Saturday, January 24, 2009

Perduto tra gli alberi

"The song is for the painter who lost both of her hands, the song is for the wanderer who never came home again, for all those with broken hearts, I know what you’re going through"
(Song for a painter)

Quell'inverno, freddo e bastardo, sembrava non finire mai. Nei suoi anni di vita che ormai si avvicinavano ai 50 non aveva mai provato tanto freddo. La neve sporca rendeva le strade della città melma liquida e dopo la neve erano venute giornate di pioggia continua e l'umidità che entrava nella macchina al mattino presto, quando lui si alzava per andare al lavoro.
Le luci al neon della grande metropoli erano come filtrate da una nebbia viziosa, presagio di cose cattive, tristi, che lui sentiva comunque nella sua anima. Oltre al volto di lei, continuava a pensare ai suoi genitori, mentre guidava mezzo tramortito dal sonno. Erano anni che non pensava più a loro, e si domandava perché adesso. Ma forse lo sapeva. Era quel cd stregato che gli faceva venire in mente certi pensieri, ne era sicuro. Quel cd che non voleva saperne di andare, nel lettore della sua scassata vettura. Faceva dei rumori strani, il cd. Le canzoni si interrompevano come se non fossero mai state finite o qualcuno avesse tolto la corrente sul più bello. E poi no, un quartetto d'archi stile Vivaldi che diavolo c'entrava in un disco che sembrava la raccolta folk degli ultimi sopravvissuti al diluvio universale sulle Appalachian Mountains.
Ogni volta era costretto a toglierlo perché lo infastidiva, lo provocava, e naturalmente mandava a fanculo il lettore cd. Perché quegli strani rumori, come passi nell'oscurità e una porta che si chiude, non potevano essere nel cd.
La sera tornava a casa nello stesso buio che aveva lasciato al mattino quando era uscito. Con più umidità nelle ossa e ancor più freddo nell'anima. E quelle melodie oblique nella testa. Ma a casa quel cd non voleva suonarlo. Pensava gli avrebbe fatto male. Glielo aveva regalato lei, anzi gli aveva mandato un link per scaricarlo e basta, senza note alcuna. E lui manco si ricordava quale fosse il nome della band. Era solo, a casa, una casa vuota. Pensò, con un ghigno, che se quel cd che lo perseguitava meritava un titolo, quello sarebbe stato giusto, All alone in an empty house.
Ogni mattina usciva ancora e nel buio bagnato a ogni lampione guardava il volto delle ragazze che attraversavano in fretta sperando di rivedere il suo. Lei era sparita come il link di quella e-mail. Lei era nata in primavera, ma lui era nato troppo tardi. Prenditela con una semplice svolta del destino, come diceva quello là.
Ma le canzoni... oh doveva suonarle, almeno in macchina. In quelle voci sussurate, in quelle melodie di una tristezza che si risolveva sempre con un barlume di speranza, in quell'orchestra di archi e pianoforte che per lunghissimi minuti accendevano i più nascosti reconditi di un'anima tormentata, facendogli intuire gli splendori che sono oltre la tomba, come diceva il poeta, c'era il volto di lei.
Fu così che una sera, quando pensava che troppo fosse troppo, si decise di suonare il cd a casa, nel suo impianto stereo. E la musica che ne uscì fu bellissima, come non avesse mai ascoltato quel disco. Il freddo e la pioggia sparirono, e le canzoni sembrarono nuove e allo stesso tempo antichissime, come provenire da un tempo immemorabile. Desiderio e nostalgia, ecco cosa diceva quella musica. Ed era esattamente quello che lui aveva nel cuore, desiderio e nostalgia. E fu quando il disco finì che il campanello di casa suonò. All'inizio lui pensò fosse un altro degli inquietanti trucchetti disseminati in quel cd, invece era proprio la porta.
Aprì, e si trovò davanti lei. Sorridente, gli disse: "Finalmente lo hai fatto. Finalmente lo hai ascoltato. Puoi avere anche il mio cuore adesso, ma ricordati che io non ti appartengo. Così come non ti appartiene la musica".

Il giorno dopo, un raggio di sole fece finalmente capolino sulla città ancora bagnata.

Ps: tutto questo perché non sapevo come parlare di uno dei dischi più belli, misteriosi, spiazzanti e fascinosi che abbia mai ascoltato da anni, All alone in an empty house, dei Lost in the Trees. Non è un ascolto facile, ma ne vale la pena.
http://takethesongsandrun.wordpress.com/2009/01/11/lost-in-the-trees/

http://www.lostinthetrees.com/home.htm

7 comments:

ciciuxs said...

vero, è un disco bellissimo. E' da un po' che pensavo di scriverne sull'armadillo ma sono felice lo abbia fatto tu, sei molto più bravo di me con le parole. thanks

Fausto Leali said...

Lo ascolterò.
E grazie per le tue parole, anche quelle scritte tra le righe.
Sei davvero unico..
a presto

Anonymous said...

Questo post è davvero meraviglioso.
Sono contento che il disco ti sia piaciuto e grazie mille per il link.
A presto!

silvano said...

Complimenti per il racconto.
Detto questo ho ascoltato tre canzoni e sono meravigliose. Veramente meravgliose. Non riesco a collocarli bene, ma sono bravissimi. Folk, un po' di pop, un po' di musica classica, mi ricordano vagamente i lambchop e alcune cose della Penguin...ma in realtà non ha nessuna importanza cosa mi ricordino, è che proprio la scrittura delle canzoni è bellissima.
Grazie Paolo, non li conoscevo ora me li procurerò.
ciao, silvano.

Maurizio Pratelli said...

tutto questo è meraviglioso! ora devo subito ascoltarlo. grazie.

Anonymous said...

tu sei il mio puscher, vado ad ascoltarlo anch'io, ciao, marcello

PS il tuo libro non riesco a leggerlo neanche con gli occhiali,azzzz.....

Anonymous said...

si è aperta una porta!
grazie

Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

I più letti