"And I just want to say that when I was sixteen or seventeen years old, I went to see Buddy Holly play at Duluth National Guard Armory and I was three feet away from him...and he LOOKED at me"
C’è una battuta, che circola tra gli hard core fans dylaniani: “Ero in prima fila, e Bob Dylan a un certo punto mi ha guardato dritto negli occhi! A me, proprio a me!”. È un po’ il sogno di taluni, come se un performer su di un palcoscenico prima o poi non finisca per guardare negli occhi chi si trova a pochi metri davanti a lui. È il desiderio di sentirsi guardati dal proprio idolo, di sognare che lui sia rimasto colpito in qualche modo da te. A parte che Dylan, poi, è anche miope cecato, non indossa mai le lenti a contatto e fa fatica a distinguere il volto di chi si trova a due centimetri da lui, figuriamoci quelli che sono sotto al palco. Pare però che le belle ragazze riesca a individuarle sempre. O quasi.
Tutto ciò perché la frase posta a inizio di questo post, pronunciata nel 1998 da Bob Dylan durante la consegna del Grammy, a proposito di quella volta (il 31 gennaio 1959) in cui si recò a vedere Buddy Holly, si conclude proprio come farebbe uno dei suoi tanti fan: “E mi guardò dritto negli occhi!”. Siamo tutti dei fan, in fondo.
Al Duluth National Guard Armory cinquant’anni fa, uno dei maggiori talenti della prima ondata rock’n’roll teneva uno dei suoi ultimissimi concerti. Pochi giorni dopo, il 3 febbraio, si sarebbe schiantato sull’aeroplanino che doveva portarlo a Fargo, North Dakota. Insieme a lui un altro giovanissimo talento, il rocker chicano Ritchie Valenzuela (l’autore de La bamba) e Big Bopper, un dj texano diventato anche lui un rocker. Sarebbe stato il giorno passato alla storia come quello in cui la musica morì. Lo avrebbe cantato Don McLean, anni dopo, nella sua epocale American Pie. Di fatto, se la musica rock non sarebbe morta, sarebbe morta quella affascinante, emozionante e innocente prima fase, quella che con il rockabilly di Elvis aveva dominato gli anni 50. Nello stesso periodo in cui Holly moriva, Elvis era già partito per militare, abbandonando la musica; Little Richard aveva deciso di farsi sacerdote e Jerry Lee Lewis, con il matrimonio con la cugina tredicenne, sarebbe finito nel dimenticatoio, censurato da tutti.
A pensarci bene, fu forse davvero il giorno in cui la musica morì. Niente sarebbe più sato lo stesso, nel bene e nel male. Ma un ragazzino di 18 anni, abitante a Duluth e con la testa piena di sogni di rock’n’roll, avrebbe raccolto la torcia, lanciatagli quella sera da Buddy, dal palcoscenico. Nessuno dei due ne era consapevole, ma quella sera accade uno di quei piccoli eventi pieni di magia che talvolta accadono. E sì, quella sera Buddy Holly guardò Bob Dylan dritto negli occhi.
La setlist di quella serata del 31 gennaio 1959
Gotta Travel On
That'll Be The Day
Everyday
Maybe Baby
It Doesn't Matter Anymore
True Love Ways
Heartbeat
Peggy Sue
Oh, Boy!
Brown-Eyed Handsome Man
It's So Easy
Not Fade Away (Encore)
Bo Diddley (Encore)
Rave On (Encore)
Ps: se esiste un torrent o anche un mp3 di questa serata, fatemi un fischio.
Pps: grazie a Blair Miller per le preziose documentazioni.
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3 comments:
mi suona quest' aneddoto.... Chronicles??? forse faccio confusione. Boh, non lo so. So però che 10 minuti fa il pirla della Feltrinelli mi ha detto che per Greil Marcus devo aspettare ancora una settimana. Che palle Mentore!
Da buon vecchio Dylaniano questa cosa "degli occhi" l'avro' sentita centinaia di volte.
Ho anche sentito pero' che Bob ha uno sguardo che fa' un po' paura.
Che ne dite?
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