Si può fare un concerto e non includere quei brani che normalmente il pubblico pensa essere i più rappresentativi? Insomma, pensate se Bruce Springsteen non facesse Born to Run, Thunder Road, Badlands. O se gli Stones non facessero Satisfaction, Honky Tonk Women e Brown Sugar. Sareste delusi? Forse no, ma un po’ si diciamo la verità. L’altra sera a Lucca Neil Young – che in Italia a suonare ci viene molto più raramente di un Bruce Springsteen – prima di due sole tappe italiane, ha tranquillamente lasciato fuori tre monumenti del suo repertorio quali Hey Hey My My, Rockin’ in the Free World e Like a Hurricane. Qualcuno si è lamentato? Assolutamente no. Il concerto ha perso di bellezza e di interesse? Ancora no. A parte che Young ha un tale repertorio che può tranquillamente fare a meno di pezzi come quelli citati (a Lucca ad esempio ha tirato fuori una rara Mr. Soul e il super classico Heart of Gold), ma lo spettacolo è stato di tale strabordante bellezza che lo si è vissuto come l’evento che è stato. Circa 10mila persone di tutte le età hanno accolto nella piazza ottocentesca dove si svolge il Lucca Summer Festival uno degli ultimi giganti del grande rock, una delle ultime leggende degli anni 60, uno dei più grandi cantautori di sempre.
Accompagnato dai Crazy Horse ha rilasciato il concerto che un fan di Young può solo sognare: due ore di debordanti, lancinanti e possenti assolo di chitarra elettrica. Frank Sampedro (uomo dai mille riff impossibili alla chitarra ritmica) lo stantuffo Billy Talbot (al basso) e il metronomo umano Ralph Molina (alla batteria) hanno fatto quello che sempre i Crazy Horse fanno con Young: accompagnarlo, assecondarlo e andarlo riprendere quando fugge troppo lontano nelle sue cavalcate impazzite di chitarra.
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Saturday, July 27, 2013
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