Sunday, April 19, 2015

Coming soon

Backstage Pass – Sulla strada con il Good Doctor

"Due, trecento zombie del rock’n’roll, vampiri malati di buio di quelli che preferiscono lottare con le zanzare che fare presenza ai concerti trendy. Qua a noi non ci vede nessuno.
Ma noi non vogliamo che ci veda qualcuno. Dal tramonto all’alba è il tempo giusto, lontani dalle luci della città, lontani dal dolore, lontani dai rimpianti. Noi siamo quelli uncool, orgogliosi di esserlo, quelli che raramente escono e quando lo fanno, lo fanno per dimenticare".


Paolo Vites, giornalista musicale da circa 25 anni, ne ha visti di concerti. Dai primi, a fine anni 70, quando la musica dal vivo tornò a essere celebrata dopo una stagione di molotov e autoriduzioni, a oggi. Dagli stadi ai piccoli club, dalle capitali europee ai paesini della provincia, da Bruce Springsteen agli esordienti, spesso con incontri backstage e avventure degne di un Hunter Thompson. Ecco perché il libro si intitola “Sulla strada con il Good Doctor”, in tributo al grande maestro del giornalismo gonzo. Ma anche perché questo libro è il seguito ideale di quello pubblicato con grande riscontro di critica e lettori quattro anni fa, “Un sentiero per le stelle – Sulla strada con Bob Dylan” (Pacini Editore), interamente dedicato quello ai concerti del cantautore americano.
Perché Paolo Vites pur amando la musica come una religione – le canzoni sono le mie preghiere dice spesso – mantiene un tono ironico, mai accademico, spesso autocritico per raccontare la musica che ama.


Dopo Bob Dylan, dunque, sua prima e massima passione, adesso lo scenario si allarga: dalla fine degli anni 70 fino a oggi, Qualche nome? Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Crosby, Stills, Nash, Neil Young, Springsteen, Nick Cave, Kris Krisofferson, The National, Aerosmith, Wilco, Lauryn Hill, Damien Rice, Jeff Buckley.

Ogni concerto una avventura indimenticabile, al limite della sopravvivenza. Scritto nel sangue.

Monday, April 06, 2015

Just another American band

Won't you tell your dad, get off my back
Tell him what we said 'bout 'Paint It Black'
Rock 'n Roll is here to stay
Come inside where it's okay
And I'll shake you



Non tutte le storie rock sono storie di successo, anzi. Ma il mancato successo non è sinonimo di scarsità artistica, esattamente come i primi posti in classifica non significano automaticamente essere un bravo autore di canzoni o un buon interprete. Tutt'altro. Le storie rock sono fatte di momenti, imprevedibili svolte, fortune o sfortune. Non solo: chiunque pensi che una buona recensione serva a lanciare al successo un artista, dovrà ricredersi dopo aver letto questa storia.

I Big Star infatti non hanno ricevuto soltanto un paio di buone recensioni: sono riusciti ad esibirsi davanti a un centinaio dei migliori scrittori rock d'America tutti in una volta e ad esaltarli tutti, uno per uno. Ma il successo è rimasto una chimera, e la loro breve storia è finita con un incidente mortale d'automobile e una lenta ma implacabile decadenza mentale. Gli elementi per fare di quella dei Big Star una storia unica e allo stesso tipicamente rock ci sono tutti, inclusa la morte di uno dei due leader, Chris Bell, alla fatidica età di 27 anni, quella del "club dei 27" (Jim Morrison, Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Kurt Cobain…).



Ma soprattutto, nel breve spazio di tempo che i Big Star sono esistiti (tre dischi più una improbabile reunion) ci hanno lasciato uno sfracello di bellissime canzoni e un genere musicale che ha influenzato dozzine di gruppi rock, alcuni dei quali tra i più amati e seguiti di sempre.


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Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

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