A volte torna con un suo disco. Discreto, gentile, senza quei modi un po' presuntuosi che talvolta caratterizzano altri esponenti della musica italiana che spesso si considerano il centro del mondo. Eppure Luigi Grechi di ragioni per considerarsi tale ne avrebbe tante. Adesso che è tornato a usare anche il suo cognome paterno, De Gregori - già, perché lui è il fratello più grande di un certo Francesco De Gregori - che per tutta la sua carriera aveva nascosto in cambio di quello materno, proprio per quel suo carattere gentile che non ha mai voluto favoritismi o scorciatoie, Luigi sembra voler reclamare qualcosa di suo. Fa bene: è stato lui ad aprire la strada della canzone d'autore a una generazione di pargoli che senza di lui forse avrebbero faticato di più a trovare il successo. Stiamo parlando di suo fratello, di Antonello Venditti e tanti altri, che lui, un po' più grande di loro come anni, ha tenuto a battesimo ed educato musicalmente.
Ha fatto loro conoscere i grandi della canzone d'autore americana a cui poi si sono ispirati, ha insegnato a stare su di un palco. Oggi Luigi pubblica uno dei suoi lavori discografici migliori, in una carriera rada di titoli, ma non di grandi canzoni, basti pensare a quella Il bandito e il campione che suo fratello ha portato in classifica. "Angeli e fantasmi" recupera brani già incisi e ne regala di nuovi, sempre su quella strada intensa di narrarorie di storie e di autore elegante, tra il folk nordamericano e la tradizione popolare italiana. Ad accompagnarlo musicisti di classe quali Paolo Giovenchi e Stefano Parenti, Francesco Bellani, Fiore Benigni, Leonardo Petrucci, Andrea Tarquini alla chitarra, Alessandro Valle a dobro e pedal-steel e Franz Mayer al contrabbasso ad arco. Un disco da ascoltare a lungo, come un bel libro che non si finsice mai di sfogliare.
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