Perché è difficile se non impossibile pensare a un disco di Ligabue o Vasco Rossi inciso con le loro madri? Non è invece difficile pensare a un disco di una rock star americana che fa una operazione del genere. Ed eccolo qua, Ben Harper in coppia con la mamma Ellen, una delle star più celebrate della scena rock degli ultimi venti anni con “Childhood home”, un disco splendido, a tratti commovente, pensato e pubblicato in occasione della festa della mamma.
Ma per capirne le profonde ragioni ed evitare accuse di mammismo che già si sentono dietro l'angolo, bisogna capire la diversità che esiste, seppur ormai in minima parte vista l'era di omologazione globale del nulla in cui viviamo, era che ha azzerato ogni sistema di valori, tra America e Italia. Capire allora cosa significa, o ha significato, la famiglia per gli americani, e quindi capire cosa significhi, o ha significato, il rock'n'roll per gli stessi.
Da Elvis Presley a Johnny Cash, da Jerry Lee Lewis a Little Richard, è impensabile pensare a questi personaggi senza le loro radici religiose. Nati e cresciuti in un sistema fortemente ancorato alla comunità di appartenenza, di cui il primo elemento era la famiglia e il secondo la locale comunità religiosa, tutti loro sono cresciuti cantando nei cori della chiesa o cantando quegli inni insieme ai propri genitori. Non esistevano televisori o internet, a malapena una radio un po' scassata: radunarsi nelle sale delle loro piccole e povere abitazioni a cantare i vecchi inni era la cosa più naturale che si potesse fare. Non è un caso che una delle ultimissime incisioni di Johnny Cash prima di morire siano proprio quegli inni che era solito cantare insieme alla madre da ragazzino. Tutto torna, e nulla si perde. E' in quel sistema di valori che si sono formate le più grandi star della music rock.
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