Fra poco più di una settimana tutta l'Italia musicale - e non - si fermerà per ricordare i dieci anni dalla scomparsa del grande genovese, il maestro dei cantautori, il poeta: Fabrizio de André. Ne parleranno tutti e allora eviterò di farlo anche io, che peraltro non ne ho neanche i numeri, avendo da sempre prestato poca attenzione alla musica italiana: il De André che ho amato io è quello del post-Rimini, perché a me contemporaneo, perché più rock, perché più ironico. Perché ha inciso una gran bella versione di un pezzo di Bob Dylan, Romance in Durango (ma lo aveva fatto anche prima con Desolation Row). E soprattutto perché ha inciso il più bel disco italiano di sempre, Creuza de ma, e non lo dico perché sono genovese anche io, ma perché è vero. Belìn.
Il mio amico Mark Harris sta preparando una serata tributo che andrà in onda l'11 gennaio appunto, durante il programma di Fazio: c'è molta curiosità al proposito anche perché per ragioni cotnrattuali non ha potuto rivelare i nomi dei partecipanti. Sicuramente sarà l'evento musicale in ricordo di De André da vedere e ascoltare.
Non avendo neanche mai incontrato di persona Fabrizio (il più vicino che ci sono andato fu una sera che ero a casa di Massimo Bubola, poco prima di un Natale di metà anni 90; squillò il telefono ed era "il grande vecchio", come lo chiamava lui, che chiamava per fare gli auguri. Ricordo che l'atteggiamento, sempre simpaticamente spavaldo e sicuro di sé di Massimo, cambiò per farsi improvvisamente umile e filiale) non ho proprio i numeri per scrivere di lui. Dirò allora due parole su sua moglie Dori. Spesso (sempre?) ci si dimentica che per essere la compagna di un artista, di un genio, ci vogliono un coraggio e una forza incredibili. Spesso ci si dimentica la fatica che fanno le donne di questi uomini; spesso ci si dimentica di loro. Dori Ghezzi l'ho incontrata, una volta. Eravamo a un mega party dedicato a Peter Gabriel (potete immaginare il mio interesse... peraltro ci mise ore ad arrivare e io per quando lui si degnò di giungere me ne ero già andato a casa) quando al colmo della noia svoltai in una saletta riservata. Vidi dall'ingresso la Nanda, la carissima Fernanda Pivano, e andai verso di lei per salutarla. Mentre ci baciavamo, scorsi a fianco a lei una bellissima donna di cui non mi ero accorto da lontano. La Nanda ci presentò, era Dori Ghezzi. Come sempre, facendomi immeritati complimenti sul mio ruolo di pseudo esperto dylaniano. Rimasi però scioccato quando Dori esclamò: "Ma certo, Paolo Vites! Chiunque sia appassionato di Bob Dylan in Italia non può che leggere quello che scrive lui". O qualcosa del genere.
Non riuscii a spiccicare parola, al massimo mormorando mentalmente un "sti....". Pensare che Dori Ghezzi avesse mai letto qualcosa di mio era emozionante; pensare che in casa De André fosse giunto qualcuno dei miei scarabocchi dylaniani lo era ancora di più. Pensare che Fabrizio lo avesse letto anche lui, era... wow. Cercai di pensare se non avessi mai scritto qualche corbelleria su di lui, ma se anche lo avessi fatto, evidentemente ero stato perdonato.
Comunque Dori, quella sera, era bellissima. Ancora lo è. Ha fatto compagnia a un grande artista, e tanto basta. E ha interpretato una canzone che a me piace tantissimo. Credo che uscì poco dopo che avevo finito la scuola, ma delle ragazze che incontravo a scuola tra la fine dei 70 e i primi 80 quella canzone incarnava benissimo la confusione, lo smarrimento, la passione. Ragazze come Dori, che guardavano alla vita con malinconia e desiderio. Ragazze come Margherita.
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11 comments:
Beeella Trites!
Penso con terrore ai prossimi giorni, ai fiumi di parole e canzoni di chi davvero non ha i numeri per scriverne e, soprattutto, per cantarlo. Leggere post come questo rincuora. Non al denaro non all'amore nè al cielo rimane il mio disco di De Andrè. E anime salve con il suo tour, l'ultima volta.
Ancora una volta mi trovo d'accordo con te: Creuza de Ma è il capolavoro della musica italiana, che io pure ascolto poco
De Andrè: il mio cruccio è che non ho mai assistito ad un suo concerto, questo non me lo perdonerò mai, perchè dalle mie parti qualche volta è passato
Qualche anno fa all'Agnata in una calda pasquetta Paolo Fresu organizzò un tributo jazz al Faber, e fu l'unica volta che vidi Dori Ghezzi: non riuscii a trattenermi, e come molti altri mi avvicinai a salutarla, e anche con me Lei fu molto dolce e "mamma" (eravano un gruppo di giovani, io non proprio tanto, a dire il vero)... ricordo sempre con piacere quella giornata..
Bubola... visto dal vivo varie volte, ho il suo autografo con dedica in un paio di suoi cd... nella mente di molti ha vissuto all'ombra del Faber, e chi lo considera così fa un grsso errore
Luca Skywalker
questa la metti nel prossimo libro vero?
non ne faccio più di libri. la prossima volta faccio un film.. heehe
Ma sei proprio sicuro di non avere i numeri per scrivere anche di lui?
Comunque ti aspetto al cinema.. :-)
un film?
madre de dios...
Luca Skywalker sorridente
signor vites scusi il disturbo ma siccome sul mio blog ho pubblicato un post sul rock del 73, l'annata che preferisco, e visto che lei è un esperto molto più esperto di me e per di più lavora nel campo, mi piacerebbe una sua opinione (solo se le va eh, non è un imperativo, tanto più che non ci ho messo immangini e magari all'apparenza è un pò un mattone)
saluti
sono appena stata a genova
la seconda volta in una settimana
la seconda volta, solo per la mostra su De André
una mostra con ombre e luci
ma le luci sono così abbaglianti che illuminano anche le ombre.
il concetto della mostra è lucido e anarchico
è un (bel) po' come lui, come me lo sono sempre immaginato
e pazienza se si scriveranno e diranno fiumi di parole su De André
se servirà a farlo conoscere a chi non c'era, quando c'era lui.
perché serve a fare capire che lui c'è sempre. e che ci sarà sempre bisogno di menti e voci come la sua.
grazie
caugherlaura
(che ha ancora negli occhi lo splendore del Levante, ma questa è un'altra storia)
Sto aspettando con ansia "la serata". E' vero sono saliti tutti sul carozzone, non solo quelli che l'ammiravano da sempre. Il primo disco che ascoltai di lui fu "Non al denaro non all'amore nè al cielo" a quello sono rimasto legato in modo speciale poi, anch'io, per ragioni anagrafiche, ho amato i dischi miei contemporanei da Rimini in poi. E ancora quel disco indimenticabile con la pfm, alla scoperta delle canzoni più vecchie.
L'ultima volta che passò per Verona, mia moglie mi disse "Non l'abbiamo mai visto, andiamo" ed io le risposi che non c'era problema se ci fossimo andati l'anno dopo o al prossimo passaggio...morì poco dopo. Inutili altri commenti.
ciao bellissimo post (come sempre).
silvano.
Grande Mark Harris: ha organizzato una gran bella serata in ricordo di De André!
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