Sunday, August 08, 2010

Un disco e un racconto (per l'estate)

Sono di passaggio da Milano per una settimana di lavoro che mi aspetta. Qualche giorno fa ero al mare, nella mia hometown, e una sera sotto casa c'era una Pink Floyd tribute band. Non mi sono mai piaciuti i Pink Floyd, figuriamoci una tribute band. Ma ci siamo andati lo stesso, famiglia e amici. Quando siamo arrivati sul luogo, l'80% delle persone presenti tra il pubblico erano anziani over 70. Ora, potevano benissimo essere gente che nel 1967 allora ragazzi avevano comprato The Piper at the Gates of Dawn, che i membri dei Pink Floyd devono essere anche loro ormai intorno ai 70, ma ne dubito. Ho immaginato che alle prime due note, resisi conto che non si trattava di una serata di liscio, se ne sarebbero andati in massa, invece sono rimasti tutti. Il che la dice lunga, sulla povertà di eventi di intrattenimento nella mia hometown. La cosa più divertente è stata però quando, visto un posto a sedere vuoto tra mia moglie e un mio amico, è venuta a sedersi proprio a fianco di mia moglie una mia ex fidanzata dei bei tempi quando di anni ne avevo 17. Non la vedevo più da allora. Naturalmente ho fatto finta di niente e ho finto di immergermi nelle note (stonate) di Wish You Were Here.

Al mare - dove ci torno venerdì prossimo - sto ascoltando poca musica, ma quella poca si chiama Sheryl Crow. Il suo ultimo disco - recensione qui - è davvero divertente e riuscito. Sì lo so, Sheryl Crow è un'altra come Paolo Nutini, non piace alla gente che di musica se ne sa, ma chissefrega, mi è sempre piaciuta e il nuovo 100 Miles from Memphis è il suo miglior album dai tempi dell'esordio. Fresco e pimpante, suona esattamente come suonavano i grandi dischi di black music di fine anni 60, primi 70: Philly Sound, Motown e Stax come se piovesse. E se lei non ha una voce proprio nera, sa produrre i dischi da dio e mi domando, mentre lo ascolto, perché le voci nere vere di oggigiorno non sanno più come si fa a fare un disco di black music, come lo è quello di Sheryl Crow. Chiamano R&B certe porcate da discoteca, o soul music le caprate finto erotico di Mariah Carey e Whitney Houston. Bah.



Al mare sto anche leggendo un bellissimo libro di racconti di Raymond Carver, non ringrazierò mai abbastanza il Nando per avermi fatto uno dei più riusciti regali di compleanno dell'ultima decade. E' la versione moderna di Flannery O'Connor quest'uomo, e come lei i suoi racconti sono stati evidentemente saccheggiati dagli autori di canzoni rock. Eallora eccovi un suo raccontino, che non è sul libro in questione, ma è bello assai. Ci sta proprio bene in questa estate, dove l'unica cosa che conta, ancora una volta, è la tenerezza.


Il dono

per Tess

La neve ha cominciato a cadere ieri a notte fonda. Fiocchi
bagnati scivolavano davanti alle finestre, la neve ha riempito
i lucernari. L’abbiamo osservata per un po', sorpresi
e contenti. Felici di stare qui e non altrove.
Ho riempito per bene la stufa a legna. Regolato il tiraggio.
Siamo andati a letto, dove ho subito chiuso gli occhi.
Ma per qualche motivo prima di addormentarmi,
mi è tornata in mente la scena all’aereoporto
di Buenos Aires la sera che partimmo.
Come sembrava calmo e deserto quel posto!
Un silenzio di tomba rotto solo dal rombo dei motori
dell’aereo che s’allontanava dall’imbarco e
rullava lentamente lungo la pista sotto il nevischio.
Le vetrate del terminal tutte al buio.
Nessuno in vista, neanche i meccanici a terra. “E’ come se
questo posto fosse in lutto”, osservasti tu.
Ho riaperto gli occhi. Il tuo respiro diceva
che eri già addormentata. Ti ho coperto con un braccio
e dall’Argentina sono passato a ricordarmi di un posto
dove ho abitato una volta a Palo Alto. A Palo Alto neve non ce n’è.
Però avevo una stanza e due finestre che davano sulla Bayshore Freeway.
Il frigorifero era sistemato accanto al letto.
Quando mi svegliavo disidratato nel cuore della notte,
per placare quella sete non dovevo fare altro che allungare una mano
e aprire lo sportello. La luce all’interno mostrava la via
per arrivare alla bottiglia di acqua fredda. Un fornello elettrico
era appoggiato in bagno, accanto al lavabo.
Quando mi radevo, la pentola dell’acqua ribolliva
sulla piastra accanto al barattolo del caffè liofilizzato.
Una mattina me ne stavo seduto sul letto, vestito e rasato,
a sorseggiare caffè e a rimandare quello che avevo deciso di fare.
Alla fine feci il numero di Jim Houston a Santa Cruz.
E gli chiesi 75 dollari in prestito. Lui disse che non ce li aveva.
Sua moglie era andata in Messico per una settimana.
Proprio non ce li aveva, punto e basta. Era rimasto a corto
questo mese. “Va bene” dissi io. “Ti Capisco”.
Ed era vero. Abbiamo chiacchierato ancora
un po', poi abbiamo riattaccato. Non ce li aveva.
Ho finito il caffè, più o meno, proprio mentre l’aereo
si sollevava dalla pista nel crepuscolo.
Mi sono girato sul sedile per dare un’ultima occhiata
alle luci di Buenos Aires. Poi ho chiuso gli occhi
per il lungo viaggio di ritorno.

Questa mattina c’è neve dappertutto. Lo notiamo entrambi.
Mi dici che non hai dormito bene. Ti confesso
che nemmeno io. Hai passato una nottataccia. “Anch’io”.
Siamo straordinariamente calmi e teneri l’un con l’altra
come se avvertissimo il nostro traballante stato mentale.
Come se ognuno sapesse cosa prova l’altro. Anche se,
naturalmente, non lo sappiamo. Non lo si sa mai. Non importa.
E’ la tenerezza che mi preme. E’ questo il dono
che mi commuove e mi prende tutto questa mattina.
Come tutte le mattine.


R. Carver

5 comments:

Unknown said...

Oddio... non pensavo di sciogliermi così facilmente... però effettivamnente ho letto per anni Carver pensando che fosse il "tuo" scrittore.

Il raccontino non è nel libro in questione, perchè è nelle sue "poesie", a cui Raymond pare tenesse anche più che ai suoi racconti.

Io mi scarico Sheryl, tu pero' ficca nel tuo iPod gli ultimi di Pete Molinari e Los Lobos, che sono splendidi. Ed a seconda di spazio e gusto anche Chris Isaak e Black Crowes.

ciao -- Nando

Paolo Vites said...

poesia? wow se qs è la sua poesia diventerà il mio poeta preferito - pete molinari sfondi una porta aperta, i los lobos non fanno un disco decente dai tempi di Kiko, ma proverò ad ascoltarlo.

black crowes quale??

antonio lillo said...

Alla fine feci il numero di Jim Houston a Santa Cruz.
E gli chiesi 75 dollari in prestito. Lui disse che non ce li aveva.

c'è qualcosa di kerouac in questi due versi, non pensate?

Fausto Leali said...

Hey, ma la signora non lo legge il blog? :-)

Great post and welcome back.
Beato te che venerdì te ne torni al mare....

ciciuxs said...

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