...
2 comments:
Sì, Paolo, penso che "ipnotico" sia l'aggettivo più azzeccato per quella canzone; una canzone che potresti continuare ad ascoltare e riascoltare ...
Dici Peter Fonda, e non Dennis Hopper???
ciao
franco
no certo dennis hopper ha la sua importanza nel film, ma da quanto ho letto la parte musicale del film fu quasi tutta opera di peter fonda che era amico personale di dylan, roger mcguinn etc
Post a Comment