Che sarebbe stata una serata epica si era già capito durante il set di apertura di Johnny Marr, ex chitarrista degli Smiths, figura leggendaria del rock inglese degli ultimi trent'anni. In un bel concerto basato essenzialmente sulle canzoni del suo ultimo disco solista, infila infatti un paio di pezzi degli Smiths, tra cui There is a light that never goes out, con tanto di imitazione vocale del suo ex compagno Morissey. Marr la dedica con particolare vigore "a tutti quelli che sono qui stasera e a nessun altro": è un brano ancora oggi di una bellezza spettacolare, sia per la deliziosa melodia, sia per gli intrecci chitarristi da antologia sia per le liriche. Che invitano a "uscire fuori stanotte", a farci portare là dove c'è la gente e c'è la musica, senza mai più tornare a casa. Un inno condito del classico humour cinico britannico ("morire al tuo fianco sarebbe per me un privilegio"). Che la serata sarà decisamente epica ne avremo poi la conferma quando Marr si unirà ai National per tre o quattro pezzi tra cui una straboccante e cosmica Squalor Victoria. E' una serata per cuori spezzati, è una serata per gli ultimi romantici, quelli che quando le luci calano sulla città escono fuori per ritrovarsi nei luoghi della musica, per rinnovare la loro promessa, per sostenersi insieme, per sfuggire almeno qualche ora eisstenze al limite del sostenibile (pubblico giovanissimo, in gran parte universitari che è bello vedersi attorno così rapiti dalle buone vibrazioni) E mai accoppiata fu più perfetta per una serata del genere, Johnny Marr e il gruppo più intensamente romantico d'America.
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