Questa canzone non è una canzone di Natale, ma è anche una canzone di Natale. Qualcuno, su questo giornale, giorni fa scriveva che “ciò che serve al Natale è un desiderio, il desiderio magari lancinante che qualcuno venga, che qualcosa accada”. Se il Natale si attende - perché lo attendono tutti, belli e brutti anche chi non lo vuole ammettere - questa canzone parla di questo. Nel buio della notte più profonda, nella solitudine dell’abitacolo di una macchina, nell’incertezza che qualcuno ti stia veramente aspettando, con a fianco un regalo banale come un paio di scarpe nuove, un uomo attese qualcosa.
Probabilmente è ancora una attesa insicura e incerta quella che viene cantata, ma d’altro canto la vita stessa è una attesa che aspetta di compiersi tra mille dubbi, attraverso i segni, attraverso il desiderio del cuore, che più di ogni altra cosa grida un desiderio implacabile: che la nostra vita si compia nel suo significato, che cioè il nostro desiderio non sia solo un insieme di apparenze, ma uno incontenibile. Quando questo compiersi potrà accadere definitivamente, non è compito nostro saperlo. Compito nostro è semmai cogliere i segni di questo compimento giorno dopo giorno, e in mezzo ecco il Natale il segno più clamoroso ed evidente del compiersi dell’attesa.
Quando Bruce Springsteen incide Drive All Night, per alcuni un riempitivo, per altri un capolavoro, per molti una delle canzoni passate maggiormente inosservate su un disco scoppiettante di grandi e maestose canzoni (“The River”, uscito nel 1980) ha appena compiuto trent’anni, sta passando all’età adulta ed è pieno di incertezze e paure. Ha ottenuto un buon successo in madrepatria, ma è in quel punto di svolta dove potrebbe perdere tutto o diventare una star mondiale (succederà la seconda cosa, come tutti sanno).
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3 comments:
no, cazzo, non sono un robot. ti scrivo anche i dannati numerini lì sotto. ma non ti bastano le lacrime che mi scendono mentre leggo?
buon natale, fratello.
Buon Natale Paolo.
Grandissima canzone, buon Natale, Paolo, Marcello
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