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Non so se è stato perché mi trovavo seduto a un metro e mezzo da lei – una volta tanto questo dannato mestiere è servito a qualcosa – con il suo sguardo carico di passione e tensione che ogni tanto incrociava il mio, non so se è stata l'ambientazione in cui ci trovavamo - alzavi gli occhi e vedevi le meraviglie lasciate in secoli di storia da un popolo che con queste chiese rendeva reale il proprio rapporto con Dio – ma credo sia stata la più appassionante esperienza concertistica della mia vita. E ho pianto, più di una volta, per la tensione e il carisma che sprigionano da una donna, Patti Smith, e che mi investiva con quelle "wave", le onde, che solo ora, trent'anni dopo, capisco cosa lei volesse dire quando lo cantava nel brano omonimo, una donna che è in grado realmente di fare di un concerto rock un momento di preghiera e catarsi religiosa.
"Quando dicevano a Elvis che lui era il re del rock'n'roll" ha detto prima di introdurre una deliziosa e tenerissima Blue Christmas che Presley rese famosa "lui rispondeva che c'è un solo Re, e sta lassù nel cielo". Quel brano, insieme a una incredibilmente pregnante O Holy Night, è stato la misura di uno show in cui si è celebrato il mistero del Natale, una incarnazione che sì, è possibile che passi anche attraverso il rock'n'roll: anche Because The Night, stasera, non era per niente fuori contesto. Helpless, di Neil Young, è stata dedicata allo scomparso marito Fred "Sonic" Smith, perché è questo che siamo, indifesi davanti alla vita che ci porta via i nostri cari, se il Mistero non ci soccorre. Il Mistero che Patti Smith, alzando le braccia verso la volta di San Vittore, ha invocato e pregato con voce straziata nel finale di una maestosa Dancing Barefoot: "Oh God, I fell for you....".
"La notte prima che Giovanni Paolo II morì, mi trovavo in Piazza San Pietro a Roma" ha detto a un certo punto. "Chiesi alla gente perché fissavano quelle tre finestre con la luce accesa nel palazzo del Papa. Mi dissero che lì c'era lui, il Papa, e che quelle luci si sarebbero spente quando lui fosse morto. Tornai la sera dopo, e quelle luci erano spente. Allora ho scritto questa poesia per Giovanni Paolo": Three Windows for Jean Paul II, liriche di dolcezza infinita, ci ha portati di schianto ai giorni antichi di St. Mark's Church, downtown NYC, dove la poetessa Smith muoveva i suoi primi passi nei primi 70, anche allora in una chiesa. E il viaggio, per lei e per noi, è sembrato finalmente concluso, una generazione perduta che sotto quelle tre finestre si è ritrovata.
Uscendo, stordito per la performance a cui ho assistito (sul piccolo palco solo lei, il bravo Tony Shanhan chitarra, voce e tastiere, e il bravissimo violoncellista Giovanni Sollima) vedo dei ragazzi accendere delle candele davanti a una piccola statua di un santo. Non so se è il santo protettore della gioventù, sotto cui una giovane Patti Smith era solita accendere candele qualche decennio fa, a St. Patrick a New York, ma so che Patti Smith questa notte ha acceso in tutti i presenti una grande candela: quella che illumina il Mistero.