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Ho un debole anche per Luca Rovini, che ho conosciuto di persona solo cinque minuti dopo il concerto di Tom Petty dello scorso anno a Lucca, ma vedo giornalmente su fb. Ho un debole per la sua bella famigliola di tre splendide bimbe e un po' di invidia per quella bella casa nel pisano di cui ho visto dalle foto solo il giardino ma mi basta il giardino per farmi venire l'invidia. Da quando mi ha fatto sentire le sue canzoni ho un debole anche per quelle, e poi sempre su FB l'ho visto costruirsi una bellissima chitarra acustica da solo. Non è roba da poco. Adesso ho un debole per il suo nuovo cd, Avanzi e guai. Ha un suono fenomenale: acoustic rockabilly, insomma tra Johnny Cash e il primo Elvis. Roba che fanno in pochi in Italia, niente Springsteen (scusa Lorenzo….). Canta in italiano e le sue ballate ricordano Luigi Grechi, il primo De Gregori, insomma quel bel modo antico quando dire cantautore in Italia aveva un significato. Sono belli e intelligenti anche i testi. Con lui solo l'ottimo Claudio Bianchini alle elettriche, dobro e quant'altro. Un disco scarno, ma pieno di anima e di suoni gioiosi, quello di chitarre antiche come la storia del rock, da schiantarsi sulla strada tra Memphis e Nashville. Ho un debole per Luca Rovini perché mi ha detto una cosa bellissima: "Una volta a fine anni 90 feci ascoltare delle registrazioni a Carlo Carlini che mi dette il suo numero di telefono e mi disse che mi avrebbe fatto aprire per qualcuno a Sesto Calende. Il mio più grosso rimpianto è non averlo mai chiamato perché all’epoca forse avevo troppo timore dei giganti che suonavano là". Ecco, i conti tornano sempre. Chi è stato amico di Carlo è amico mio. C'è buona musica anche in Italia, dopo tutto.
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