Nel tunnel della vita si entra pensando sia anche quello dell'amore. Solo a metà del viaggio ci si accorge di essere entrati in un tunnel dell'orrore.
Nel Tunnel di via Sammartini, la strada più lurida e spaventosa di Milano, che nessuno è mai riuscito a ripulire veramente, dove si aggiravano un tempo zombie, senzatetto, possibili stupratori e scarti assortiti della bella società, ci entriamo cercando una benedizione, l'ultima possibile. Lo scenario intorno è da Gotham City, o da Blade Runner con quelle fabbriche abbandonate e cadenti. Dentro però ci accoglieranno i monaci del rock, i santi del dopo apocalisse, le voci gregoriane che dal medioevo prossimo venturo in una specie di ritorno al futuro offrono consolazione e redenzione dai peccati.
E' vero, non c'è più Tim Smith a cantare, la sua voce meravigliosa che sapeva lenire ogni ferita dell'anima è rimasta da qualche parte nel Texas a cercare chissà cosa. Loro invece ci sono tutti. E da come appaiono sul piccolo palco, le luci proiettate dietro di loro sul pubblico che riempie ogni angolo del locale, sono solo delle silhouette in ombra che nascondono i volti. Perché questo sono oggi i Midlake, servitori della canzone anonimi a cui non interessa mettersi in mostra, lontani milioni di miglia da qualunque concessione all'entertainment, umili monaci del rock che armonizzano in coro nel buio. E quelle voci così stupendamente all'unisono, senza una vera voce solista, ci sorprendono subito ancora una volta, meglio di una volta: è davvero un coro che si innalza dal buio cercando di aprire uno squarcio nel soffitto, verso la luce, fuori del tunnel.
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Tuesday, March 11, 2014
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