Tuesday, January 31, 2012

Dio, sesso e letteratura

«C'è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che passa la luce». Avesse scritto anche solo questo verso nella sua ultraquarantennale carriera, Leonard Cohen si sarebbe meritato un posto eterno tra le grandi voci della letteratura di ogni tempo. Nella crepa, nella ferita del cuore e nel cuore, nell’accorgersi della ferita e nell'accettazione di essa, sta infatti un livello di consapevolezza che trova paragoni nelle pagine di un Dostoyevsky o di un Thomas Eliot.

Ma Leonard Cohen è anche un cantautore legato all'epopea della musica rock: così facendo, la eleva automaticamente nel contesto della grande letteratura. Qualcuno l'ha definito un "santo secolare". Prima poeta e romanziere, poi cantautore, il canadese Leonard Cohen è l'ebreo errante, il profeta biblico che guarda da sopra la voragine il mondo che va in frantumi proprio perché ha preteso chiudere quella ferita del cuore ostruendola con la vacua presunzione di farcela da solo, anestetizzandone il sangue. Nessun dolore, nessun problema.


Pochi come Cohen hanno saputo descrivere con tanta lucidità, con tanto commovente realismo tutto quello che è il cuore dell'uomo, in ogni epoca e in ogni latitudine: la lotta continua tra carne e spirito, tra desiderio e peccato, tra immanenza e trascendenza. "Tutto quello che metto in una canzone" ha detto recentemente "è la mia esperienza". Qualcun altro ha aggiunto brillantemente che l'opera di Cohen è quel punto dove Dio, il sesso e la letteratura si incontrano, cioè l’umanità stessa dell’uomo.

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Friday, January 27, 2012

Alta fedeltà

Heaven is whenever we can get together
Sit down on your floor and listen to your records
Heaven is whenever we can get together
Lock your bedroom door and listen to your records

(Craig Finn-Hold Steady)

Sembra abbia appena timbrato il cartellino e sia uscito dall'ufficio postale dove fa l'impiegato. Potrebbe essere un nerd che più nerd non si può: grassottello, un po' stempiato, occhialoni da vista. Invece fa il musicista rock. Non è proprio una star, anzi è l'antitesi della rock star. È Craig Finn, leader e cantante degli Hold Steady, una voce che assomiglia in modo impressionante a quella del giovane Bruce Springsteen e una serie di canzoni formidabili.
Poco popolari dalle nostre parti (come sempre, d'altro canto, quando rock fa rima con qualità), in America e nel Regno Unito gli Hold Steady sono tra i gruppi recenti più amati, complice lo splendido ultimo disco della band, "Heaven is Whenever", che ha fatto innalzare ulteriormente le loro quotazioni, e una fama da live act grintoso e pulsante (anche ascoltarli dal vivo è una possibilità che in Italia ci viene negata).


A tutto questo vanno ad aggiungersi adesso le canzoni del suo primo disco solista ("Clear Heart Full Eyes"), un disco che conferma quanto di buono si sia detto su questo personaggio. Craig Finn potrebbe uscire da un libro di Nick Hornby, ad esempio "Alta fedeltà": come i protagonisti di quel bellissimo romanzo, il cantante americano è un fan della musica rock e la sua vita ne è segnata.
“La musica rock è parte di ciò che siamo” ha detto in una conversazione con IlSussidiario.net. “Sono un grandissimo fan della musica rock, è qualcosa che mi definisce come persona. Quando pensi al modo in cui la musica e le parole si intersecano fra di loro, non è solo una questione di parole e musica. Le due cose insieme possono creare qualcosa di così eccitante e di intenso per l'ascoltatore e fargli provare ciò che il rock'n'roll dovrebbe sempre: essere liberi, selvaggi, intelligenti, ispirati. Ecco cosa penso che una canzone rock debba essere e credo che sia sempre stata”.


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Monday, January 23, 2012

Tallest girls on earth

We only sing sad songs
(First Aid Kit)

La location dell'incontro non potrebbe essere più azzeccata, nel nome e nell'architettura. "Vinile", un nuovo locale in zona Porta Venezia, a Milano. Solo il nome provoca sussulti in quanti sono cresciuti a dosi massicce di padelloni neri con i solchi, secoli prima che la musica diventasse "liquida". Anche ciò che si scorge dalle vetrine provoca sussulti: autentici dischi in vinile, giradischi mai più rivisti da decenni di tutte le fogge. Varcare la soglia è come varcare la porta di un'altra dimensione, avvalorata dalle persone che il cronista deve incontrare.

Alte ragazze svedesi incontrano Micro, straordinario boss della Spin-Go, l'etichetta che le distribuisce in Italia

In realtà, le persone in questione sono giovanissime, 18 e 21 anni rispettivamente, ma dal look (capelli lunghi hippy style, camiciole colorate, stivali cowboy style) si adattano perfettamente nell'ambientazione: invece di Milano, anno 2012, potrebbe essere Haight-Ashbury, San Francisco, anno 1967. Lo sottolineano loro stesse, Johanna e Klara, due ragazze svedesi che come ogni ragazza svedese superano il metro e 70 abbondante, quanto il locale sia adatto alla musica che fanno e alla musica che piace loro. Sono le sorelle Soderberg giunte fino a qui per presentare il loro secondo disco, ma in effetti il primo vero e proprio prodotto ufficiale, realizzato da una autentica casa discografica, "The Lion's Roar" (pubblicato in Italia da Spin-go).

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Thursday, January 19, 2012

Radio Rock/ 3


Registrata nel gennaio 1963, pubblicata come singolo Roulette nel 1963 - Erano cantine. Erano localacci malfamati. Puzzolenti e frequentati da ragazze facili, ubriaconi e giocatori d’azzardo, a cui la musica rock interessava fino a un certo punto. Ma c’era anche chi ci andava per ascoltare l’eccitante battito in quattro quarti. Era una rivoluzione sotterranea, e mai underground fu accostabile al concetto stesso di musica rock anche se nessuno capiva cosa stesse succedendo. Di più, era qualcosa che accadeva, contemporaneamente, ai quattro lati del mondo occidentale senza che i protagonisti lo sapessero: una corrente sotterranea, invisibile, accendeva gli spiriti di ragazzotti di malapena vent’anni. Era un richiamo che nessuno sapeva da dove venisse, ma era destinato a cambiare per sempre non solo le loro vite, ma di tutti quelli che stavano attorno. Era una sorta di internazionale del rock, quella che stava accadendo in qui giorni antichi, mossa nessuno sa da che cosa: un grido misterioso, un sentimento comune, un'esigenza insopprimibile, ma qualcosa stava accadendo.

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Friday, January 13, 2012

Rock'n'Roll Heart

I don't like opera and I don't like ballet
And new wave french movies, they just drive me away
I guess I'm just dumb, 'cause I knows I ain't smart
But deep down inside, I got a rock 'n' roll heart
Yeah-yeah-yeah, deep down inside I got a rock 'n' roll heart

(Lou Reed)

A lanciare la provocazione, in realtà non molto originale, è stato un articolo di Repubblica: il rock è morto. Immediatamente si è scatenato il dibattito a livello nazionale, sui social network e siti vari manco fossimo alle prese con una nuova manovra del governo Monti. In realtà, vale la pena dirlo anche se in pochi se ne sono accorti, l'articolo faceva riferimento a un pezzo pubblicato a ridosso del Capodanno dal New York Times che introduceva il concetto, però legandosi - come in effetti ha molto più senso - alla realtà musicale americana.

"The year when rock just spun its wheels", l'anno in cui la musica rock ha bruscamente cambiato direzione. Il quotidiano americano lamentava che nel 2011 non si era assistito a nessun grande disco a opera di gruppi o solisti rock, un universo, si diceva, quello rock, in crisi come nessun altro. L'articolo di Repubblica cavalcava invece il concetto di mancanza dalle classifiche di dischi o singoli rock, a cui verrebbero preferiti Lady Gaga o artisti hip-hop.



Inoltre, a fronte dei nuovi movimenti di protesta come Occupy Wall Street, nessun artista rock era stato in grado di produrre un inno generazionale, chessò una - a caso - nuova Blowin' in the Wind (che peraltro Bob Dylan non scrisse per alcun movimento particolare, ma solo per se stesso, ma questa è un'altra storia). La musica rock in definitiva si sarebbe ridotta a riciclare se stessa senza più produrre novità esaltanti e di conseguenza verrebbe ignorata dalle masse.

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Tuesday, January 03, 2012

Radio Rock


La musica rock opera al più alto livello della ragione, perché sa abbracciare il cuore e lo stomaco così come la mente
(John Waters)

C'è una nuova rubrica(etta) in città, la radio che nessuno può sentire. Ne sono già uscite due puntate, sintonizzatevi qui if you like. Buon 2012 e forza Maya.

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