Monday, June 30, 2008

Follow that dream

27 luglio 1958: una ricerca eseguita dalla Esso avverte i fan della musica rock che ascoltarla mentre si guida può causare un maggior consumo di benzina e quindi costare parecchi soldi. I ricercatori sostengono infatti che il ritmo spinto del rock'n'roll costringe il guidatore a "spingere" sull'acceleratore, facendo consumare più benzina...

Se solo potessi trovare un bianco che possiede il suono e il sentimento dei neri farei un milione di dollari
Sam Phillips

Una cospirazione cosmica contro la realtà a favore dell’avventura
W.J. Cash

Quando ero un ragazzo eroe l’eroe dei fumetti e dei film. Sono cresciuto credendo in un sogno. Adesso lo sto vivendo. Questo è tutto quello che un uomo può chiedere
Elvis Presley

Memphis, Tennessee, primi giorni del luglio 1954. Caldo afoso, tra Beal Street e Union Street, dove in un piccolo edificio d’angolo ha i suoi uffici e il suo piccolo studio di registrazione la Sun Records. Il proprietario è un certo Sam Phillips. Da anni registra e poi pubblica dischi di musicisti di colore, gente come Ike Turner, B.B. King, Rufus Thomas e altri. Con Junior Parker ha anche scritto, modellandola da una vecchia melodia della Carter Family, un pezzo che nelle mani di un altro, poco tempo dopo, diventerà il simbolo stesso del rock’n’roll ancora a venire. Si intitola Mystery Train. Quella che Phillips registra è musica eccitante, sexy e minacciosa allo stesso tempo, ma gli acquirenti di quelli che ancora si chiamano “race records” non fanno mercato.
Le vendite sono poche e poi questi dopo un disco o due emigrano tutti a nord, a Chicago soprattutto, dove da anni c’è una effervescente scena blues dominata da nomi come Muddy Waters. Lassù i soldi girano, e Sam Phillips ha un debole per i soldi. Sta cercando qualcuno in grado di cambiare le regole del gioco, e quel qualcuno può esser solo un bianco.

Furono i giorni di gloria del rockabilly, un momento in cui i ragazzi furono uomini e gli uomini ragazzi, quando autentiche leggende che ancora camminano per la terra emersero e la gente più semplice partecipò al viaggio.
Il rockabilly era musica veloce, aggressiva: un battere di batteria semplice e brioso, accordi taglienti di chitarra, un pianoforte country boogie selvaggio

Greil Marcus

Quel pomeriggio del 4 luglio 1954, nello studio della Sun, sono in quattro: Bill Black, bassista; Scotty Moore, chitarrista. Dietro il vetro, alle macchine per registrare, c’è Sam Phillips. E poi c’è un ragazzino manco ventenne, il cantante: si chiama Elvis Presley. Stanno provando da ore qualche pezzo da mettere su disco senza alcun risultato positivo.

La frustrazione prende il sopravvento e fanno una pausa. Parlano, scherzano, lo conosci quel brano di Crudup, quello che fa così. Elvis prende la chitarra e la strimpella e libero dagli ordini di Phillips lascia uscire fuori la sua anima. Billy e Scotty gli vanno dietro. Questa musica è selvaggia, pensa Phillips. Rifatela ragazzi che vi registro.: “Thats all right mama, that’s all right…”.
“Quando ascolteranno quello che abbiamo registrato ci cacceranno dalla città” dice il chitarrista. Chi suonerà un disco del genere, pensa Phillips. Non la gente bianca perché questa è musica per neri, e per i neri questa cosa è troppo hillbilly.

Il 19 luglio il disco, That’s All Right, viene pubblicato, ma è il retro di una ballata country, Blue Moon Of Kentucky. Non importa, la gente lo comprerà solo per il lato B. Quelli che seguiranno saranno i giorni di gloria del rockabilly e il lancio di Elvis Presley e con lui di una musica che cambierà il mondo, il rock’n’roll. Nulla sarà più come prima, ma per l’uomo che pensava di poter vivere in un sogno, quel sogno lo ucciderà. Perché non si può vivere dentro a un sogno.

6 comments:

Gattosecco said...

Ogni volta che leggo di questa storia rimango affascinato e poco importa se il "punto zero" del rnr sono le prime registrazioni di Elvis o Bill Haley.

Leggendo le prime righe però mi è venuto alla mente uno strano flashback. Mi ricordo di più di dieci anni fa (stavo prendendo la patente) quando il solito benpensante mi snocciolò la teoria del rock in auto + velocità. Ecco come nascono leggende metropolitane (e come rimangono consolidate negli anni). E alla faccia di questo tizio stasera mi godo Ian Anderson e soci.

Paolo Vites said...

a me invece hanno sempre detto che ascoltare musica rock in macchina è pericoloso perché ti gasi, pigi l'acceleratore e vai a schiantarti... in effetti tengo sempre la musica così alta in macchina che non mi accorgo neanche di avere una ambulanza dietro con la sirena a manetta e agli incroci rischio spesso di schiantarmi con una macchina della polizia che passa a sirene spiegate...

Anonymous said...

Elvis ha cercato di vivere un sogno che non aveva basi sulla realtà, ed è corso verso l'autodistruzione... e poi, l'avevano voluto Elvis per la loro allegria...

Luca Skywalker

Berlicche said...

I sogni sono sempre letali, se ti perdi in essi.
Però io pigio sull'accelleratore anche con Bach...

Paolo Vites said...

wow berlicche in persona.. adesso che il diavolo è venuto a trovarci siamo un vero sito rock :-))

welcome

Berlicche said...

Oh, io passo abbastanza spesso, se posso - anche se di solito non mi sento in grado di commentare.
In compenso, ascolto...

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