"Ci vediamo lungo la strada, che ne siamo degni”: così mi salutò una sera Francesco De Gregori sulla porta di un camerino, anzi un “camerino già vecchio tra un lavandino e un secchio tra un manifesto e lo specchio”, per citare una delle sue canzoni più belle, perfetto ritratto della vita on the road. Per vivere sulla strada, bisogna infatti esserne degni, non è da tutti. Vivere sulla strada significa vivere con il cuore aperto, continuando a seguirne il desiderio, rinunciare a fermarsi alla prima risposta che possa appagare, perché risposte del genere non bastano mai. Siamo fatti per stare sulla strada. La vita è una strada, un cammino, verso ciò che ci completerà, “esperienza e mistero per tutta la strada” come dice lo stesso De Gregori nella canzone che intitola il disco, l’opposto di quanti dicono che siccome nulla potrà colmare i nostri bisogni allora occorre eliminare il bisogno, che è quello che la società moderna, anche quella virtuale della Rete, ci dice tutti i giorni.
“Sulla strada” è anche il titolo del nuovo disco del cantautore romano, a quattro anni dal suo ultimo lavoro in studio, ma non quattro anni di silenzio. Perché negli ultimi quattro anni, ma come sempre nella sua carriera ultra decennale, De Gregori non è stato fermo, ma sempre “sulla strada”: tournée nei teatri più prestigiosi e nei “pub” più nascosti, concerti con l’amico che non c’è più Lucio Dalla e tanti, tantissimi da solo. E’ la sua vita, irriducibile passione per un mestiere che si fa esperienza quotidiana e non passerella occasionale, quella di cantare le sue canzoni ovunque ci sia “una città per cantare”. E allora il nuovo disco celebra un po’ tutto questo: le parole “sulla strada” fanno capolino in contesti diversi in ogni canzone.
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Tuesday, November 20, 2012
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1 comment:
Bellissimo articolo,paolo. Ti trovo un'altra analogia con dylan-so molto forzata-:"guarda che non sono io" e "ain't me,babe". :)
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