Il ragazzino prese uno dei papillon del padre morto, lo slegò e vi nascose all'interno un piccolo foglio di carta sui cui aveva scritto qualcosa. Il giorno seguente, con una piccola cerimonia intima, scavò una buca e vi mise dentro il papillon nel giardino sotto la neve. "Da allora Leonard (Cohen) ha descritto quel foglio come il suo primo scritto. Ha anche detto di non ricordare cosa vi fosse scritto e di aver 'scavato nel giardino per anni alla sua ricerca. Chissà, forse io non faccio altro che cercare quell'appunto'". Comincia probabilmente così la carriera del più grande poeta canadese del novecento e uno dei più grandi al mondo, Leonard Cohen, come lo racconta la bellissima biografia scritta dalla giornalista Sylvie Simmons e da poco pubblicata anche in Italia grazie all'interessamento della casa editrice Caissa Italia (tradotta ottimamente da Yuri Garrett), "I'm your man, vita di Leonard Cohen" - 478 pagine, 25 euro. La Simmons è una delle più quotate scrittrici rock e ha potuto godere della collaborazione dello stesso Cohen.
Quella ricerca inconscia di cosa fosse scritto in quel bigliettino, quando a 9 anni di età Cohen perde il padre, è quello che in fondo tutti facciamo, poeti o no: sono quegli anni, quelli dell'infanzia e dell'adolescenza, che ci segnano per il resto della vita, nel bene e nel male. La vita è solo portare a compimento, se ci si riesce naturalmente, quello che la vita stessa ti mette davanti. Per Cohen questo è successo con la parola, prima scritta poi cantata, ricercando quel bigliettino scritto per il padre morto.
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