Thursday, June 05, 2008

My bloody valentine

C’è un uomo che parte, presumibilmente dal nostro opulento e annoiato mondo occidentale, verso i mari del Sud, verso i loro coralli, alla ricerca della Stella del Sud. È solo una metafora, del viaggio intrapreso dal fotografo Robert Mapplethorpe quando, ammalatosi di Aids, piano piano va verso la sua morte cercando, titanicamente, di combatterla. Sta cercando la Bellezza, prima di morire, la cerca nel Mar di Corallo. Questa storia la poteva raccontare solo Patti Smith, amante prima e poi amica fraterna dello scomparso fotografo e lo ha fatto in un libro pubblicato nel 1996, The Coral Sea.

Adesso questa storia arriva anche su disco, su doppio cd: spoken word con accompagnamento musicale del leader dei My Bloody Valentine, Kevin Shields. Il primo cd contiene la registrazione tenuta il 22 giugno 2005 alla Queen Elizabeth Hall di Londra; il secondo quella del 12 settembre 2006, le uniche due volte in cui la poetessa e cantante americana si è cimentata in una performance che lei stessa temeva di non essere in grado di portare a termine, per il coinvolgimento emotivo con il soggetto e per la difficoltà dell’esecuzione stessa: “Avevo provato a leggere questo poema in pubblico, ma non ero mai riuscita a sostenerne l’emozione” ha detto lo stessa Patti Smith. “Eseguirlo con Kevin Shields mi ha dato un orizzonte in cui esplorare le emozioni che mi portarono a scrivere quest’opera. Credo che insieme siamo riusciti a produrre un memoriale degno di Robert che fu, quando ero giovane, la mia bloody valentine”.

Non è ovviamente un ascolto facile, questo di The Coral Sea, soprattutto per noi italiani. Chiunque ami la recitazione spoken word su accompagnamento musicale però non potrà sottrarsi all’ascolto: a parte Jack Kerouac e il primissimo Bob Dylan, non ci sono altri esempi in campo musicale di capacità a recitare poesia davanti a un pubblico di pari livello emozionale come quello che è in grado di proporre Patti Smith. Veramente il concetto di canzone e poesia appaiono trasfigurati in una forma d’arte complementare che non necessita del capire ogni singola parola detta dall’artista, ma solo di lasciarsi trascinare in un viaggio oltre le porte della percezione. E senza bisogno di droga.

Se una volta Patti Smith era il nostro Rimbaud rock’n’roll, adesso è diventata San Giovanni della Croce, la mistica della compassione. Che Dio la benedica.

2 comments:

Anonymous said...

selvaggia e innocente

SOLO LEI, non c'è storia

Luca Skywalker

Anonymous said...

Grazie per l'ottima (al solito) segnalazione. Non si può non concordare su Patti Smith.

Nell'arte ostica ma luminosa dello spoken word segnalerei anche l'immenso John Trudell.

Tommaso.

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