I Boogie Ramblers ce li immaginiamo così, come il titolo di uno dei pezzi del loro nuovissimo cd: “dressed in black”. Un po’ alla Blues Brothers, un po’ alla Men in Black. Perché la loro musica, anzi il loro rock’n’roll, è così: scuro, scurissimo, incazzato. Non sappiamo se sia una scelta studiata a tavolino, o se sono incazzati davvero: quello che fuori esce dall’ottimo Let It Rock! È però così: un rockabilly-boogie post punk, tra Willy De Ville e Billy Lee Riley.
I pezzi di Chuck Berry, ad esempio (autore qui presente in maggior parte, e non poteva essere altrimenti vista la venerazione che il cantante-chitarrista Carmelo Genovese ha per lui) perdono quella freschezza e innocenza con cui li abbiamo sempre identificati. La voce del cantante spara i versi come una mitraglia, con vezzo ma anche con disprezzo: se sta piangendo la fine ormai immemorabile della golden era del rock’n’roll non lo sappiamo. Certo è che ne recupera appieno l’anima blues, un po’ come facevano i Nine Below Zero, la storica band inglese di cui Genovese è fortemente debitore quasi quanto Chuck Berry. Pochi accordi essenziali di chitarra, assolo veloci, sporchi e cadenzati; ritmica sferragliante (Attilio Saini al basso, Maurizio Bevilacqua batteria), armonica al fulmicotone (Tito Boy Oliveto) e il pianoforte saltellantie e brillante di (Amedeo Carlennon che però è uno special guest così come l’ottimo Roberto Dbitonto al sax).
Prendete un pezzo come Come On di Berry, il primo 45 giri dei Rolling Stones: qua diventa una nostaglica ballata alla American Graffiti, mentre Dark Glasses di Joe South potrebbe essere uno scarto dylaniano dei tempi di Highway 61 Revisited. L’iniziale Shakin’ Beethoven (medley fra due classici indovinate di chi) è però puro, esaltante irrefrenabile rock’n’roll e i Boogie Ramblers lo suonano come pochi in Italia. Tra il Johnny Cash di Folsom Prison Blues, unica pausa semi acustica nel disco, e il miglior Ben Vaughn, uno che potrebbe essere membro onorario dei Boogie Ramblers, quello di due brani comeI Dig your Wig e la già citata Dressed in Black c’è anche lo spazio per uno strumentale firmato dal quartetto, Harp Attack, piena di citazioni di quell’epoca splendida in cui gli eroi del rockabilly erano come marziani sulla terra, così come una conclusiva Let It Rock che non lascia prigionieri.
I Boogie Ramblers ce li immaginiamo così; vestiti di nero, esibirsi sul palcoscenico di una Chicago post atomica, convinti che la bomba non sia mai scoppiata e che Elvis non abbia mai lasciato il palazzo. Ah, dimenticavo: il cantante e chitarrista dei Boogie Ramblers ha suonato anche con Chuck Berry…. Let it rock!
Dove trovare il disco http://nuovisuoni.blogspot.it/
Wednesday, July 24, 2013
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2 comments:
Mi sarebbe piaciuto vederli
Speriamo capiti presto l'occasione Blue. Sarebbe un grande piacere!
Carmelo
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