Thursday, September 21, 2006

You think He's just an errand boy to satisfy your wandering desires.

di Davide Rondoni (pubblicato su Avvenire)

Con le polemiche di questi giorni intorno alle parole di Benedetto
XVI si è davvero toccato il vertice di un'epoca. Uno di quei momenti
in cui arrivano a chiarimento, a combustione gli elementi primari di
un tempo. Si può dire che si è concluso davvero il '900. Il secolo
delle ideologie e del fondamentalismo di vario genere.
La Chiesa attaccata dall'esterno e, potremmo dire, dall'«interno».
Ovvero da coloro che hanno sempre combattuto la Chiesa, ma anche da
coloro che alla storia della Chiesa devono il patrimonio di libertà e
di valori di cui godono. Attaccata non per vicende teologiche o
morali. Non per il Dogma dell'Immacolata. O il quinto comandamento.
Ma perché difende la ragione. Attaccata sui giornali americani e su
quelli dei nemici degli americani. Da chi non vedeva l'ora. Da chi
non sopporta la libertà della Chiesa Cattolica. Attaccata dai
sorrisetti compiaciuti dei nostri intellettualini. Che dicono: il
Papa non doveva esagerare. Senza aver letto il discorso. E lo dicono
cercando poi l'appoggio dei preti per le loro opere o carriere. E
attaccata dai mini-Voltaire di casa nostra.

Il Papa accusando l'uso della violenza legata alla religione ha reso
il più grande onore a Dio. E alla ragione dell'uomo, alla sua
libertà. Senza di esse nemmeno la sottomissione a Dio ha valore. Dio
infatti non gode per un amore obbligatorio. Sarebbe non un padre ma
tiranno. E sarebbe un Dio scemo. Come nessuno di noi vuole essere
amato dalla propria donna, dagli amici o dai figli, per obbligo. Il
Papa ha ricordato che Dio vuole l'uomo libero e in piena facoltà di
ragione. Libero persino di dire di no a Dio. E impegnato a verificare
razionalmente se Dio c'entra con la vita oppure no.
Ha fatto questo, il Papa. Ha messo se stesso in prima linea nella
difesa di tale dignità della ragione e della libertà. Che i decenni
passati hanno così tante volte offeso. Per mano dei capi delle
nazioni. Per mano dei filosofi. Per mano dei capi religiosi.
Compiendo stragi. Obbligando al silenzio. Rubando la libertà di
parola.

Il Papa non voleva offendere nessuno. Non ha usato argomenti
offensivi. Chi si è sentito offeso ha forse qualcosa da temere da
questa difesa della ragione e della libertà? Chi non capisce che si
tratta di un problema laico, non teologico, è forse così ottuso dai
propri interessi e distratto dalla ricerca di onori e potere da non
vederne l'urgenza? Non si tratta di un capo religioso messo in
questione per faccende legate alla fede che professa. Il Papa è stato
attaccato perché ha toccato il nervo scoperto del secolo. Ha difeso
lui, uomo di fede, la ragione e la libertà. Portando a compimento,
realizzando per così dire, un disegno che lungo tutto il Novecento ha
visto proprio nei cattolici i primi difensori della libertà e del
pensiero.

Siamo al culmine di un'epoca costellata dai nomi di pensatori,
scrittori, e martiri cattolici. Newman, Chesterton, Péguy, Lewis,
Padre Kolbe…Uomini che si sono opposti all'imbarbarimento portato da
dittature chiare o striscianti, da perversioni della libertà sterili
e violente. Si sta compiendo quel che una grande scrittrice
americana, Flannery O'Connor, aveva previsto: la Chiesa ha tanti
difetti, ma sarà lei a rendere sopportabile il mondo. Infatti, la
concezione di persona libera che è maturato dal seme cristiano, per
quanto mille volte tradito, è tranne che nella posizione della Chiesa
a rischio. In nome della tecnica. In nome dei soldi. O anche in nome
di un potere violento che usa il nome di Dio. E che troverebbe comodo
scaricare la propria sete di dominio e di potere sulle spalle di Dio.
Per questo il Papa, autorevole uomo di Dio, che difende libertà e
ragione dà molto fastidio. La sua testimonianza è lo zenit del nostro
tempo.

E, da certi silenzi e da altre meditazioni, dalla cautela di taluni
potenti e dalla risposta di tanta gente comune, si intravvede come la
proposta della sua parola sta penetrando in molti cuori, rompendo
vecchi schemi. E forse riattivando alcuni motivi di speranza , anche
in luoghi impensati. E questo è bene, in un'epoca dura. Bene per
tutti.

4 comments:

Fausto Leali said...

Ma che bel blog che hai caro Paolo,
non solo tutte le connessioni "dylaniane" che adoro (anche per me "Desire" é stato il primo approccio con His Bobness, sai ?), ed altri splendidi spunti come quelli di Papa Benedetto ad Auschwitz o, ultimo, quello sulla "ragione" del professore del Cairo... ora anche Davide Rondoni, uno dei giornalisti che preferisco !
Avanti così...
Ciao,

Fausto Leali

Paolo Vites said...

love fausto leali's music...

Fausto Leali said...

Attento che non sono quello che pensi.... solo un omonimo !

Paolo Vites said...

hehe, i thought so...

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