Friday, December 10, 2010

Per un pugno di misericordia

'Cuz you'll never know the reason
Why the seas rise and fall
You'll never know the reason
Or if there's a reason at all
'Cuz you'll never know the reason
Why the sun shines at all
You'll never know the reason
Why we each must one day fall

You find your way
To write your song
And come what may
I hope you find friends with whom you belong
I said I hope you find friends with whom you belong


(With Whom You Belong. Fistful of Mercy)


Mi piace andare ai concerti. Mi piace che dopo più di trent'anni ne ho ancora voglia, anzi ne ho sempre di più. Mi piace prendere la metropolitana poco distante dall'ufficio e uscire poco distante da dove ci sarà il concerto, venti minuti in tutto di viaggio. Mi piace perché mi ricorda quando andavo a vedere tutte le sere Bob Dylan suonare all'Hammersmith, facendo venti minuti di metropolitana dal mio albergo. Mi piace camminare con la gente che mano a mano gli impiegati si disperdono e rimaniamo solo noi, quelli "da concerto". Mi piace stasera questo vento quasi caldo che spazza il cielo di Milano e sembra quasi che invece che l'inverno stia per arrivare primavera. Mi piace scontrarmi con le prime bancarelle di abusivi, l'odore dei baracchini di birra e salsicce. Mi piace entrare nel locale, sentire quel'odore inconfodibile, pensare ai musicisti nel loro camerino. Mi piace incontrare gente che mi chiama per nome e cognome e io sia dannato se ricordo i loro, di nomi e cognomi, e si parla come se ci si conoscesse da sempre. Non mi piace tanto che mia figlia, la piccolina, mi telefoni mentre sono sotto al palco e loro stanno attaccando un pezzo di Bob Dylan così che devo uscire fuori perché lei ha il magone che le manca il papà e devo consolarla. Ma mi piace essere un papà.

Ieri sera mi sono piaciuti tantissimo i Fistful of Mercy, il supergruppo (?) composto da Ben Harper, Joseph Arthur e il figlio di George Harrison, Dhani. Come ha detto un mio amico ieri sera, se un merito questo gruppo ce l'ha, è quello di aver de-lennykravizzato Ben Harper e riportato a essere quello che è veramente, quello dei tempi di Welcome to the Cruel World o Fight for your Mind. Sembrava Stevie Wonder ieri sera, che si muoveva sgraziato ma irrefrenabile al ritmo di una musica che gli scorre dentro potente, musica nera, musica dell'anima. Chitarra acustca, Weissenborn siderale (come ha detto Arthur, "hey sapete cosa vuol dire avere Jimi Hendrix che suona nella vostra band?"). Dhani, piccolissimo, ugualissimo al padre nella voce e nel volto: il giorno dopo trent'anni dalla morte di John Lennon, qualche giorno dopo nove anni dalla morte di George Harrison, sto guardando una picola eredità dei Beatles. Che meraviglia. Si alterna alla chitarra acustica, elettrica e al pianoforte, è ovviamente il più beatlesiano e psichedelico della band. In mezzo Josseph Arthur, il più loquace, il più caciarone, il più rock'n'roll. M ricordo di quando lo intervistai, nel 1997, al suo primo disco, lui scoperto da Peter Gabriel, un ragazzone dell'Ohio che se la rideva e che non avrebbe scommesso di fare dishci ancora a lungo, invece eccolo qua. Mi ricordo che in quel 1997 intervistai anche Ben Harper, quando ancora non era trendy come oggi che è una sorta di super eroe anche di Pierluigi Bersani e ha un pubblico in realtà alquanto caciarone che ieri sera erano quasi tutti lì per lui e hanno proprio rotto le palle starnazzando fra di loro come se sul palco non ci fosse stato nessuno. Bah. Allora era un ragazzone timido anche lui, non sapevamo bene di che parlare perché mi avevano mandato da lui all'ultimo minuto. Parlammo di Dio, e ci fumammo qualcosa.


Seduti uno accanto all'altro, sono stati una festa della bella musica. Chitarre acustiche hanno riempito le volte dell'Alcatraz meglio di dieci gruppi heavy metal; armonie perfette, che neanche Crosby Stills e Nash riuscivano a cantare così senza stonare. Tutto il loro primo e unico disco - non ce ne saranno altri, mi sa - e cioè tante ballate che affondano nel cuore, e qualche cover di lusso: Buckets of Rain di Dylan, trascinante, spumeggiante, divertente. To Bring You My Love di PJ Harvey, rockata, densa e incandescente con scambi di assoli di chitarra elettrica a tre, lunghissima e incalzante. Pale Blue Eyes dei Velvet Underground, ma questa mi dispiace è una canzone che solo le donne possono cantare. Scandalous di Prince, funky e devastante come si merita. Durante Restore me di Harper, poi, i tre si sono lasciati andare anche a una sagace ripresa di Stayin' Alive dei Bee Gees che finisce per affondare nelel risate dei tre. Restore Me, che è stato il momento clou della serata con un Ben Harper invasato che sembrava il figlio di James Brown e Stevie Wonder. Alla fine i tre lasciano microfoni e cavetti e si dispongono al limite del palco, snza amplificazione. Cantano With Whom You Belong, che sembra un inno sacro delle Catskill Mountains. Si scambiano di posto tra di loro, vanno avanti che non vogliono più smettere, invitano il pubblico a cantare con loro. E' bello, molto. Mi piace. "Spero che tu possa trovare amici con cui stare", è un bell'augurio, quello che loro stanno cantando.

Mi piace che stasera avevo bisogno di un pugno di misericordia e sono tornato a casa con a fistful of mercy, un autentico pugno di misericordia.

Se volete vedere bellissime foto dei Fistful of Mercy in concerto, cliccate qua sopra.

13 comments:

anna said...

belle foto!
ora chi non ha bisogno di un pugno di misericordia...?
o una pugnalata di misericordia
grazie

Maurizio Pratelli said...

avevo anche il biglietto, ma troppi influenzati a casa. Mi racconterai.
ps mercoledì vieni a vedere olson?

Frank Freedommaker said...

"...se un merito questo gruppo ce l'ha, è quello di aver de-lennykravizzato Ben Harper e riportato a essere quello che è veramente..."

Facciamo attenzione a pronunciarci con questo paragone su Harper dato che: 1. quando ha dato spazio per la prima volta a sonorità del tutto rockeggianti (su "Diamond on the inside")c'era una qualità che il sig. Kravitz si sogna di ottenere! 2. Con i Relentless7 ha fatto rock di maniera, ma pur sempre lontanissimo da quello patinato di Kravitz. 3. Vanno visti dal vivo i Relentless7 per un giudizio completo.

Ciao.

Paolo Vites said...

anche lenny kravitz dal vivo non è male

Anonymous said...

A me piace leggere che a te piace andare ai concerti :)

barbara said...

ho sbagliato!!!!!!!!!...azz!!!!!

Frank Freedommaker said...

Si non è male. Però Ben non canta "c'ho gli stivali di Cavalli" ...

mod said...

Off Topico Totale: ma quanto bello è il tuo template del titolo di blog!!! sono presa. totalmente.

grazie.

love, mod

Paolo Vites said...

billie holiday!

Anonymous said...

1° O.T.
Quando Ho visto la foto il primo nome che mi è venuto in mente è stato questa è B.H.

2° O.T.
E' un casino chiederti di segnalare alcuni concerti che reputi vale la pena di vedere. Mi sono perso gli Swell Season al conservatorio (sbatataggine), i Fistful of Mercy (non sapevo che fossero a Milano). Mentre sul tuo blog ci vengo spesso e trovare un piccolo elenco ...
Thks.

Paolo Vites said...

eh... le anticipazioni no non riesco a farle... sorry.. se capita qualche evento straordinario magari lo segnalo, come quando andarono in vendita i biglietti per cohen, ma segnalare i cocnerti da vedere proprio non ce la faccio

andrea said...

Da un pò di tempo a questa parte ho un pò perso la voglia di andare ai concerti. Adesso ho trovato la cura: le tue recensioni.
Ciao e grazie.

P.S.
Mi intenerisce e mi fa anche molto ridere il fatto che tua figlia ti chiami mentre sta per partire la cover di Dylan. Sembra un film di Woody Allen.

Paolo Vites said...

la mia vita è come un film di woody allen!

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