Saturday, April 18, 2009

It's all good

There didn’t seem to be any general consensus among my listeners. Some people preferred my first period songs. Some, the second. Some, the Christian period. Some, the post Colombian. Some, the Pre-Raphaelite. Some people prefer my songs from the nineties. I see that my audience now doesn’t particular care what period the songs are from. They feel style and substance in a more visceral way and let it go at that. Images don’t hang anybody up. Like if there’s an astrologer with a criminal record in one of my songs it’s not going to make anybody wonder if the human race is doomed. Images are taken at face value and it kind of freed me up.
(Bob Dylan)

Da lunedì 20 Together through life, il nuovo disco di Bob Dylan, si potrà ascoltare su Radio Capital.
Il sito di Mojo ha pubblicato ieri la prima recensione ufficiale, dando un bel quattro stelle. La cosa divertente, dopo che Modern Times fu salutato con un salva di “capolavoro” e altrettante stelle – non solo su Mojo, ma nell’intero mondo universo – è che adesso il recensore di Mojo ammette, be’, Modern Times non meritava tanto clamore, possiamo dirlo adesso?
Non so vedi tu, caro collega. Fra due anni cosa direte, che neanche questo nuovo “capolavoro” di Bob Dylan meritava di essere definito un capolavoro? Misteri della moderna mass-mediologia. Orson Welles ne sapeva di cose, caro Orazio.

Together Through Life è un disco piacevole, sicuramente meglio di Modern Times. Se si riesce ad adattarsi alla voce rotta e spezzata di Dylan che in molti casi fa fatica a completare un verso. Merito della riuscita è sicuramente la presenza autorevole di David Hidalgo con la sua fisarmonica che domina il disco e di Mike Campbell alle chitarre, che colorano ogni canzone e regalano quel passo in più che mancava alla svogliata band che incise MT (sì, la stessa band di noiosi e annoiati arruffoni che è con Dylan on stage ormai da troppi anni). Come MT e Love and Theft prima, TTL afferma un fatto che non leggerete mai da nessuna altra parte, ma che è altresì tanto vero quanto impossibile da smentire: l’ultimo disco dell’artista un tempo noto come Bob Dylan è stato Time out of Mind (1997). Dopo, un simpatico impostore che si spaccia per Bob Dylan ha preso il suo posto e ha cominciato a pubblicare dischi che niente altro sono che raccolte di vecchi, vecchissimi blues o magari canzoni prese dal repertorio di altrettanto vecchi coroner. Dischi di cover, insomma. Per i testi, questo personaggio pesca random da scrittori giapponesi, poeti americani dell’800 e finanche dal latino di Ovidio. Questo personaggio firma tutto a nome Bob Dylan, ma noi sappiamo che non può essere lui. O invece lo è. Questa volta però – chiunque esso sia - ha fatto quello che in 47 anni di carriera non aveva mai fatto: un pezzo (My wife’s hometown) è firmato “Bob Dylan & Willie Dixon”. Tardivo pentimento per non aver mai citato le decine di pezzi scopiazzati qua e là negli anni, o paura dei potenti avvocati della famiglia Dixon, gli stessi che costrinsero i Led Zeppelin a inserire il giusto riconoscimento a Willie in una loro scopiazzatura? Mah, the times they are a-changin’.
(Foto da retro copertina di TTL)
Scherzi a parte. Ma comunque è così: Together Through Life è una cavalcata a base di Chess Records blues, pescando tra Muddy Waters e Howlin’ Wolf, mentre Feel a change is gonna come (il pezzo decisamente migliore della raccolta) è una riscrittura di A Change is gonna come, il classico di Sam Cooke che Dylan interpretò magistralmente nel 2004 una sera a New York in un concerto tributo. Ci sono due eccezioni, Life is Hard, il pezzo scritto per il film My own private love song, una slow ballad degna di Dean Martin, e il bel valzerone tex-mex This dream of you, che sa di bettola del border, da qualche parte sul Rio Grande. Che è anche l’unico brano del disco interamente a firma di Bob Dylan. Già, perché per i testi il musicista questa volta si è avvalso dell’aiuto di Robert Hunter, il paroliere che scrisse decine di pezzi con i Grateful Dead e che ahimé Bob Dylan già sfruttò per The ugliest girl in the world e Silvio (not Berlusconi). Testi carini, ma che onestamente non pensiamo avessero bisogno di aiuto esterno per il loro completamento. Evitiamo battute cattive (del tipo: Bob aveva finito i libri sullo scaffale da cui prendere ispirazione per le sue liriche…).

Piace, e molto, My wife’s hometown, bluesaccio un po’ repetitivo ma con un Dylan divertente e divertito che alla fine si lascia andare in una risatina diavolesca; la conclusiva Its all good, che ricorda come un tempo Bob sapesse prendere i vecchi blues e trasformarli in acide cavalcate rock. Annoia, e molto, Shake, shake mama, un blues veloce ma senza ispirazione. E’ bello anche lo slow blues di Forgetful heart, con una voce sinistra e viziosa a scandire i versi. Divertente If you ever go to Houston, swingante, con la fisarmonica di Hidalgo a caratterizzarne i colori.

Migliore recensione di questa la potete al link segnalatoqualche riga più giù. Dove non si fa menzione – come nessun altro giornale al mondo ha fatto – della presunta coppia omosessuale che appare in copertina dell’album, scelta da un Dylan arrabbiato perché il referendum sui matrimoni gay in California non ha vinto, come ha dichiarato invece il Corriere della Sera qualche giorno fa: http://www.thedailybeast.com/blogs-and-stories/2009-04-17/dylan-sunny-side-up/

12 comments:

Zimmy said...

Be', un capolavoro non se lo aspetta nessuno, però sarà sicuramente interessante. "Beyond Here Lies Nothing" mi è piaciuta molto!

antonio lillo said...

sinceramente non ho capito se è una recensione positiva o no... nel senso che se ero entusiasta di comprare il disco ora lo sono un pochino meno... ma non avevi detto: sono paolo vites e approvo questo disco! e invece ora è come se dicessi, sì si fa ascoltare ma insomma, potevo vivere anche senza... un pò come mi succede con le ultime cose di neil young se devo essere sincero... è la stessa cosa? per essere chiari, da fan a fan, in una scala da uno a dieci cosa gli daresti? (lo so che è una cosa vecchia ma è giusto per farsi un'idea)...

laritorna said...

Convengo sul fatto che "Modern Times" non fosse un gran disco. I effetti l'ultimo acuto di Dylan è stato certamente "Time out of mind". Ma non dimentichiamo che il disco in questione era fatto anche di suoni, di quei suoni che fecero grande, in parte anche "Oh Mercy". Lo zampino di Lanois c'era tutto, a condire un modo di scrivere canzoni, scarno, minimale, rotto dalla voce filtrata del Bob. Ormai è una carriera troppo lunga, quella di Dylan, per aggiungere elementi di critica alla sua musica. Siamo andati oltre per poter parlare di leggenda, non è questo, è una figura che ha passato le generazioni, per rimanere lì, immobile, invecchiando con noi,e forse, annoiando un pò...

Skywalkerboh said...

Io invece vedo venature di positività nella recensione di Mr Vites, e attendo con trepidazione il disco!

Luca Skywalker assonnato

Maurizio Pratelli said...

poteva andare peggio. diciamo, appunto, che con un paio di musicisti con le palle queste cover di bob si salvano, no? Ma forse è meglio ascoltarle non completamente sobri, un po' ciondolanti....

anna said...

Maurizio
: ) !

Blue Bottazzi said...

Non ho più il privilegio di ascoltare dischi in anticipo, e anche questo Together Through Life lo ascolterò dopo averlo acquistato nel mio negozio di dischi preferito. Per quanto riguarda Modern Times è definitivamente il mio disco preferito di zio Bob dai tempi di Oh Mercy. Perché è un disco lucido, a fuoco, preciso, caldo, con una grande energia.

Una cosa ho imparato, leggendo le recensioni degli altri: che i pareri non sono universali. Da allora non scrivo più "il disco migliore" ma "il mio disco preferito".

Paolo Vites said...

mah... MT mi suona come una band di mezzi addormentati con dylan che cerca di fare bob dylan, canzoni pretenziose ma senza alcun autentico contenuto, come nettie moore

qs a me sembra un disco di cover ma divertente e suonato con gusto

time out of mind.... raga...., lì c'erano almeno 4 capolavori assoluti degni del miglior dylan, anche se la produzione di lanois rovina un po' tutto

Anonymous said...

Trovo quantomeno strano che in un blog che gronda citazioni Dylaniane da ogni poro e che su Dylan stesso basa praticamente ogni parola scritta, si facciano battutine irriverenti su Dylan che ha finito i libri sullo scaffale cui potersi ispirare...

Lei sig.Vites ha forse solo testi di Dylan sul suo scaffale?

Marco A.

Paolo Vites said...

questo è un blog irriverente.

per i blog riverenti, girare l'angolo a sinistra, ce ne sono parecchi

Anonymous said...

Mi piacerebbe trovare un angolo a destra o sinistra dove Dylan lo si critica senza arrivare a offenderlo, dove non lo si condanni per colpe che non ha commesso -ma anche dove non lo si idolatri a prescindere-.
Solo questo. Se mi sa indicare la strada gliene sarei grato.

Credo che "Modern Times" sia stato da "Mojo" e altre importanti riviste dichiarato album dell'anno semplicemente perchè è stato il miglior album uscito quell'anno. Ciò non significa che sia un capolavoro, significa che nel 2006 non c'è stato nessuno in grado di fare meglio.

Non è colpa di Dylan se nessuno oggi riesce a scrivere un pezzo come "Workingman blues" e interpretarlo come solo Dylan sa fare.

A lei che ha la fortuna -e la bravura- di lavorare con la musica le chiedo: quali album -non di Dylan, di qualunque artista- sono usciti dal 1997 ad oggi, che possano essere considerati capolavori? A me viene in mente solo "The Wind" del grande Warren Zevon.

grazie

Marco A.

Paolo Vites said...

dal 1997 a oggi? io credo che l'ultimo grande disco rock sia uscito nel dicembre 1979, London Calling dei Clash

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