Wednesday, December 30, 2009

Have yourself a rockin' and rollin' 2010

Don’t worry about the world coming to an end today. It’s already tomorrow in Australia
Charles M. Schulz

"When you think that you lost everything you find out you can always lose a little more", quando hai perso ogni cosa, puoi sempre perdere qualcosa di più, diceva Robert lo Zimmerman. Ho sempre sostenuto che le canzoni rock dicono la verità, e in una fredda sera di fine inverno devo constatare una volta di più che ho ragione. In un anno balordo in cui ho praticamente perso tutto o quasi, mia moglie riesce anche a perdermi il portafogli con dentro un sacco di contante appena prelevato e soprattutto ogni singolo documento di identità, anche la tessera Arci della Casa 139. Non posso manco guidare la macchina adesso. Vabbè, faccio mia la filosofia del grande inventore di Charlie Brown e penso che domani si chiude questo cazzuto 2009. Potrà andare peggio di così?

Penso anche che non abbiamo certo bisogno dell'ultimo dell'anno per far festa. Però quella notte ha qualcosa di magico. E' sempre come se fosse l'ultima notte del mondo. Forse perché segretamente speriamo che a mezzanotte il mondo finisca davvero, o che almeno quella notte si porti via tutte le minchiate fatte, le speranze disilluse e tutti gli incubi che ci hanno perseguitato negli ultimi 365 giorni in modo che non ritornino più. Portafogli compresi. Mai più. O forse che a mezzanotte ci venga a trovare una fatina dotata di apposita bacchetta.

Io ho sempre sognato di passare un ultimo dell'anno tutto rock'n'roll, come si usa in America. Non dico essere stati al Fillmore East quando Jimi Hendrix era sul palco, quella mezzanotte del 1969, o neanche all'Academy of Music sempre a NYC, quella sera del 1971 quando Bob Dylan fu ospite inatteso di The Band e neanche a ballare con Jake e Elwood Blues al Winterland, nel 1978, in attesa dei Grateful Dead. Però magari a tirare i palloncini a Warren Haynes mentre canta All You Need is Love, o a fare il countdown insieme a Patti Smith, quello sì. Mi sarei accontentato anche del capodanno 2004 a Chicago, con White Stripes e Flaming Lips, o meglio ancora quella mezzanotte del 1997 al Tipitina di New Orleans: una wild night, come cantava John Mellencamp.

Vado ad aspettare la mia fatina. Neanche questa notte sarà l'ultima notte del mondo. Per fortuna. O purtroppo. E non entrate nell'anno nuovo con un cuore vuoto, don't let me into this year with an empty heart. Lo ha detto Josh Ritter, e le canzoni rock dicono la verità.


Jimi Hendrix @ Fillmore East, 1969


Bob Dylan and The Band, Academy of Music, NYC 1971



Blues Brothers @ Winterland, 1978


John Mellencamp @ Tipitina, New Orleans 1997


White Strips and Flaming Lips + countdown, Chicago, 2004


Gov't Mule, NYC, 2007


Patti Smith + countdown, NYC 2008

Monday, December 28, 2009

Saturday, December 26, 2009

Italians

Chi mi conosce sa che diffido degli italiani (in tutti i sensi). Quando si tratta di musica rock, poi, mi dico sempre: che senso ha, se posso ascoltare gli originali? Specie quando gli italians cantano in inglese....
Per questi ragazzi che seguono si fa una eccezione. E capirete perché.

I veneziani The Beards nascono come tribute band di The Band. Il fatto che incidano per una etichetta americana dice bene che il loro inglese è credibile, e la loro musica una inquietante miscela tra rimandi a Nick Cave, blues e rock. Il nuovo cd, Diggin' Fingers, è una bella raccolta di cover, da The Band appunto (Whispering Pines, This Wheel's on Fire) a Johnny Cash (Cry Cry Cry, Folsom Prison Blues, Ring of Fire), Dylan (Million Dollar Bash) a insospettabli come Chris Cornell (Rusty Cage). Confezione del cd al sempre intrigante, elegante e con tanto di storia a fumetti inclusa.

Lorenzo Bertocchini è una leggenda del varesotto e non solo, visto che si esibisce spesso negli States. Madrelingua, il suo inglese è assolutamente valido. Il nuovo cd, Hearts of Stone, è una raccolta di canzoni del suo eroe Bruce Springsteen, ma attenzione, lui le canta con attitudine intimista, folkie, la voce sussurata e niente esibizione di muscoli. Operazione riuscita (avreste mai immaginato una Incident on 57th Street col banjo? Ci sta ci sta...), piena di sentimento e anche un duetto con il suo padrino musicale, Elliott Murphy (The Angel).

I Mandolin' Brothers non li scopro certo io, visto che sono sulle scene da un bel trentennio. 30 Lives è un live che festeggia appunto il bell'anniversario: vibrazioni country-rock con la California dei 70s nei cuori per un disco registrato in modo eccellente. Quasi tutti brani originali più cover di lusso, come Almost Cut My Hair.

Infine gli Shangai Noodle Factory, nuovo progetto dell'ex Voodoo Lake (eccellente band torinese di southern rock) Max Arrigo. Il cuore, in questo bel Second Nature, batte ancora tra Allman Brothers Band e il buon southern rock dei 70s. La sua chitarra slide gronda umori sudisti e svisa in lungo e largo senza sensazionalismi, ma con il cuore, come ben pochi in Italia sanno fare. Anche una acustica Come On in my Kitchen di Robert Johnson (tra gli ospiti presenti, anche il grande Jono Manson).

Perché tutti questi eccellenti musicisti di casa nostra io non li abbia mai potuti godere dal vivo nella mia Milano, la dice lunga della minchiaggine di chi governa i club meneghini, troppo attenti al nuovo eroe indie alternative del momento e all'happy hour degli sfigati. Voi date loro una chance: meritano.

Monday, December 21, 2009

Merry Christmas baby

Ci vediamo lungo la strada. Che ne siamo degni
(Francesco De Gregori)

Ho viste cose che voi umani non potreste immaginare. Bicchieri di negroni e gin tonic uno sull'altro durante ogni happy hour da Lambrate a Porta Ticinese. Nessuna ora è mai stata più infelice di quelle. Mi sono rinchiuso in macchina in una afosa notte di fine luglio a urlare e picchiare i pugni contro i vetri. Ho giocato a carte con il diavolo mentre un angelo mi accarezzava e implorava di seguirlo. Sulle rive del Fiume Rosso ho pianto calde lacrime e ho distrutto bottiglie ormai vuote contro i sassi in una spiaggia davanti al mare a pochi metri da dove baciai il mio primo amore. Nella mia testa ho scritto due libri che nessuno leggerà mai, mentre guidavo nella tempesta ascoltando un milione di volte qualcuno che cantava sono malato d'amore, ma ci sono dentro fino al collo.

Ho bestemmiato il nome di Dio e anche quello di lei. Mi sono fumato il cervello con sigarette e canzoni per notti intere. Ho cenato con re e regine, e ho bruciato le mie ali. Da qualche parte, qualcuno tirava fuori il mio nome dal suo cilindro e decideva che era il mio turno: disprezzo gelosia e malavoglia mi sono piovuti addosso con innocenza. Il ragazzino sperduto che si prendeva così sul serio non c'è più. Nell'appartamento di fronte al mio, le luci andavano e venivano mentre il termosifone tossiva e la radio suonava piano. Mi sono chiesto qual è il prezzo da pagare per non ripetere tutto un'altra volta. Alla fine, sulla strada per Reno, in una tempesta di neve, mi sono perduto e poi ritrovato. Non ero mai solo, non lo sono mai stato anche se credevo di esserlo. Il male che ho fatto lo porto dentro come una cicatrice che non si richiuderà mai, perché è dalle crepe che passa la luce.

Sono le quattro del mattino, è la fine di dicembre. Fra due giorni è Natale, ci scommetto che nevica, ci scommetto dal freddo che fa. Fra due giorni è Natale, non va bene, non va male. Buonanotte, torna presto e così sia.

E' stato un anno lungo un giorno, ma siamo ancora indietro di un mattino. Strike another match, go start a-new. Now that the past is gone.

Hanno cantata con me: il replicante Roy Batty, Bob Dylan, Johnny Cash, Bruce Springsteen, Leonard Cohen, Francesco De Gregori.

Dedicato ai miei angeli di Internet. They know who they are.


Buon Natale a tutti i lettori di questo blog

Saturday, December 19, 2009

The '00s: Goodbye (at Last) to the Decade from Hell

Il Boston Globe ha pubblicato sul suo sito 50 fotografie tra quelle più significative per raccontare una decade, gli anni Zero, i Noughties o quello che volete. Devo dire che non ricordavo fosse stato un decennio così orribile: il 90% di queste foto (e alcune sono censurate, bisogna cliccarci sopra se proprio si vogliono vedere) sono roba per stomaci forti, seppur incredibilmente belle dal punto di vista fotografico. Dieci anni di massacri, catastrofi, guerre striscianti e dichiarate, ingiustizie, miserie. Il Time, da cui ho preso il titolo di questo post, non a caso dice "addio - finalmente - al decennio dell'inferno". Qua ne pubblico solo una, quella meno 'forte', ma altrettanto straziante.Dicevano che il peggio era passato con la fine del Novecento, il secolo del demonio. Se il Terzo Millennio è cominciato con dieci anni come questi, chissà cosa dovremo aspettarci in futuro. Verrebbe da cantare, come faceva quello, "its the end of the world, and I feel fine"...

PS: c'è anche una foto di Materazzi...
http://www.boston.com/bigpicture/2009/12/the_decade_in_news_photographs.html

Thursday, December 17, 2009

Fuori concorso

Non è che me la sono dimenticata, fra i 50 dischi dei Noughties. Anche Theology, bel disco del 2007, aveva diversi punti deboli. Cosa che hanno praticamente tutti i suoi album. Peccato, perché, qualunque cosa canti, anche robe di poco conto, la sua voce è probabilmente la più bella voce femminile degli ultimi quarant'anni.
Forse solo l'ep Gospel Oak era perfetto in tutto, ma aveva solo sei canzoni, ed era degli anni 90:

Monday, December 14, 2009

Best of Decade 2000-2009: dal # 46 al 50

Gennaio 2000-novembre 2009: i cinquanta dischi degli anni Zero
(esclusi live, ristampe, antologie, tributi e colonne sonore)

Spiritual guidance: Claudio Magnani
Musical advisors: Rossana Savino, Diana Pizzuto

46. 16 Horsepower, Folklore, 2002
Dave E. Edwards ha un dono unico: far resuscitare i morti, soprattutto quelli del vecchio West. Come mi disse lui una volta, nella mia fisarmonica ci sono fantasmi. Folklore è il ritorno con vendetta del miglior gruppo di gothic country, dopo alcuni dischi così così.

47. Emmylou Harris, All I Intended to Be, 2008
Anche se ha lasciato Nashville (musicalmente), è sempre la regina. Adesso le canzoni se le scrive lei, ma Gram Parsons è sempre nel suo cuore, anche se questa non è più musica country.

48. Lost in the Trees, All Alone in an Empty House, 2008
Musica classica e musica folk possono andare insieme? Assolutamente sì. Un concept album, un viaggio dentro ai misteri dell’amore, del cuore, della solitudine. Inquietante e rassicurante allo stesso tempo.

49. Dixie Hummingbirds, Diamond Jubilation, 2003
Metti insieme Levon Helm e Garth Hudson (The Band); Larry Campbell, George Receli e Tony Garnier (Bob Dylan Band). Ma soprattutto li metti ad accompagnare il più antico e rispettato gruppo vocale di colore d’America. Il risultato è purissima american music.

50. Elton John, Songs from the West Coast, 2001
Non scherziamo, siamo lontani dal geniale e commovente autore di canzoni dei primi anni 70. Ma siamo anche lontani dalla spazzatura a cui ci aveva abituati Sir Reginald negli ultimi vent’anni. Qui ritrova dignità e il senso del proprio lavoro. E’ abbastanza.

Saturday, December 12, 2009

Best of Decade 2000-2009: dal # 41 al 45

Gennaio 2000-novembre 2009: i cinquanta dischi degli anni Zero
(esclusi live, ristampe, antologie, tributi e colonne sonore)

Spiritual guidance: Claudio Magnani
Musical advisors: Rossana Savino, Diana Pizzuto

41. Josh Ritter, Hello Starling, 2003
Il nuovo Dylan? Forse lo crede Joan Baez che ha inciso un pezzo di questo splendido album, ma lui è un originale. Certo, guarda ai 60s e al Maestro (in questo disco però, non nei successivi), ma ha sufficiente carisma per giocare in proprio.
42. Beth Orton, Comfort of Strangers, 2006
La regina della folk-tronica è diventata donna (e poco dopo questo disco anche mamma). Ha eliminato certi orpelli sonori, ma le rimane la più bella voce femminile, la più intensa, del terzo millennio, e una manciata di splendide canzoni. Still the goddess.

43. Gillian Welch, Time the Revelator, 2001
Purissima – e bellissima. Come la musica che fa: I want to sing that rock and roll è una bugia, perché lei canta il folk più ortodosso e rigoroso. Ma è anche una canzone straordinaria. Come lei.

44. Steve Earle, Trascendental Blues, 2000
Anche i fuorilegge hanno un cuore. Un cuore che trascende, come il vero amore. Smesso con la droga e gli eccessi, Steve Earle fa un disco che musicalmente rimanda ai Beatles e liricamente alle pene del cuore. Trascendentale, appunto.

45. Ryan Bingham, Mescalito, 2007
Metà cowboy, metà honky tonk hero. Il Texas ritrova una voce. Produce uno che le palle le ha per davvero, l’ex Black Crowes Marc Ford, e il risultato si sente. Uno dei migliori esordio del decennio.

Thursday, December 10, 2009

The last great american rock'n'roll band

Fu Bob Dylan, che ebbe onore e fortuna di averli come backing band nel 1986 e 1987, a definire Tom Petty & The Heartbreakers "l'ultima grande rock band americana". In quelle parole, come sempre quando bofonchia qualcosa Zimmerman, c'è davvero tutta l'essenza di questo gruppo: americani, che gli Heartbreakers hanno saputo dialogare con tutte le formule espressive di quel paese, dal rock'n'roll al rockabilly, dal folk al country, dal blues alla psichedelia; grandi,perché lo sono stati e ancora lo sono per davvero. Non è un caso che Mike Campbell o Benmont Tench appaiano in centinaia di dischi di colleghi come session men o produttori, e non è un caso che tutti insieme abbiano saputo accompagnare, oltre che Dylan, anche Johnny Cash in uno dei suoi ultimi, straordinari dischi. E ultimi, perché davvero dopo di loro non si mai più visto un gruppo rock americano totale e di tale livello.Ma grandi, e rock, e americani, lo sono soprattutto sul palcoscenico, dove hanno sempre dimostrato uno strapotere di livelli eccelsi, dai primi tempi un po' punk, nei 70, alla piena maturità degli anni 90, con quelle scorribande nella psichedelia garage e nel jingle jangle, o nel british blues, un caleodoscopio di suoni e colori che non ha avuto paragoni. Il cofanetto The Live Anthology racconta tutto ciò (con incursioni avanti e indietro dal 1980 a oggi), anche se lascia un po' di amaro in bocca, perché non tutte le scelte appaiono rappresentative di questa grandezza musicale. A fine anni 90 il biondo Tom e i suoi spezzacuori tennero ad esempio venti serate consecutive al Fillmore West di San Francisco, alcune delle quali trasmesse via radio. Ho quelle registrazioni, e battono di parecchio quanto proposto in questo cofanetto, che comunque è un egregio compendio degno di apparire nella lista dei regali di Natale di ogni serio music fan. Basti pensare a certe cover, come Green Onions, Friend fo the Devil, o anche la furibonda resa di Oh Well dei Fleetwood Mac.
E' disponibile anche una versione deluxe con un quinto cd e due dvd, tra cui uno show del 1978.

Io Tom Petty & The Heartbreakers li ho visti in concerto: due volte, quando vennero con Bob Dylan nel 1987. Ne ho un ricordo ancora oggi incandescente, totale. Nessuno li ha mai portati più a suonare qua da noi, italico mistero. Non crediamo costino più di un Tom Jones o di un Michael Bolton, o che abbiano meno pubblico di costoro. Si preferisce riempire gli stadi con i soliti noti. Ma io li ho visti, e quando partono questi 4 cd della Live Anthology, sono ancora sotto al palco, a urlare american girl... con un po' di southern accents, naturalmente...

Wednesday, December 09, 2009

Best of Decade 2000-2009: dal # 36 al 40

Gennaio 2000-novembre 2009: i cinquanta dischi degli anni Zero
(esclusi live, ristampe, antologie, tributi e colonne sonore)

Spiritual guidance: Claudio Magnani
Musical advisors: Rossana Savino, Diana Pizzuto

36. Robert Plant & Allison Krauss - Raising Sand, 2007
Se una vecchia volpe del rock incontra un giovane virgulto della country music. Il risultato, coordinato dall’immenso T-Bone Burnett è un disco di grande fascino, che varia tra la tradizione e il songwriting di lusso (Gene Clark, Townes Van Zandt).

37. Lucinda Williams, Essence, 2001
Nessuno canta le tensioni e la passione d’amore come Lucinda. Sudista purosangue, dylaniana nell’anima, innesta sulle sue ballate le vibrazioni “maschie” del rock degli anni 70: chitarre ululanti, come l’amore perduto.

38. Nick Cave, Abbatoir Blues / The Lyre of Orpheus, 2004
Un disco doppio, una immersione nell’R&B, nel soul, nel blues, nel gospel. Al solito, con tutta la pazzia lucida del più grande autore di canzoni degli ultimi vent’anni.
39. Patti Smith, Trampin’, 2004
L’ex madrina del punk tira fuori le ultime cartucce di una rabbia antica, per un disco che passa da meditazioni fra vita e morte, William Blake e i bombardamenti su Baghdad. Rock come se non ci fosse via di scampo.

40. Jim White, Transnormal Skieproo, 2007
L’ex fotomodello che ha saputo vincere droga e depressioni continua il suo viaggio tra i fantasmi di Flannery O’Connor, alla ricerca del Gesù dall’occhio strabico. Southern gothic, questa volta con un pizzico di Motown oltre al solito country blues elettronico.

Saturday, December 05, 2009

Best of Decade 2000-2009: dal # 26 al 35

Gennaio 2000-novembre 2009: i cinquanta dischi degli anni Zero
(esclusi live, ristampe, antologie, tributi e colonne sonore)

Spiritual guidance: Claudio Magnani
Musical advisors: Rossana Savino, Diana Pizzuto

(oggi ci piazzo dentro dieci dischi perché me ne vado a fare il ponte. Happy Sant'Ambroeus)

26. Kings of Leon, Only by the Night, 2008
Non hanno fatto un disco brutto i Kings, un padre predicatore e canzoni, come dicono loro, tra Jack Daniel’s e Spirito Santo. Io preferisco questo perché è il più divertente e al tempo stesso epico. Come se gli U2 fossero una band del Sud degli States.

27. Decemberists, Picaresque, 2005
Sono dei poeti, sono dei sognatori, sono americani, ma sembrano gli eredi della grande stagione folk inglese di fine anni 60. Dream folk pop.

28. Barzin, Notes to an Absent Lover, 2009
Iraniano di origine, canadese di adozione. Tra Cohen e Dylan, compone il Blood on the Tracks del Terzo Millennio. Sanguinante.

29. The Fireman, Electric Arguments, 2008
Paul McCartney torna a divertirsi e a divertire come ai tempi dei Beatles più sperimentali. E ci mette anche delle gran belle canzoni. Psichedelico senza droga.


30. Bob Dylan, Christmas in the Heart, 2009
I dischi natalizi sono sempre orribili, a parte quelli di mezzo secolo fa. Il grande vecchio spazza via in un colpo tutta la patina mielosa e restituisce dignità a un genere, spostando le lancette indietro di cinquant’anni. Gioioso e religioso.

31. Solomon Burke, Don’t Give Up On Me, 2002
Il grande – in tutti sensi – soul man ritrova, grazie a Joe Henry che lo produce – il suo posto, perduto sin dalla fine degli anni 60. Canzoni di Tom Waits, Bob Dylan per una voce che ancora fa vibrare ogni corda dell’anima. Maestoso.

32. Mark Knopfler, The Ragpicker’s Dream, 2002
Da solista, Knopfler – a parte il primo disco del suo ex gruppo – fa le cose migliori. Il rock è un ricordo lontano che accende il desiderio di andare alle radici, sue e della musica. Back to Nothumbleland.

33. The Felice Brothers, The Felice Brothers, 2008
Lo spirito di The Band si reincarna in tre fratelli originari dell’isola di Malta,ma che vivono sulle Catskills Mountains. Come The Band, sanno evocare lo spirito dei Padri Pellegrini, della Repubblica Invisibile e sanno anche fare casino. Alcolici.

34. Natalie Merchant, Motherland, 2001
La bellissima voce dei 10,000 Maniacs è oggi una signora riflessiva, che guarda alla storia del suo paese e della sua gente, a cui dedica un disco commovente. La produzione di T-Bone Burnett fa la differenza.

35. Joe Henry, Civilians, 2007
Tutti ormai lo conoscono come produttore (uno dei migliori del Terzo Millennio) ma lui porta avanti senza clamori anche una carriera solista assolutamente brillante. Quando il jazz e lo sperimentalismo affrontano la canzone d’autore. Coraggioso

Friday, December 04, 2009

Best of Decade 2000-2009: dal numero ventuno al venticinque

Gennaio 2000-novembre 2009: i cinquanta dischi degli anni Zero
(esclusi live, ristampe, antologie, tributi e colonne sonore)

Spiritual guidance: Claudio Magnani
Musical advisors: Rossana Savino, Diana Pizzuto

21. Tinariwen, Aman Iman, 2007
Se il blues torna alla Madre Africa. Anzi, al deserto. Loro sono gli Uomini Blu, i Tuareg del Sahara, li ha scoperti Robert Plant e cantano la fierezza e la libertà della loro razza. Cosmico.
22. Glen Hansard & Marketa Inglova, Once, 2007
La sorpresa del decennio. Celtic soul con nel cuore Van Morrison e la capacità di cantare l’amore, quello vero, quello al destino dell’altro, come ben pochi. Cinematografici.

23. Johnny Cash. American V, 2006
Non il migliore della serie American Recordings, ma il più toccante. Postumo, registrato con la consapevolezza che il proprio viaggio è giunto quasi al capolinea e nel ricordo della moglie che lo sta aspettando "up in heaven". Un uomo solo davanti a Dio. A legend in his own time.

24. Joe Strummer & The Mescaleros, Streetcore, 2003
Postumo anche questo, diventa il miglior disco dello Strummer solista. Folk, rock’n’roll, reggae, dub, ma soprattutto una tensione e una onestà che non hanno pari. Gone too soon.

25. Neil Diamond, 12 Songs, 2005
Neil fucking Diamond? A parte che ha scritto alcune canzoni strepitose anche quando era un poppettaro, qui con Rick Rubin – sempre lui – si racconta in completa solitudine, con una voce tra le più belle e una manciata di brani superlativi.

Thursday, December 03, 2009

Best of Decade 2000-2009: dal numero sedici al venti

Gennaio 2000-novembre 2009: i cinquanta dischi degli anni Zero
(esclusi live, ristampe, antologie, tributi e colonne sonore)

Spiritual guidance: Claudio Magnani
Musical advisors: Rossana Savino, Diana Pizzuto

16. Xavier Rudd, Solace, 2004
Biondo, surfista, australiano. Alterna la chitarra slide suonata come se fosse Ben Harper al didgeridoo degli aborigini. Il mix è affascinante: canzone d’autore globale, tra ricordi di California anni 70 e l’alba del mondo. Oceanico.

17. The Tallest Man on Earth, Shallow Grave, 2008
L’uomo più alto del mondo è svedese, ma suona come un folksinger del Greenwich Village degli anni 60. Ma a differenza di allora, le sue canzoni non hanno niente di ottimista e invece sprigionano tutta l’angoscia del Terzo Millennio. Profondo.

18. Jakob Dylan, Seeing Things, 2007
Figlio di cotanto padre, si lascia alle spalle le tentazioni pop della sua band, i bravi Wallflowers, per affidarsi a voce e chitarra acustica. Lo accompagna lo stregone dei produttori, Rick Rubin. Intenso.

19. Lambchop, Nixon, 2000
“Nashville most fucked up country band”: come mettere insieme il Philly sound dei 70s e le suggestioni da alternative country. Musica schizoide, ovviamente, ma ricca di fascino. L’alternativa dell’alternativa.

20. Ryan Adams, Heartbreaker, 2000
Avesse continuato a fare dischi di questo livello (esordio solista dopo la felice avventura dei Wiskeytown) avrebbe potuto diventare il miglior songwriter della sua generazione. Invece si è bruciato il cervello. O esaurito ogni talento. Peccato.

Wednesday, December 02, 2009

Best of Decade 2000-2009: dal numero undici al numero quindici

Gennaio 2000-novembre 2009: i cinquanta dischi degli anni Zero
(esclusi live, ristampe, antologie, tributi e colonne sonore)

Spiritual guidance: Claudio Magnani
Musical advisors: Rossana Savino, Diana Pizzuto

11. Queens of the Stone Age, Songs for the Deaf, 2002
Il rock del Terzo Millennio è riciclaggio del riciclaggio, White Stripes su tutti. Almeno i Queens suonano come se non dovessero insegnare niente a nessuno, ma solo per salvare se stessi. Che è quello che fa la differenza. E quando hai a bordo Dave Grohol, Mark Lanegan, Josh Homme, Dean Ween, come si fa a fare un disco brutto? Vitaminizzante.

2. North Mississippi All Stars, Shake Hand with Shorty, 2000
Gli eredi della Allman Brothers Band e dei power trio anni 60, con in più sentimento punk e anche hip-hop. Il Sud degli States risorge in tutto il suo orgoglio e potenza sonora. Blues del Terzo Millennio.

13. Gov’t Mule, The Deep End, 2001
Mostruosi. Per tecnica e sentimento. Un disco totale che passa in rassegna tutto il meglio di quanto il rock ha prodotto in quarant’anni. Warren Haynes è senza dubbio il miglior chitarrista della decade, e qui ci sono anche un sacco di grandi canzoni. Epico.



14. Black Crowes, Before the Frost, 2009
Circa un ventennio prima i Corvi Neri avevano ridato dignità e credibilità alla musica rock. Oggi tornano a rivendicare il loro ruolo di anello di congiunzione tra i 70s e l’era moderna. Biblici.

15. The Word, The Word, 2001
Metti insieme i North Mississippi All Stars, il formidabile tastierista John Medesky e l’incredibile steel guitarist Robert Randolph e avrai il più fantasmagorico disco strumentale da secoli. Blues, jazz, rock e gospel sotto la stessa bandiera: good vibrations.

Tuesday, December 01, 2009

Best of Decade 2000-2009: le posizioni dalla sesta alla decima

Gennaio 2000-novembre 2009: i cinquanta dischi degli anni Zero
(esclusi live, ristampe, antologie, tributi e colonne sonore)

Spiritual guidance
: Claudio Magnani
Musical advisors: Rossana Savino, Diana Pizzuto

6. Cowboy Junkies, Trinity Revisted, 2007
Vent’anni dopo, la band canadese torna sul luogo del delitto, dove incisero il primo disco: una chiesa. Con loro alcuni ospiti, Natalie Merchant, Ryan Adams e Vic Chesnutt. Nel frattempo i Junkies hanno imparato a suonare (e bene) e portano il loro vecchio folk noir in aeree psichedeliche e noisy. Pauroso.

7. Aimee Mann, Bachelor n, 2, 2000
La Joni Mitchell del terzo millennio? Anche no. Americana, ma con il cuore tra Beatles ed Elvis Costello. L’incrocio tra America e Inghilterra è rischioso, ma lei ha classe da vendere: una voce affettuosa ma anche tagliente, canzoni geometriche, tra folk ed elettronica, in cui l’amore viene psicanalizzato. Quando pop non è una parolaccia.

8, Bruce Springsteen, Devils & Dust, 2005
E’ in versione songwriter intimista che il Boss del terzo millennio dà il meglio, sorpassando la roboante, ma in fondo effimera nostalgia della E Street Band. Questo è il suo disco “acustico” migliore di tutti: tra Warren Zevon e il primo Tom Waits. Desertico.

9. Fleet Foxes, Fleet Foxes, 2008
Fantasmi che escono dalle foreste di Twin Peaks: il folk ritrova la sua strada nel mondo ipertecnologico e computerizzato. Chitarre acustiche e voci che armonizzano come i Beach Boys per riaffermare quello che c’è nel cuore dell’uomo: desiderio di infinito. Ancestrale.


10. Eddie Vedder, Into the Wild, 2007

Il cantante dei Pearl Jam trova, da solo, la sua voce. Che è una delle più belle della storia del rock, ma finalmente ci sono anche le grandi canzoni. E Society potrebbe essere la più bella del decennio (ma non l’ha scritta lui). Se Walt Whitman fosse stato un cantante rock.

Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

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