Here's a thought for every man
Who tries to understand what is in his hands
He walks along the open road of Love & Life
surviving if he can
As they took his soul they stole his pride
And as he faced the sun he cast no shadow
(Noel Gallagher,Oasis, Cast No Shadow)
In un giorno di caldo abberrante come ogni giorno di estate milanese di otto anni fa, mi sveglio e comincio a prepararmi a una giornata in cui avrò occasione, in due momenti diversi, di avvicinarmi alla storia del rock, antica e moderna. All'ora di pranzo (come lo può essere per una rock star, l'ora di pranzo) ho appuntamento con Richard Ashcroft, ex cantante dell'unico gruppo inglese degli anni 90 che mi abbia procurato qualche emozione, i Verve, per parlare del suo primo disco solista, Alone with Everybody. Poi dovrò fare in fretta per raggiungere Modena, dove si deve esibire Bob Dylan. Inghilterra e America, il passato e il futuro (già vecchio) del rock.
Perché questa è una sinfonia dolce amara
Cerchi di tirare avanti sei schiavo dei soldi e poi muori
Ti porterò nell'unica strada che abbia mai percorso
Sai, quella che porta nei posti
dove vive tutto il dolore
L'attesa è lunghetta: l'addetta della sua casa discografica mi dice che Richard ha trovato in albergo gli Oasis (che stasera si esibiscono anche loro) e ha fatto bisboccia tutta notte con Liam Gallagher. Mentre bevo un drink e forse anche altri cinque o sei, vedo in un angolo del giardino dell'hotel gli Oasis al completo. Quasi. Manca Noel che dopo una delle proverbiali litigate con il fratello se n'è tornato a casa. Stasera suoneranno senza l'autore dei loro brani e chitarrista principale. Loro, da bravi inglesi, sembrano non essere impressionati del fatto. Liam è lì, in disparte, sembra un po' lo scemo del gruppo a cui nessuno dà rilevanza. Noel è il più grande fan di Ashcroft e dei Verve, a cui ha dedicato la splendida Cast No Shadow.
Finalmente l'incontro con Ashcroft comincia, ma dopo pochi minuti Liam Gallagher si intromette tra noi e parlotta all'orecchio dell'ex cantante dei Verve. Cazzo, penso, la storia del rock inglese del decennio scorso è qui davanti a me. Però, anche quando non è sul palco, questo tiene sempre le mani incrociate dietro la schiena. Da perfetto gentleman si scusa per l'interruzione e se ne va. Con le mani incrociate dietro la schiena.
Tutti questi discorsi sul fatto di invecchiare amore mio mi deprimono
Come un gatto chiuso in un sacco che aspetta di annegare
Stavolta mi sto riprendendo dagli effetti della droga
Non è facile tenere a testa a Richard Ashcroft. Carisma, poi, ne sprigiona a tonnellate. Qualcuno lo ha soprannominato "Mad Richard", Richard il pazzo, per via dei suoi eccessi. Se io avessi passato tutta la notte a bere birra sarei qui ciondoloni incapace di connettere: lui invece è lucidissimo, anche di più - è proprio vero che "the drugs dont work" - e mi rovescia addosso teorie cosmiche sulla reincarnazione, su Dio ("Amo Gesù - bacia il crocefisso d’argento che porta al collo, nda - ma non credo necessariamente a un tipo con la barba seduto su un trono che mi aspetta… "Ladies and gentlemen, we’re floating in space"), accenni a Gram Parsons e all'uso intelligente degli acidi e naturalmente parla delle nuove canzoni. In un momento di lucidità, parla anche del figlio che ha appena avuto, "il modo migliore per fare i conti con la realtà e smettere di pensare di essere una star".
I Verve sono stati un gruppo davvero tosto, anello di congiunzione tra la psichedelia dei 60s, il rock sperimentale tedesco dei primi 70 e la malinconia tutta inglese di Nick Drake. Non capita tutti i giorni che un gruppo tiri fuori pezzi del livello di Sonnet, Lucky Man, Bitter Sweet Symphony, This Is Music e tanti altri. Non li ho mai visti dal vivo, ma dicono che fosse lo spettacolo più incredibile che negli anni 90 si potesse vedere. La chitarra "spacey" del geniale Nick McCabe costruiva strali cosmici e le loro canzoni erano il risultato di jam che in studio andavano avanti per delle mezz'ore. Non ho visto i Verve ma ho avuto la possibilità di vedere Ashcroft due volte, la prima delle quali un paio di giorni prima di quest'incontro, nel piccolo e incantevole Teatro Filodrammatici, venti mentri più a destra della Scala, dove costumi shakespeariani sono posati un po’ ovunque. Ashcroft da solo, con una splendida chitarra made in Nashville, a snocciolare le sue gemme e a commentare: "Visto che sono circondato dai fantasmi di Shakespeare, canterò il mio ‘sonetto’ personale". Anche un sasso si sarebbe commosso. Perché la sua è stata veramente la più bella, carismatica e intensa voce del rock inglese degli ultimi vent'anni.
La musica è la mia vita e io la amo
Giù giù giù andiamo fino a raggiungere il fondo
della nostra anima con questa musica
La coabitazione fra due geni, Ashcroft e McCabe, è costata ai Verve due separazioni. L'ultima, durata ben 11 anni e dopo il loro disco più bello e fortunato, Urban Hymns. Adesso sono tornati. Dicono che dal vivo abbiano coservato tutta la loro magia. Sto ascoltando il nuovo disco, Forth, che uscirà a settembre, durante una anteprima e se alcuni pezzi riaccendono la luce delo loro spacey rock - su tutte Noise Epic, quasi dieci minuti di cavalcata cosmica con accelerazioni, epslosioni e rallentamenti davvero epici - la maggior parte del disco mi sembra "uggiosa", persa in alcune delle meno riuscite ballate di Richard che più che altro ricordano il soft rock da "facciamoci un'altra canna" dei Pink Floyd di Dark Side of the Moon (si capisce che i Floyd mi piacciono poco?).
Probabilmente quando potrò dedicarmi a maggiori ascolti cambierò idea. Il singolo Love Is Noise è già sulla loro pagina MySpace, se per caso siete curiosi.
E Bob Dylan? A un certo punto anche Richard me lo aveva citto, parlando del suo nuovo videoclip ("Mi è venuto in mente Bob Dylan, il video dove si vede anche Allen Ginsberg - Subterranean Homesick Blues - che credo sia il più bel videoclip di tutti i tempi: lui è in piedi in mezzo a un vicolo con dei fogli in mano tutto il tempo, lui mica ha mai fatto cose del genere… voglio dire spogliarsi mezzo nudo durante un videoclip cme ho dovuto fare io"). Raggiungo Modena tra un diluvio e una tromba d'aria tipicamente estive, e lui è là che aspetta. Probabilmente non sa neanche cosa siano i Verve. Attacca un memorabile concerto con Duncan and Brady e la sera dopo a Milano con il canto dei giocatori erranti del XIX secolo, Roving Gambler. Era l'anno di grazia 2000, quando il Never Ending Tour raggiunse il suo apice.
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5 comments:
"persa in alcune delle meno riuscite ballate di Richard che più che altro ricordano il soft rock da "facciamoci un'altra canna" dei Pink Floyd di Dark Side of the Moon (si capisce che i Floyd mi piacciono poco?)"
no dai è lunedì mattina.... devo aver letto male...
la sintassi è orribile, ma il concetto è quello...
cool.
sui blog si invecchia piu' presto che su un palcoscenico, pare: hai una attivita' di pubblicazioni febbrile.
thank you.
Giorgio
ps: haha neanche a me piacciono i pink floyd, ma non lo dico a nessuno
rag
È stao inevitabile andarmi a vedere qualche video... mi ha sorpreso.
aspetterò Forth (vuol dire imminente?)
ciao
ho tutti i cd "fondamentali" dei Pink Floyd e dei Genesis, ma alla fin fine mi hanno sempre annoiato... ma guarda un po' che ho trovato un posto dove lo posso dire...
cheers
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