Thursday, January 25, 2007

Canzoni

“(…) La nostra difficoltà, come veri figli del nostro tempo, cioè ‘moderni’, è quella di riconoscere il ‘Qualcosa dentro qualcosa’, cioè operiamo una riduzione della realtà all’apparenza e perciò viviamo un rapporto con la realtà che ‘ha fatto fuori’ il Mistero (…) quanti, guardando il reale oggi hanno detto: ‘Tu’ al Mistero che fa il reale o che fa l’io destato al mattino?” (J. Carròn).

Star Of Bethlehem (Neil Young, 1977) è una canzone che ha dentro lo smarrimento totale dell’uomo moderno a cui sfugge il confronto con la realtà, come succede nelle migliori canzoni rock. E’ un uomo che si guarda allo specchio al mattino e non sa più riconoscere se stesso perché ha perso ogni capacità di dire ‘Tu’ al Mistero: “Non è difficile quando ti svegli la mattina / E scopri che altri giorni sono passati? / Tutto quel che hai sono ricordi di felicità / Prossimi alla fine”.

La realtà sembra non trattenere le sue promesse migliori e la vita quotidiana diventa un disfacimento, solo ricordi di felicità sfuggita via. La realtà si è fatta miseramente ingannevole e furfante: “Tutti i tuoi sogni e i tuoi amori non ti proteggeranno / In fin dei conti ti stanno solamente attraversando / Ti spoglieranno di tutto quello che potranno prendere / E aspetteranno che tu ritorni”.

Eppure il cantante ha ancora come la vaga sensazione che un tempo c’era qualcosa, un ‘Qualcosa dentro qualcosa’. Adesso è solo come una vaga luce che brilla ancora, e la domanda che lui si pone alla fine, sempre nella miglior tradizione rock, è volutamente ambigua, sembra voler disfare la possibilità stessa di una risposta: “Tuttavia una luce brilla ancora / Da quella lampada nella stanza / Forse la stella di Betlemme / Non era affatto una stella”.



La cometa McNaught il 9 gennaio sulla Spirit Mountain a Duluth, nel
Minnesota

3 comments:

Fausto Leali said...

Quando accompagno i miei figli all'asilo ed a scuola (La Zolla) rimango sempre colpito da quella frase che campeggia all'ingresso "cerchiamo insieme cosa c'é dentro le cose". Forse anche al buon vecchio Neil non dispiacerebbe frequentare ambienti così...
Grazie del post.

Anonymous said...

Sono finito su questo sito quasi per caso, cercando informazioni su un paio di libri e sono rimasto abbastanza attonito. Complimenti, Paolo, perchè affronti la critica musicale con una passione ed una profondità che sta all'opposto dell'ideologia e della supponenza di molti cialtroni che si definiscono "critici".

Paolo Vites said...

"La critica discografica è una forma morta da almeno vent'anni. A nessuno interessa più" (Greil Marcus)

:-) thanx

Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

I più letti