Thursday, November 01, 2012

Buon Inverno

Mi sono sentito come un hippie stagionato che entrava nella sala dove stavano suonando i Sex Pistols. O come un afro americano che entrasse dove stavano suonando i Lynyrd Skynyrd. Del tipo, ma che cazzo ci faccio qui. E anche: speriamo che qualcuno non mi metta le mani addosso. E' quello che mi è successo qualche sera fa all'Alcatraz, la mia secn da casa, il posto della mia felicità, per quelle due ore che dura un concerto. Non me ne frega niente di chi dice che all'Alcatraz si sente male e che fa schifo. Intanto non è vero, e poi ci arrivo comodo con la metro in dieci minuti e ci vado a casa in cinque. E ci ho sempre visto concerti mai meno che belli. E' il mio Fillmore West insomma e lo adoro. L'altra sera però ero a disagio. Non era la prima volta che mi trovavo in mezzo a un pubblico di giovani (gli Oasis, ad esempio, sempre all'Alcatraz), ma questa sera si esagerava. Pieno come un uovo, un sold out che qua non avevo mai visto così totale, avevano tutti dai 18 ai 25 anni al massimo. Un sacco di (belle) ragazze anche, che ai concerti rock non ci sono quasi mai o pochissime. Vabbè, i maschietti esageravano a essere vestiti come dei Bon Iver de' noiartri, camicia da boscaiolo, barba, capello unto sotto al berettone di lana. Il problema comunque non era solo che di ovre 50 saremmo stati cinque o sei (alla fine ci siamo ritrovati in un angolino in fondo, un po' depressi e spaventati, con due colleghi della stessa età, smarriti dentro e fuori e in silenzio), ma che questo pubblico ti faceva sentire come un blocco chiuso, tutti felici tra di loro e tu un intruso. Era fastidioso, ma ne capivo il senso. E ho capito anche un altro paio di cose.


La prima che la vita va avanti e ti supera come è giusto che sia. Io Bon Iver lo avevo sempre considerato uno sfigato depresso, colpevole di aver dato vita all'odiato mondo indie dei depressi sfigati-che-non-sanno-suonare-una-nota-e-sono-anche-stonati. Invece, no, le canzoni non saranno capolavori e il falsetto dopo un po' rompe, ma l'impatto sonico di quella super band è stato straordinario, roba da far concorrenza ai Wilco (no, non l'amico Wilko che un zuzzurullone che da 40 anni scrive sul massimo quotidiano italiano facendo anche l'insegnante di storia del rock ha pensato di aver sentito citare da Justin Vernon: "il mio amico Wilko dice che la musica mi ha salvato" ha scritto. In realtà Justin aveva detto "Jeff Tweedy" ma probabilmente un drink di troppo - gentilmente offerto - lo ha costretto a chiedere, ao', ma che sta' a dì? e qualcuno gli ha detto, ha citato il leader dei Wilco. E lui il giorno dopo ha scritto: il mio amico Wilko. Roba che neanche Verdone). Oddio, di sfigati finto indie il mondo ne è pieno ma non ne faccio più una colpa a Bon Iver, lui sa il fatto suo.



La seconda è che ogni generazione ha la sua musica e il suo eroe. Ed è inutile fingere che sia anche il tuo. Il modo come questi ragazzi aspettavano con ansia il concerto, e poi esplodevano in boati e standing ovation neanche ci fosse stato Springsteen, mi ha atterrito e anche fatto tenerezza. Ognuno ha il suo eroe e questa generazione ha il suo. Il fatto che sia un romantico solitario, un boscaiolo dell'anima, un ottimo musicista, bè, sono cose belle capirete. C'era una corrispondenza di cuore tra pubblico e artista talmente evidente, che capisci davvero quello che diceva Jeff Tweedy (no, non il suo amico Wilko): la musica ci salva la vita. Altre che generazione choosy: questi ragazzi sanno ancora farsi spezzare il cuore dalla bellezza. Era la loro serata, così io a un certo punto ho pensato fosse giusto togliere il disturbo, non prima di essermi preso anche per me un po' di quella bellezza che arrivava dal palco. Tutti abbiano un cuore spezzato no? Anche i cinquantenni e visto che sul palco si celebrava l'arrivo dell'inverno, con Bon Iver mi sono fatto dare un augurio di buon inverno, che ce ne ho bisogno.

La morale di questa storia è che ho dovuto affidare la recensione a uno di quei ragazzi, credo ne abbia 18 circa di anni, e ha scritto uno splendido pezzo lo trovate qui.

Ah, ho anche capito che il rock'n'roll non muore mai. L'ho visto l'altra sera, la torcia passa di artista in artista e di pubblico in pubblico. Anche quando non ci saranno più i nostri amati settantenni - sì avete capito di chi parlo - la musica non finirà. Ne sono felice. Bon Iver a tutti.

9 comments:

mario said...

Chi si lascia invadere dalla tenerezza si fa ancora e sempre spezzare il cuore dalla bellezza. Grazie Paolo

Bartolo Federico said...

ragazzi,fatelo correre controvento,contromano fatelo scoppiare nuovamente di felicità questo rock.come noi non sappiamo più fare.godetevelo a più non posso,finchè avete tempo,finchè vi va.toglitegli il fiato e amatelo come noi lo abbiamo amato.

allelimo said...

"La musica non finirà" è un'affermazione infinitamente più sana di "Il rock è morto".

allelimo said...

Ecchecazzo, quattro tentativi prima di indovinare 'sto cazzo di captcha, ma levalo di mezzo!

Paolo Vites said...

cazzo non so come si fa nelle mie specifiche ho messo che i commenti sono liberi! come si fa?

allelimo said...

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Paolo Vites said...

ah ecco grazie

Laura said...

e invece sono necessarie anche le recensioni di chi ha 50 anni, perché quelli che hanno 50 anni sanno quando le emozioni sono vere. questo a prescindere da quanto sia splendida la recensione del diciottenne.

Paolo Vites said...

minchia ma devo rimettere la capchatka del cazzo sono invaso da dozzine di commenti spam

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