Guarda il riso che ti casca sui pantaloni. Tieni in mano quella forchetta nello stesso modo in cui non riesci più a tirare i fili della tua mente. Ogni cosa si confonde, quel piatto di riso come il tempo e lo spazio. Ogni cosa si sovrappone in una nebbia cattiva da cui emergi a tratti, guardandoti allo specchio, ma in realtà in quello specchio non ci sei più tu. Chi? Un bambino tanti anni fa. Sali le scale alle sei del mattino cercando un pacchetto di sigarette, mi stringi le mani sul collo ma dici che lo facevi per proteggermi perché dalla tua stanza sentivi che mi lamentavo.
Io ti guardo e so chi sei, ma se allungo la mano per afferrati, farti ridere, consolarti tu sfuggi in fondo a quel buco nero. O invece nel buco nero ci sono io, ma che importanza ha. E il riso che ti casca sui pantaloni, la cenere sul maglione e la cicca sui pantaloni, un buco in più che differenza fa. Abbiamo la stessa ansia e le stesse paure. Figli di uno stesso dolore. Sai chi sono? Sono un’ombra che appartiene a un tempo immemorabile e da cui non ti stacchi, sono il volto di tuo padre e di tua madre e di tua sorella, mentre i fili si intrecciano sempre di più e imploriamo che qualcuno li sbrigli. E poi dici, come se non volesse voler dire nulla, che quando Dio vuole servirsi di qualcuno comincia spesso con il ridurlo ad uno zero. Mi sento come quell’albero, secco e senza foglie, i rami che puntano disperatamente il cielo. In attesa di un fulmine che mi squarti e chiuda il conto. Per sempre. Da un albero con le radici secche non può nascere più nulla.
Saturday, July 25, 2015
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1 comment:
C'e' una crepa in ogni cosa, me lo hai insegnato tu! ( e Leonard Cohen). E se c'e' una crepa in ogni cosa, c'e' una crepa anche nel dolore. Ciao
Andrea
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