Thursday, August 02, 2018

If you don't become the ocean, you'll be seasick every day

“Let us fancy we see hell, and imagine what is worst to behold – a horrible cavern full of black flames. Sulphur, devils, dragons, fire, swords, arrows, and innumerable damned who roar in despair. Imagine the worst you can, and then say, ‘All this is nothing compared to hell”
- St. Ignatius of Loyola

Una gelida sera di gennaio dei miei vent’anni o poco più ero in motorino in viale Fulvio Testi dopo aver fatto una consegna. Facevo il fattorino, come servizio civile alternativo al militare. Non avevo neanche il parabrezza, e a gennaio a Milano fa così freddo che mi veniva da piangere. Ma pensavo: ecco, tutta questa fatica, questa sofferenza costruirà il mio futuro. Mi sto temprando, pensavo, sto diventando uomo cominciando dal livello più basso. Un giorno tutto cambierà.
36 anni dopo ho raggiunto il basso più basso che ci sia, ma la colpa è solo mia.

Ricordo quando negli ultimi mesi del 1979 con un amico parlavamo del nuovo decennio che sarebbe cominciato di lì a poco: negli anni 80 avremo fatto tutto quello che dobbiamo fare nella vita, ci dicevamo con grande soddisfazione. Troveremo il nostro lavoro, ci sposeremo, avremo dei figli. Tutto quanto insomma. A parte che mi sono sposato nel 1991, non ho mai trovato un vero lavoro (sempre colpa mia), ma ho avuto due figlie (sempre negli anni 90). Cazzo facevo negli anni 80?

Ricordo che pensavo che la vecchiaia, sperando di non avere problemi fisici, sarebbe stato il tempo del giusto riposo e delle soddisfazioni per una vita pienamente vissuta. Non potrò riposarmi mai da vecchio, dovrò lavorare fino all’ultimo giorno di vita (per colpa mia) e ho vissuto la mia biografia, non una vita vera.

Ricordo che un prete mi disse qualche anno fa che diventando vecchi cominciano i problemi. Mi incazzai, perché mi avevano sempre detto il contrario. Invece aveva ragione.

Ricordo che da qualche parte ho letto questa cosa: "Lo spirito religioso si associa in genere ad un'attitudine mentale positiva, che 'protegge' da malattie che si associano a personalità poco duttili, come ictus o colite ulcerosa. Ed è infine documentato che la religiosità protegge dalla depressione, notoriamente a sua volta associata a malattia e morte".



Palle. Sono stato religioso tutta la vita, ma ho sofferto come un cane per tutta la vita. Palle. Ho la depressione da anni, ma probabilmente è ancora colpa mia. “Per il credente l’esperienza del dolore è ancora più temibile che per il non credente, perché significa anche l’esperienza del silenzio di Dio”: ricordo di aver letto anche questo ed è una cosa che sento più vera.

Ricordo che ho contato sul prossimo tutta la vita, salvo scoprire (troppo tardi) che nessuno può aiutare nessuno. Non sempre per cattiveria (spesso), ma perché ognuno è diverso dall’altro, quello che sono io non sei tu e cosa puoi saperne di come aiutarmi. La frase, dai andiamoci a fare una birra mettetevela nel culo. Insieme alla pacca sulle spalle.

Ricordo la prima volta che ho sentito una canzone uscire dalla radio, forse era Elton John, forse erano i Beatles, forse era Bob Dylan. Ricordo che ho pianto.
Una canzone può salvarti la vita? Può un canto cambiarla, alterare fondamentalmente il suo corso? Può succedere un momento del genere, magari da diventare parte di ciò che sei, di chi stai per diventare?

Sì, può succedere. A me è successo, e non con una canzone sola, ma con diverse. D'altro canto sono vecchio abbastanza per poter dire che ascolto canzoni da più di 40 anni. E ne ho ascoltate tante, sin da quando, ragazzino, infilavo la radio sotto il cuscino la sera a letto
per ascoltarle senza farmi scoprire dai miei genitori. La musica è sempre stata il mio angolo sicuro sin da quando avevo 13 anni per nascondermi e difendermi da un mondo che là fuori mi terrorizzava. Quando ascoltavo un disco, nulla e nessuno poteva toccarmi, ero
protetto, diventavo invisibile. Continuamente, come se una radio fosse sempre accesa nella
mia testa, fluiscono senza interruzione. Quando dormo, quando cerco di distendere i nervi in silenzio, quando mi inginocchio a pregare. C'è sempre una melodia che spunta fuori. Una canzone. Quel mondo là fuori continua a terrorizzarmi.

Le canzoni sono le mie preghiere.

“Le canzoni sono la mia religione”
- Bob Dylan

3 comments:

Anonymous said...

le canzoni (e la musica in genere) sono un oasi

Mike Lenzi

Anonymous said...

Se me lo avessero chiesto anni fa, anch’io avrei dichiarato che la musica aveva salvato la mia vita; per certi aspetti forse era vero, considerato che parve decisiva a superare alcuni periodi di angoscia. Per come ero fatto allora, non sembrava ci fossero in effetti molte alternative. Come negarlo. Come dimenticare quella sensazione di assoluto isolamento – e di distanza siderale da tutti - a dominare la mia camera… le luci spente, le ombre dalla parte opposta che attraversano velocemente la porta semichiusa, ed in mezzo al petto il vuoto di un cuore così spaesato da trovare unico conforto nell’altoparlante di pochi watt del registratore a cassette. Eppure, quel suono gracchiante sembrava capace di portare con sé un minimo di coraggio, quanto bastava per superare quel momento. Il tempo pareva scorrere meno pigramente ed il rifugio della notte e del sonno divenivano allora più vicini. Poi si ripartiva. Funzionava così.
Ma non era vero, non si trattava di ‘salvezza’: era invece sempre un tirare avanti, un rimandare, un procrastinare all’infinito. E dopo un po’, anche se con la seducente compagnia della musica che abbiamo amato, tutto questo stanca. Ed è una fortuna che sia così, perché io credo che Chi ha creato questo mondo non si arrenda - fino all’ultimo istante – all’ostinata ottusità degli uomini nel cercare la Vita ovunque, tranne dove la Vita è di casa.
Ho sempre apprezzato questo tuo consueto gettare lo sguardo al Trascendente, soprattutto perché non si metteva a vagare in cerca di sconclusionate e sgangherate filosofie, ma con molta semplicità ed umiltà andava a scavare in ciò che la vita stessa ti aveva messa accanto. Se non ricordo male tieni un rosario nella tasca, e quando preghi non preghi un dio qualunque; se mi posso permettere: confida in questo, non arrenderti, non accontentarti del minimo indispensabile e nessuno dei tuoi affanni cadrà nel nulla.

SS

Paolo Vites said...

grazie, belle parole.. purtroppo quel rosario è andato in pezzi, come il resto della mia vita

Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

I più letti