Friday, November 28, 2014

I wanna be Bob Dylan

Dal suicidio di Kurt Cobain al parruccone impossibile di Adam Duritz il passo è, paradossalmente, breve. Se qualcosa ci hanno lasciato gli anni 90, è stata una infinita inquietudine, quella di una generazione X privata di qualunque cosa in cui credere, fossero state le ideologie dei loro fratelli maggiori, l'hippismo pace & amore o anche Dio. Una inquietudine disperata e disperante, un vuoto cosmico forse senza paragoni nella storia della società occidentale, il nichilismo come forma di sopravvivenza. Qualcuno agli anni 90 proprio non è sopravvissuto, Kurt Cobain appunto. Altri ce l'hanno fatta mettendo a dura prova il loro sistema nervoso e mentale. Uno di questi è senz'altro Adam Duritz, apparso sul palco dell'Alcatraz come un autentico fantasma, pauroso, un alieno, un vampiro dalla pelle bianchissima, quasi innaturale. Anche i fan più fedeli hanno avuto qualche attimo di sbandamento, vista anche la lunga assenza dai palcoscenici italiani (14 anni, a parte una fugace visita per una sola data nel 2008), quando nella semi oscurità, con tutta la band già schierata sul palco, improvvisamente è saltata fuori quella figura indescrivibile.



Quando mai sul palco di un concerto rock si è visto un frontman come quello? Grasso, gli occhiali da nerd, il parruccone impossibile a metà fra la capigliatura rasta e quella di madame Pompadour, la t shirt cambiata tre volte con omaggi a T Rex e David Bowie. Mimetismo, nascondimento, una maschera: d'altro canto Duritz ha sempre cantato la frantumazione dell'io, l'incapacità di trovare un ruolo. Voglio essere una star, voglio essere Bob Dylan. Voglio essere un altro, perché io non so che cosa sono.

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Monday, November 24, 2014

Jesus died for somebody's sins but not mine

Da cristiano credente (osservante è un altro paio di maniche…) da una vita, il che significa ormai un bel po' di anni, mi stupisco di come la fede diventi talvolta occasione di chiusura invece che di apertura. Di litigio, invece che di unione (comunione?). Di chi si contende un Papa contro un altro papa, un po' come fanno gli ultras delle squadre di calcio (la mia è meglio della tua). Di invidie e gelosie, anche, ma soprattutto di chiusura in ghetti, di avvistamento solo di nemici. Di incapacità di leggere fenomeni culturali e artistici se sopra non c'è il bollino di "salvezza approvata" (non si sa da chi, poi). Che i cristiani siano litigiosi e abbiano un sacco di cattive qualità lo diceva anche un grande poeta, TS Elliott: "Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima". Per cui non è certo un dramma. Siamo esseri umani, nonostante la Salvezza che ci è stata offerta e donata, e tali restiamo. Il bello è anche questo. Però ci sono cose su cui è utile interrogarsi. Soprattutto per quanto riguarda la presunzione: siccome a noi è stata data la Verità di un Incontro salvifico, allora, non solo siamo meglio di tutti gli altri, ma dobbiamo tenere lontano chi pensa o vive diversamente da noi. Dalla diversità non abbiamo da imparare nulla.



Il caso della presenza di Patti Smith al concerto natalizio in Vaticano e del fastidio che sta provocando in alcuni fedeli è indicativo. La sua presenza è blasfema, hanno detto quelli del comitato Portosalvo di Napoli (un comitato come si legge sul loro sito, “ per la salvaguardia e la tutela del patrimonio storico, artistico, architettonico, culturale, antropologico e sociologico della Chiesa di S. Maria di Porto Salvo e delle altre chiese consacrate, ma non valorizzate o addirittura chiuse al pubblico in Napoli”).

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Saturday, November 22, 2014

Trusty and true

Le stanze sono quasi tutte in penombra e lei si muove tra una e l’altra. Lui è stato invitato dopo che si sono incontrati per strada. Lei lo ha riconosciuto. C’è molta gente, ma quelle persone in realtà sono tutte ombre che appaiono e scompaiono nei chiaroscuri delle stanze dove penetra a fatica la luce estiva da dietro lunghe tende e drappeggi. Lei sorride ma si volta. Lui cerca di seguirla, si rende conto che lei è l’unica presenza reale, fisica, tangibile lì dentro. Gli altri sono ombre.

Le stanze diventano una stanza. C’è polvere depositata ovunque. Mobili e marmi di due secoli fa. Panni stesi su una poltrona, l’unica della stanza. Ombre. Odore di chiuso. Una finestra improvvisamente aperta. Buio. Vento e sordidi correnti di gelo. Morte.

Potresti essere il mio veleno, la mia croce, il mio rasoio, potrei amarti più della vita intera. Se non ne avessi così paura.

Dame e cavalieri ottocenteschi che si guardano senza vedersi. Pose di stucco. Sguardi senza vista, orbite senza occhi.

Lui è di nuovo in quell’appartamento al mare. Lei è scomparsa. Le ombre ci sono ancora, ma ogni cosa si rivela per quello che è e che era. Le ombre sono persone vive. Lei è invece morta, da tempo. Ha fatto in tempo a sorridergli con affetto prima di andarsene via per sempre.

E la musica fa male molto male. E’ un dolore antico e sempre uguale. Viene per favore, vieni, sono sospeso su un vuoto senza fine.



Vieni, vieni da solo. Vieni con paura vieni con amore. Vieni comunque tu sia soltanto vieni, vieni da solo. Vieni con me, poi lascia andare. Vieni con degli amici, vieni con degli sciocchi. Vieni comunque tu sia ma vieni, vieni solo. Vieni con dolore, vieni con canzoni. Vieni, lasciati essere sbagliato. Soltanto vieni. Appena arrivato.

Sunday, November 16, 2014

Messico e nuvole

Ogni volta che la vostra rock star preferita, anche gli idoli dei teenager, sale sul palco gonfia di cocaina un ragazzo in Messico viene ucciso. Ogni volta che il vostro attore di commedie o pseudo drammi hollywoodiani recita un ruolo che vi fa sbellicare di risate o piangere di commozione, c’è una donna che viene massacrata in Messico. Non citiamo quanti dirigenti di industrie e aziende, qualcuno famoso per essersi fatto rifare il setto nasale con lamine d’oro per l’uso sproporzionato che ne faceva, quanti politici, quanti avvocati hanno il naso gonfio di polvere bianca. Acquistata chissà dove e da chissà chi, ma intanto uno studente di 18 anni, una giornalista madre di famiglia, un contadino, un’attivista veniva fatto a pezzi già in Messico a ogni sniffata di piacere. È la cocaina, bellezza, la droga dei ricchi come si diceva una volta, oggi a portata un po’ di tutti, quella che fa ricchi, ricchissimi, i cosiddetti narcos. Quelli contro i quali paesi potenti hanno da anni lanciato inutili “war on drugs”, guerre alle droghe.


43 studenti messicani sono stati bruciati vivi e gettati in una discarica, uccisi da poliziotti pagati dai narcos su richiesta della moglie del sindaco di Iguala, la cittadina nello stato di Guerrero che praticamente è in mano ai narcotrafficanti e dove le autorità centrali non possono mettere piede. Gli studenti erano arrivati a Iguala da ogni parte del paese per manifestare contro i legami autorità-trafficanti di droga, ma la moglie del sindaco in quei giorni teneva una festa a cui teneva molto nei suoi possedimenti, così ha chiesto ai narcos di toglierle di torno quei fastidiosi e impudenti ragazzini. Lo hanno fatto, li hanno bruciati vivi e gettati in una discarica. 43 ragazzi.

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Thursday, November 13, 2014

Zen vision

L'aeroplano nel cielo
traccia
rette raggianti
eternità
per me


(Chiavari, alba di una mattina di primavera, 1982)

Wednesday, November 05, 2014

Lo! And behold! (an american epic)

“Nella grande musica folk c’è un mistero, c’è magia, c’è verità e c’è la Bibbia. Non potrò mai avvicinarmi a tanto, ma ci proverò” (Bob Dylan, New York Daily News, maggio 1967)



Era l'estate dell'amore, era l'estate del 67. Ed era l'anno della musica magica, colorata, psichedelica. I Beatles si erano inventati la saga del Sergente Pepper e a San Francisco non ci potevi andare se non avevi un fiore tra i capelli. A Monterey salivano alte nel cielo farfalle colorate e le chitarre bruciavano sul palco. Era l'estate di pace & amore, era l'anno delle buone vibrazioni. Era il momento in cui Londra diventava swingin' e i Pink Floyd sognavano che tutti facevano l'amore su astronavi dirette verso spazi siderali. Le gonne diventavano mini, i capelli degli uomini sempre più lunghi, qualcuno andava in India a trovare il senso della vita e le droghe erano sempre di più e sempre più sconvolgenti. Il mondo stava cambiando, era l'anticipo dell'era dell'Acquario, e ogni cosa era possibile.

Ma qualcuno di tutto questo sconvolgimento cosmico non ne sapeva nulla o almeno lo ignorava.


Lassù, sulle Catskill Mountains, faceva freddo. Le case di legno erano disperse nei fitti boschi che guardavano dall'alto la meravigliosa vallata del fiume Hudson. Qua il senso di isolamento era totale. Potevi pensare di vivere ancora ai tempi dei primi esploratori che si imbattevano in qualche tribù indiana. Oppure nel tardo ottocento, quando quassù erano rimasti solo boscaioli, trafficanti di whisky clandestino, predicatori che fuggivano il demonio.

Anche loro in un certo senso erano fuggiti. Uno soprattutto. Era fuggito da una vita che lo stava ammazzando. Curiosamente, se non erano state le droghe, i contestatori che ogni sera si radunavano davanti al palco, le fan invasate che cercavano di strappargli i vestiti di dosso, i giornalisti a caccia di rivelazioni mistiche e rivoluzionarie, a ucciderlo - quasi - erano state proprio queste montagne solitarie.

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Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

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