Saturday, May 29, 2010

So long, easy rider



Peter Fonda mi è sempre stato sullepalle, snobbino figlio di papà che giocava a fare l'hippie. Dennis Hopper no. Insegnerà a una o due persone come si fa a divertirsi anche in paradiso, adesso. He'll teach how to party to everyone, I bet. Di tutti i suoi film, ricordo in particolare, e non era neanche un gran film, quello in cui si rivolge a Bob Dylan, che faceva una particina, guardandolo con malcelato affetto e parecchia ironia: "Artista del cazzo", "fuckin' artist" gli dice e se ne va. E così se n'è andato anche Billy, a bordo di un chopper con le ali. Anche lui era un fuckin' artist in fin dei conti, un po' come lo siamo tutti, artisti e fottuti. Chissà Hunter Thompson come lo stava aspettando.

Backtrack from dagb on Vimeo.



Friday, May 28, 2010

Music vs Misery

E i bei dischi continuano a uscire. Come se piovesse. Magari piovesse, visto il caldo bestia che fa già qua a Milano. Per rinfrescarsi la mente intanto un disco che è pure fun. Per scacciare le malinconie di un inverno infinito, dell'anima e del cuore. Loro sono i Band of Horses e il nuovo cd si chiama Infinite Arms, un gran bel titolo. Vengono dalla piovosa Seattle (mi ci devo trasferire) ma adesso stanno in North Carolina. Così il disco suona come un mix tra atmosfere punk, una bella dose di pop scanzonato dei sixties e profonde meditazioni nei boschi. Tra Seattle e il North Carolina appunto. Una bella botta di vita, che ci vuole ogni tanto.



Ma siccome noi senza malinconia e tristezza troppo a lungo non ci sappiamo stare, e poi visto il caldo già sogniamo l'inverno, un dischetto uscito nel 2009 e scoperto solo adesso grazie a The Mighty Diana, come sempre. Sono canadesi e solo un canadese sa la magia dei profondi boschi oscuri e delle ore invernali. Il disco si chiama Winter Hours e loro sono i Deep Dark Woods. Straordinari. Quasi tutti classici della tradizione suonati come The Band ma conl'attitudine dinsinvolta dei Grateful Dead eraly seventies. Armonie dal profondo dell'anima, tocchi di Hammond vintage, chitarre elettriche che se ne partono per la tangente. Bellezza cosmica, insomma.



PS: tra le delusioni invece segnalerei il nuovo degli Hold Steady. Carinissimo eh, con quella voce che sembra lo Springsteen dei tempi di The Wild The Innocent &..., l'attitudine rock'n'roll verace, delle lyrics divertentissime e a totale coinvolgimento rock, ma dopo un po' stufano perché non sono poi granché. Credo da vedere dal vivo, però. Con quel simpaticone faccia da nerd del cantante...

Thursday, May 27, 2010

Il mattino ha l'oro in bocca

Ho cannato l'anniversario di Twin Peaks. Cioè, è vero che in America uscì vent'anni fa, ma qui da noi era il 1991, come ha notato bene l'amico che ha commentato che la prima puntata andò in onda nelle sere dello scoppio della guerra in Iraq. Vabbè. Vuol dire che ci siamo risparmiati il post dell'anno prossimo. Però su questo non sbaglio: il trentennale di Shining. Che ricordo benissimo il giorno che andai a vederlo, nel cinemino in centro a Sestri Levante, cinema che esiste ancora oggi. Non credo di averci più messo piede. Ero con la fidanzatina di allora, ma io al cinema ci andavo davvero per vedere i film, fidanzata o no. Ed era il 1980.



Shining rimane tutt'oggi un grande, grandissimo film, sebbene abbia pochissimo a che vedere con il romanzo originale di Stephen King. Che si incazzò parecchio quando vide il film finito. Come sempre, nei romanzi di King c'è una fortissima componente di positività e di speranza, e sempre questi elementi passano attraverso i bambini, che in quasi ogni libro dell'americano sono i veri protagonisti. Non succede così nel film. Trivia: lo sapranno tutti ormai che la scena iniziale, quando si vede la macchina che sale i tornanti verso l'Overlook Hotel, in realtà si tratta della scena finale di Blade Runner che fu tagliata da quel film. DISCLAIMER: "chiariamo anche che furono le scene panoramiche iniziali di Shining ad essere usate da Ridley Scott per il finale di Blade Runner. Non viceversa" by Nando big man dont know a thing about good music.

La mia scena preferita di Shining è ovviamente quella in cui Jack Nicholson entra nell'enorme sala da balla deserta e comincia a parlare con i fantasmi. Avere un bar così a disposizione per sé e qualche fantasma, che figata è? Quella che invece mi inquieta sempre, è quando si siede alla macchina da scrivere per lavorare al suo romanzo. E quello che ne esce fuori dopo una giornata di battitura è la stessa ossessionante frase, "il mattino ha l'ora in bocca". Quello che ho sempre avuto paura prima o poi debba accadere anche a me. Tra l'altro, a luglio sparisco in un qualche luogo remoto e solitario a terminare un libro. Se sentirete al tg di uno scrittore italiano che è finito come Jack, be'.... pregate che non sia io (a parte che come si fa a non impazzire quando ti senti dire "fatto un gran lavoro oggi?"... not possibile)

Tuesday, May 25, 2010

Uomini

Bah. Ne ho veramente sentite di tutti i colori in questi giorni successivi alla vittoria dell'Inter in Champions. Soprattutto ho sentito una valanga di malumore, astio, cinismo, disprezzo, odio. Cazzo, mi verrebbe da dire, vinciamo una coppa ogni 45 anni e lasciatecela godere voi che siete abituate a vincerne come se piovesse. Ma non è quello il punto. E' che l'Inter dà proprio fastidio in questo bel mondo del calcio. Non sono un pirla - neanche io - e so benissimo che non esistono società di calcio "pure" e presidenti onesti al 1000 per mille. Quando girano tanti soldi come nel mondo del calcio l'onestà è una chimera. Ma c'è disonestà e disonestà.

Moratti ad esempio. Ne ho sentite di tutti i colori su di lui. Accuse infamanti. Bah. Mi viene in mente lo strepitoso scherzo che gli ha fatto oggi un giornalista spagnolo, che al telefono con lui si è spacciato per il presidente del Real Madrid e Moratti c'è cascato come un boccalone. Uno così che razza di disonesto può essere? Un tontolone magari, che per troppo amore per la sua squadra ne ha fatte di tutte, speso fin troppi soldi e quant'altro. Di certo non è lo squalo che fa il presidente di certe altre squadre italiane. L'Inter di Moratti dà fastidio per un motivo solo: perché ha spezzato il duopolio di Milan e Juventus che hanno (mal)governato il calcio italiano degli ultimi vent'anni. E non sono un pirla - neanche io: so benissimo che il Milan di Sacchi o la Juve di Capello erano squadre fortissime. Noi interisti non l'abbiamo mai negato, come fanno loro adesso con quella che di fatto si è dimostrata la squadra più forte di tutti i tempi.

Mourinho. Bah. Quante volgarità su di lui. Che ha una colpa sola. Essere un uomo libero, a differenza dei servi che siedono sulle panchine di tutta Italia. Così libero di decidere di andarsene la sera stessa della vittoria della coppa più importante. Andarsene perché? Lo saprà solo lui. Probabilmente perché così libero da amare il calcio più delle squadre stesse. Andare altrove a portare la bellezza del suo modo di vivere il calcio a chi ancora non ce l'ha. A man with a mission, mi verrebbe da dire. Ma soprattutto uno che dà fastidio, anche lui. Ma non c'è giocatore di nessuna delle squadre che lui ha allenato dal Porto al Chelsea fino all'Inter che si sia mai lamentato di Mourinho. Una ragione ci sarà, quando i giocatori normlamente disprezzano tutti i loro allenatori. Perché Mourinho, che poi sono d'accordo non sia questo gran tecnico, ha un valore che nessun altro nel calcio oggi ha: il senso dell'amicizia. Un valore passato di moda evidentemente. Lui è amico dei suoi giocatori, e questo loro lo percepiscono. E con Mourinho diventano altri uomini, dei campioni veri.

Alla fine di tutto chissenefrega. Dite quello che volete, profeti del nulla. Io terrò per sempre nel cuore e nella mente le immagini di questo filmato, rubato di nascosto, fra due uomini che piangono. Per amicizia. Due uomini veri.

Sunday, May 23, 2010

Because the night

Alba a San Siro. Non si era mai visto uno stadio aperto tutta notte ad aspettare l'alba. D'altro canto non si è mai vista una squadra come l'Inter. Meglio aspettare 45 anni ma vincerle così le coppe dei Campioni. E non si era mai visto e mai più si vedrà un allenatore come José Mourinho. Un allenatore che piange, che ha ridato allo sport il suo vero signficiato, quello che mancava allo sport da 45 anni. La sua Inter è finita questa notte, quella di squadra più forte di tutti i tempi (triplete, tripletta, grande slam, mai nessuno in Italia e pochi al mondo). Sarà un'altra Inter e viene voglia di fregarsene della prossima Inter. Naturalmente è impossibile, ma il cuore rimane e rimarrà per sempre con Mou. Non tiferemo Real Madrid, certo, ma tiferemo per sempre Mourinho ovunque sarà. E certo che l'anno prossimo una finale di Champions tra Real Madrid e Inter sarà qualcosa di surreale. Se ci sarà.



Non ce l'ho fatta ad arrivare a San Siro a vedere l'alba dei campioni. Mi sono massacrato prima ma già lo sapevo. Non sono neanche riuscito a mantenere la promessa che avevo fatto in caso di vittoria, fare il bagno nudo nella fontana del Castello. E vabbé. Io e altri centomila in Duomo ci siamo divertiti comunque. C'era tutto il mondo. Insieme a noi un gruppo di ragazzi e ragazze del Kansas (!) tutti con magliette nerazzurre. Un marocchino sopra i cessi di plastica che sventolava la bandiera del Marocco. Un gruppo di montanari della bergamasca che si fumavano dei cannoni così davanti ai celerini che si guardavano la partita. Un rasta dietro di me pacifico e felice como solo i rasta sanno essere. E poi a piedi dal Duomo fino a casa in una Milano che era tutta nostra. Tutta nerazzurra. Aspetteremo altri 45 anni forse, ma vincere così è più bello. Because the night belong to us.

Saturday, May 22, 2010

The heart of saturday night

Se vinciamo sarò troppo ubriaco per ricordarmi che abbiamo vinto. Se perdiamo sarò troppo ubriaco per ricordarmi che c'è stata una finale di coppa dei campioni.

Comunque vada sarò ubriaco.

It's almost saturday night, the heart of saturday night. And what a night. Che poi, ma già si sapeva, questa notte è la dimostrazione che l'Inter è l'unica vera squadra rock'n'roll. Per quelli che sorridono perché sono passati 45 anni dall'ultima vittoria in Champions: già, questa notte sa un po' di quelle reunion che fanno solo le grandi rock band. Un po' come se gli Stones avessero lasciato il palco 45 anni fa, al momento di Satisfaction, quello della gloria eccelsa. E ci tornassero stasera per la più grande reunion che la storia del calcio ricordi.

Comunque vada, ci rimane sempre una cosa:

Tuesday, May 18, 2010

It's not only rock'n'roll, stupid


Chi ha voglia di leggere ancora una volta la storia di Exile on Main Street (che esce oggi nelle fantasmagoriche tante edizioni deluxe con cd di inediti, dvd, libro, mutandine di Anita Pallenberg e quant'altro)? Nessuno, a meno che questa storia non l'abbia scritta il vostro Good Doctor e allora rilegettela, che solo bene vi fa.

ROLLING STONES/ "Exile On Main Street", il ritorno di uno dei più grandi dischi della storia del rock | Pagina 1

Se invece volete saperne di più sugli inediti, leggete il post dell'ottimo Voodoo Zambo, qui: http://zambosplace.blogspot.com/2010/05/exile-on-main-street-redux.html

Se volete vedere i video ufficiali di alcune delle canzoni inedite - very cool stuff - andate allora qui: http://www.rollingstones.com/

Se invece volete vedere la più bella e importante partita di calcio del secolo, ci vediamo in Piazza del Duomo a Milano sabato sera!

Saturday, May 15, 2010

Purple Rain

Now I'm stuck in New York
And the rain's coming down
I don't feel like we'll go anywhere
Stuck in New York
And the rain's coming down
Still in line for the vanity fair

(Little Faith, The National)

You must be somewhere in London
You must be lovin' the life in the rain

(England, The National)

Ai tipi dei National deve piacere la pioggia. Che è anche una delle metafore più usate da Bob Dylan nelle sue canzoni. Che come sanno tutti, è un riferimento shakespeariano preciso, che la usava il Guglielmo S. prima che arrivassero i rocker. Pioggia sta per "amore". O anche "cuore". Per Dylan e Shakespeare. Per i National non lo so, ma so che High Violet è il disco perfetto da ascoltare quando piove, così uggioso e atmosferico, così malinconico (c'è anche una canzone che si chiama Sorrow, fate un po' voi...) che sa di grandi metropoli puzzolenti di smog appena un po' portato via dalla pioggia - appunto.

New York, Inghilterra. E' un disco internazionale, anche. Passando per il Bloodbuzz Ohio. E' un disco dal titolo perfetto, High Violet, perché ancora prima di memorizzarlo e mentre già lo ascoltavo, le canzoni di questo cd mi facevano pensare a certe stanze fiocamente illuminate al neon di qualche colore assurdo, tipo il violetto. E' un disco che sa di conversazioni notturne tra gente che si sta lasciando per sempre, mentre fuori piove. Piove pioggia rosso porpora. E' un disco che fa venire in mente i Velvet Underground (lo straordinario crescendo chitarristico, fatto di un accordo solo, di Terrible Love) e i Joy Division (quel cantato tutto uguale a se stesso, appena retto da una impercettibile linea melodica, di pezzi come Sorrow). A volte sembra di sentire i Depeche Mode, quelli degli ultimi dischi. Afraid of Everyone, ho paura di tutti: è un disco di confessioni coraggiose, pure. E' un gran disco, che conquista piano piano, si insinua e poi ti ha catturato. Come quando fuori piove e tu esci lo stesso, controvoglia, ma ti lasci prendere dalla pioggia. Dal cuore.
(E la conclusiva Vanderlyle Crybaby Geeks, insieme a I and Love and You degli Avett Bros, è sicuramente la più bella canzone dell'anno.. ma che dico, questo 2010 è appena a metà).



File under: un altro grande disco di un grande 2010

Monday, May 10, 2010

I love you Laura Palmer



La mattina del 24 febbraio, nell'apparentemente tranquilla cittadina di Twin Peaks, nello Stato di Washington, al confine con il Canada, Pete Martell scopre sulla riva del fiume il corpo senza vita di una ragazza nuda avvolta in un telo di plastica. Sulla scena arrivano lo sceriffo Harry S. Truman, i suoi uomini e il dott. William Hayward, che accertano che la ragazza morta è Laura Palmer, una delle ragazze più popolari del liceo cittadino. La notizia si sparge tra gli abitanti della piccola città, scatenando reazioni di incredulità e dolore.

Nel frattempo, lungo i binari della ferrovia, una seconda ragazza, Ronette Pulaski, viene trovata mentre vaga in stato confusionale........




Ogni settimana, con cadenza puntuale in vista della nuova puntata, Vincenzo arrivava a casa mia. Allora, il 1990, venti esatti anni fa, eravamo entrambi ancora scapoloni. Si prendeva una pizzaccia sotto casa, casa mia, che lui faceva tipo il commesso viaggiatore e dormiva in albergo, birra e rutto libero. Era la sera di Twin Peaks. Era vent'anni fa. Era quando una delle più straordinarie fiction della storia tv irrompeva a bucare gli schermi. E noi non ce ne perdevamo una.

Rivisto oggi, vent'anni dopo, dal punto di vista tecnico-cinematografico, Twin Peaks fa alquanto sorridere. Allora ci terrorizzava. Ma Twin Peaks ha avuto il merito di cambiare il modo di fare televisione. Le fiction tv di oggi magari saranno fatte meglio dal punto di vista delle riprese e degli effetti speciali, ma non esisterebbero nemmeno se quel gran geniaccio di David Lynch non avesse pensato allora a Twin Peaks. La cui grandezza non è nella trama e nel contenuto, ma in quello che sottintende per tutta la sua durata, lasciando solo interrogativi e di fatto svelando ben poco del contenuto. Che Twin Peaks è, come le cose migliori, rimando a qualcosa d'altro di sfuggevole e misterioso e non si spiega dandone un significato o un messaggio.



Comunque alcune parti terrorizzano ancora oggi. E che musiche aveva quel telefilm, straordinarie. E con il senno di poi, pensando al fenomeno della scena grunge che nasceva proprio in quel contesto e in quella zona degli States, in fondo Twin Peaks si spiega bene. Chissà se David Lynch aveva avuto modo di sentire le canzoni dei Nirvana. Kurt Cobain avrebbe comunque potuto recitare una parte perfetta, in Twin Peaks. Che quelle zone degli Stati Uniti sono abitate davvero da qualche spirito maligno.

Sunday, May 09, 2010

2 nights @ the Arcimboldi

Era dal febbraio 1993, quando, con dieci minuti di tube mi recavo dal mio albergo per sedermi al mio posto numerato dell'Hammersmith Theatre di Londra, che non facevo un'esperienza similare. Lo feci per tre sere di fila, allora. Oggi, invece della tube, sono salito in macchina, dieci minuti di strada e sono approdato per due sere (non consecutive) al teatro Arcimboldi. Allora era Bob Dylan, oggi Dalla & De Gregori. In entrambi un gran bel modo di vivere la musica e i concerti. Ed è interessante andare a vedere gli stessi artisti per più sere consecutive, in quelle che nel gergo musicale si chiamano "residenze", quando cioè piantano le tende per più spettacoli nella stessa città e nella stessa location. Puoi cogliere, in quelle che sono serate dall'ossatura praticamente identica, le diversità, le sfumature, i colori differenti, sia negli artisti che nel pubblico.

La sera del 5 maggio, prima ufficiale del Dalla & De Gregori Work in Progress 2010 Tour - dopo la serata clandestina e garage del gennaio scorso a Nonantola - i due erano freddini, a tratti insicuri, molto professionali. Il pubblico pure. Raramente si è scaldato. E il sound, specie nella prima parte, tenendo conto che eravamo alla seconda Scala di Milano, era missato decisamente male. Ottimo concerto, per carità: con due artisti del genere non poteva essere altrimenti, ma sembrava che le grandi emozioni e le passioni fossero rimaste a Nonantola. Ieri sera, invece, quarta serata di una residenza che arriverà a contarne sette, tutta altra musica. Dalla & De Gregori sciolti, divertiti e divertenti. Sound perfettissimo, degno degli Arcimboldi (tenendo conto che oltre ai due sul palco ci sono quindici musicisti compreso un quartetto d'archi). Cambiamenti di scaletta: invertito l'ordine di alcuni brani per rendere la prima parte più densa e tirata, che la prima sera era stata un po' moscia, e via Pezzi dal finale (peccato perché era una versione rock'n'roll da paura) per inserire nella prima parte la sempre bellissima La storia siamo noi.



I momenti più alti rimangono ovviamente la doppietta La valigia dell'attore e Caruso, probabilmente le due canzoni più belle della storia della musica italiana del Novecento, a parte quelle di Modugno ovviamente. Come sono state interpretate dai due (l'unico momento - oltre alla Donna cannone - di questi concerti in cui Dalla & De Gregori non si esibiscono insieme) è stato veramente travolgente. Una intensità da spaccare il cuore del più incallito bastardo. Ma non c'è momento nel concerto che non sia spettacolare: il modo in cui i due si alternano alle strofe delle rispettive canzoni, la consapevolezza di star rivistando pagine memorabili della musica d'autore di sempre, la commozione per riscoprirle insieme al pubblico, la band straordinaria. Eh, in Italia mancava un evento di tale portata. Splendida l'apertura del secondo tempo, con l'attore-vocalist che recita un pezzo de L'affondamento del Titanic di Hans Magnus Enzensberger (e poi parte una versione da urlo de I muscoli del capitano). E se L'anno che verrà, con quel finale tiratissimo e rock ti fa alzare dalle poltroncine, Rimmel in versione karaoke dopo che per decenni De Gregori è stato accusato di disprezzare il pubblico perché non permette loro di cantare insieme a lui, è stata un delirio totale. Chitarra dodici corde, testo che scorreva sul maxi schermo (come dire: e fateve sta cantata, li mortacci vostra), lui più dylaniano che mai con gli occhiali da sole... Arcimboldi letteralmente esploso in un diluvio assordante di applausi. De Gregori batte Dalla uno a zero.

Si scherza ovviamente, che in serate come queste l'unico vincitore è la musica. "E' bello cantare" dice a un certo punto uno stupito Lucio Dalla. Stupito che a quasi settant'anni sia ancora possibile scoprire la bellezza del canto e della canzone. Ma una canzone non basta, e non basta saper cantare, come dice il pezzo che conclude delle serate memorabili. "Però serve", aggiunge ridacchiando Lucio. E a noi servono le canzoni. Canzoni come queste.

Post scriptum: in entrambe le serate grande sfilata di vip(s). Si sono notati in sala: Giorgio Armani, Ornella Vanoni, Paola Turci, Enrico Ruggeri, Linus, la famiglia Bisio al completo. E il vostro good Doctor, ovviamente.

Thursday, May 06, 2010

Photographs & memories # 4



Mick Jagger osserva il retro copertina di Bringing It All Back Home: "Uh... where are the girls here?"



Paul McCartney ha appena ricevuto una copia di The Freewheelin' Bob Dylan....... whatever

Monday, May 03, 2010

E perché questo non è

un disco bellissimo? Sì che lo è il nuovo di Josh Ritter, So Runs the World Away



E che testi scrive questo ragazzone? Da paura... Questa è la Desolation Row del folk del terzo millennio:

Folk Bloodbath
Louis Collins took a trip out west
When he returned, little Delia had gone to rest
The angels laid her away

Louis said to Delia ‘That’s the sad thing with life:
there’s people always leavin’ just as other folks arrive.’
The angels laid her away

When the people heard Delia was dead
All of them gentlmen they dressed in red
The angels laid her away

Angels laid her away
Laid her six feet under the clay
the angels laid her away

Louis went downtown for a new suit of clothes
He’s gonna dress up for Delia like a fine red rose
The angels laid him away

He brought a ten-gallon Stetson
It was ox blood red
Stacker Lee shot Louis in the back of the head
The angels laid him away

Oh Stacker Lee said to Louis, ‘Oh now don’t you grieve.
I’m sending you to Delia, you won’t ever have to leave.’
The angels laid him away

Angels laid him away
They laid him six feet under the clay
The angels laid him away

Well the judge was a mean one
His name was Hangin’ Billy Lyons
He said ‘You’ve always been a bad man, Stack, you gonna hang this time.
The angels lay you away.’

And the jailer said to Stacker Lee ‘What’s the problem with you?’
‘Aw jailer, Louis Collins’ ghost brought Delia’s with him, too.’
The angels laid them away

Angels laid him away
They laid him six feet under the clay
The angels laid him away

Well they buried little Delia
In the church yard deep
With Louis Collins at her head
Stacker Lee at her feet
The angels laid them away

And out of Delia’s bed came briars
Out of Louis’s bed a rose
Out of Stacker Lee’s came Stacker Lee’s cold lonely little ghost
Angels laid them away

And I’m looking over rooftops
And I’m hoping that it ain’t true
That the same God looks out for them
Looks out for me and you
Angels laid them away
Angels laid them away
Angels laid them away

Sunday, May 02, 2010

Ma quanto è bello questo

disco di John Grant. Da paura, direi. Poi ci suonano i Midlake.




Basta. Troppi dischi belli nel 2010.

Saturday, May 01, 2010

Ma che bella faccia

che ha il cantante degli Hold Steady. Un altro grande disco targato 2010.



E che bel testo che hanno scritto

She played "Heaven Isn't Happening", she played "Heaven Is a Truck"
She said Heavenly was cool, I think they were from Oxford
I only had one single, it was a song about a pure and simple love
There's a girl on Heaven Hill, I come up to her cabin still
She said Hüsker Dü got huge, but they started in St. Paul
"Do you remember?" makes no sense at all
And heaven is the whole of the heart and paradise is by the dashboard light
Utopia's a band, they sang "Love Is the Answer," and I think they're probably right,
Let it shine down on us all, let it warm us from within

He wasn't just the drummer, he was the singer's little brother
And I still have that single, but it don't sound that simple
Let it shine down on us all, let it warm us from within
It wasn't just the drummer, it was someone's little brother,
I still have that single, but it don't sound that simple anymore

Heaven is whenever we can get together
Sit down on your floor, and listen to your records
Heaven is whenever we can get together
Lock your bedroom door, and listen to your records

Heaven is whenever we can get together
Heaven is whenever

Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

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