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Io ti guardo e so chi sei, ma se allungo la mano per afferrati, farti ridere, consolarti tu sfuggi in fondo a quel buco nero. O invece nel buco nero ci sono io, ma che importanza ha. E il riso che ti casca sui pantaloni, la cenere sul maglione e la cicca sui pantaloni, un buco in più che differenza fa. Abbiamo la stessa ansia e le stesse paure. Figli di uno stesso dolore. Sai chi sono? Sono un’ombra che appartiene a un tempo immemorabile e da cui non ti stacchi, sono il volto di tuo padre e di tua madre e di tua sorella, mentre i fili si intrecciano sempre di più e imploriamo che qualcuno li sbrigli. E poi dici, come se non volesse voler dire nulla, che quando Dio vuole servirsi di qualcuno comincia spesso con il ridurlo ad uno zero. Mi sento come quell’albero, secco e senza foglie, i rami che puntano disperatamente il cielo. In attesa di un fulmine che mi squarti e chiuda il conto. Per sempre. Da un albero con le radici secche non può nascere più nulla.
1 comment:
C'e' una crepa in ogni cosa, me lo hai insegnato tu! ( e Leonard Cohen). E se c'e' una crepa in ogni cosa, c'e' una crepa anche nel dolore. Ciao
Andrea
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