Tuesday, July 08, 2008

It's only rock'n'roll

If it makes you happy
It can't be that bad
If it makes you happy
Then why the hell are you so sad


È l’estate dei castelli rock. Dopo Bingham nella bassa padana, corriamo adesso sulle highway che portano al mare. Savona è una città orribile, ma la rocca Priamar (nelle cui segrete ci passò del tempo al fresco anche Mazzini) è davvero affascinante, lassù a dominare il porto e con vista fino alla Costa Azzurra lontana. La brezza marina soffia piacevole mentre inforchiamo il ponte levatoio che conduce all’area concerti e un gruppetto di persone ci viene incontro in direzione opposta. Una bella donna piccolina stringe forte in braccio uno splendido bimbo.
È Wyatt, e lei è la mamma rock più affascinante d’America. C’è confusione attorno a lei, di manager, baby sitter e gente varia, ma incrociamo brevemente gli sguardi e lei lascia andare un sorriso. Finalmente ci incontriamo per un concerto, e basta con queste noiose interviste.

Che sarà un gran bel concerto. Era da dieci anni esatti che non la vedevo più all’opera e allora la ragazza del Missouri mi era sembrata troppo leziosa e contratta. In precedenza, l’avevo vista all’indomani del suo primo disco, nel 1994, spigliata e divertente, con il suo tuesday night music club nelle vene, togliersi anche a un certo punto gli stivaloni da cowboy per proseguire a piedi nudi.
Stasera, seppure donna matura, ha recuperato quella voglia di divertirsi e circondata da un ottimo ensemble che sembra uscito dal film Almost Famous per look e sonorità seventies (breve assolo di batteria e percussioni incluso) lascia partire poco meno di due ore di divertimento puro. Ci sono i brani del nuovo Detours – su tutte la caledoiscopica Out Of Our Heads, una festa di note e colori che viaggia dai ritmi caraibici alla gioiosità dei Beatles del White Album – ci sono sorprese graditissime come The First Cut Is The Deepest del primo Cat Stevens che da sola vale il viaggio da Milano fino a qui.
Un piccolo intermezzo semiacustico, seduta sullo sgabello da folksinger con la bella Strong enough in versione country alla Dixie Chicks e poi brani che pochi songwriter degli ultimi 15 anni possono vantare, ad esempio If It Makes You Happy, che ancora risuona della stessa dichiarazioni di intenti che aveva quando fu composta.

Prima c’era stata anche Run Baby Run e penso che Sheryl Crow non ha mai cantato così bene come adesso. Vederla divertirsi, ballare e cantare sul palco, pensando al tumore che solo poco più di un anno fa l’aveva colpita, è un inno alla vita. Semplice come un buon rock’n’roll degli anni 70. Un ultimo bis appropriato: “Tutto quello che voglio fare è divertirmi un po’”.
In fondo, “se ti rende felice, non può essere una cosa brutta”. Poi via nella notte. C’è un bimbo che aspetta, il rock’n’roll lifestyle lasciamolo ai giovani.

3 comments:

RagmanDrawcircles said...

yeah, baby, that's very rock'n'roll!
whish i was there with you.
al prossimo castello.
ciao grazie, rag

Fausto Leali said...

ci avrei giurato che non ti saresti perso la tua Sheryl...
che invidia... ma quella foto col bimbo l'hai fatta tu o l'hai rubata da internet ? :-)

Anonymous said...

into the wild...
summer,
into your smile
it's possible
touch the impossible
keep rockin'

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