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Il localino, intitolato a una canzone di Vinicio Capossela, sperduto nella Brianza (alcolica, of course) è dove li incontro, Chris Burroughs e Neal Casal. Ho arrancato nella notte fino a qui, perdendomi e ritrovandomi una mezza dozzina di volte, ma se Chris Burroughs non lo conosco ancora (avrò modo di apprezzare le sue qualità durante la serata) per la prima volta di Neal Casal in Italia faccio questo e altro.
Credo fosse il 1997, non ricordo se primavera, autunno o inverno. Propendo per la stagione fredda, dato che nell'intervallo tra i loro due set, introduco i due songwriter americani ai piaceri della grappa. Burroughs, da vero rocker abituato a tequila shots, manda giù senza mostrare particolari segni. Neal vacilla, tossisce e barcolla: "Fuck man...". Deve essergli paciuta però, perché quando dieci anni dopo ci ritroviamo (su Internet), quando gli chiedo se si ricorda di me, dice: "Come non potrei? Sei quello che mi ha fatto bere il mio primo bicchiere di grappa!".
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Deve averne bevuta da allora, evidentemente. Diciamo che sono stato anche il primo giornalista italiano a intervistarlo, all'indomani dell'uscita dell'entusiasmante, formidabile, tutt'oggi bellissimo suo esordio,
Fade Away Diamond Time (1995). Un disco che ci lasciò tutti a bocca aperta, con quel capolavoro assoluto che era Free to Go che sembrava arrivare dritto dritto dai solchi di Zuma di Neil Young, solo suonato e cantato ancora meglio. Non ricordo più come feci a trovarlo per intervistarlo, perché, un anno dopo quel disco che sembrava dovesse lanciarlo nel firmamento dei nuovi rocker d'America, Neal Casal era già senza contratto e casa discografica, scaricato nel corso di una battaglia legale e di tagli fra la sua etichetta, la Zoo, e la potente BMG che si rifiutò improvvisamente di distribuire il suo cd dopo una breve apparizione nei negozi. Coglioni.
Fu ciò che ne bloccò per sempre la possibilità di diventare una star, per questo ragazzo del New Jersey perdutamente innamorato della California anni 70. Ma non gli impedì di continuare a fare dischi sempre belli, anzi bellissimi, solo pubblicati per oscure etichette europee, continente nel quale continuò a esibirsi mentre negli States nessuno sapeva chi fosse. Destino comune a tanti americani in esilio, da Elliott Murphy a Wlly DeVille...
Lo avrei visto live ancora un paio di volte, anche full band in una entusiasmante serata a Sesto Calende per pochi intimi.
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Tra i suoi tanti bei dischi, mi piace ricordare l'oscuro, doloroso, di purissima bellezza acustica
Basement Dreams, come se Nick Drake fosse vissuto a Malibu; l'ambizioso
Anytime Tomorrow, con quei rimandi agli Stones di Exile on Main Street (Willow Jane è la più bella canzone rock dai tempi di Sweet Virginia) e ai Beach Boys (Oceanview è una finestra aperta tra Pet Sounds e Smile). La divertente avventura degli Hazy Malaze, poi, due dischi intrisi di funk e rock-blues come se Sly Stone e James Brown fossero stati negli Eagles. E ancora:
Rain, Wind and Speed. Poi anche un disco splendido in coppia con la bravissima (e bellissima) Shannon McNally. Quante belle storie, quante grandi canzoni. Una voce capace di armonizzare come pochissimi, un tocco di chitarra acustica da paura, degno del miglior David Crosby in acido e in open tunings...
E che fa Neal Casal, visto che i suoi dischi se li comprano pochi pazzi? Per arrotondare, visto che è un chitarrrista con le palle, prima va a suonare nella band di Lucinda Williams. Qualche anno fa gli avevano chiesto anche di unirsi ai Black Crowes. Poi approda a quella di Ryan Adams. Argh. Via e-mail, talvolta abbiamo discusso di come sia ingenerosa la vita, se uno come lui, con il suo talento un milione di volte superiore a quello di Adams, deve adattarsi a far ciò. Lui l'ha sempre messa in ridere, difendendo il Ryan, dicendo che è un genio. "You are the fucking real thing" gli ho sempre risposto io. Ma non importa, mi sembra contento e soddisfatto. E' sempre stato uno semplice e umile, Neal.
Mi ha detto, l'altro giorno, quando gli ho detto quanto mi sembri bello il suo nuovo disco,
Roots and Wings: "So glad you like my new record, that means alot to me. For me, it's the best one I've ever made". God bless you Neal, and keep rockin'.
Ps: c'è anche un bel sito italiano dedicato a Casal per chi vuole saperne di più:
http://www.nealcasal.it/