Wednesday, October 28, 2009

La leggenda di Duluoz

"Quell'inevitabile dolorosa profondità che trapela luminosa"
(Jack Kerouac, sul genio della scrittura, 1962)

Si era alzato alle quattro del mattino e aveva parlato con la madre fino all'alba. Poi era andato a sedersi davanti al televisore con una scatola aperta di tonno, il suo rimedio contro la sbornia da whisky. Aveva con sé anche il suo taccuino per appunti, come sempre. Improvvisamente si era alzato per correre in bagno a vomitare. Il fegato aveva ceduto, aveva un'emorragia nelle arterie della gola e del torace. Un intervento chirurgico di emergenza non potè nulla: nella notte del 21 ottobre 1969 muore Jack Kerouac, soffocato dal proprio sangue.Succede 40 anni fa, di anni ne aveva solo 47 e chissà quanto avrebbe potuto ancora fare Kerouac se fosse riuscito a sfuggire al demone della bottiglia. Ma non poteva. Aveva sempre cercato la morte, incapace di trovare incarnazione al suo disperato bisogno di felicità nella realtà che aveva vissuto. E' impossibile immaginare la musica rock senza Jack Kerouac. Il flusso di scrittura spontanea, gli eccessi, i santi e i peccatori, gli angeli della desolazione, i vagabondi della strada, l'America come possibilità infinita, quella "tristessa" che lui seppe incarnare sono alla base delle migliori canzoni rock e ancora ne costituiscono l'essenza.
"Prima soddisfa te stesso, e poi al lettore non mancherà lo choc telepatico e la corrispondenza significante perché nella tua e nella sua mente operano le stesse leggi psicologiche".

7 comments:

Maurizio Pratelli said...

Di certi grandi artisti vien da chiedersi cosa sarebbero stati senza i loro vizi.

antonio lillo said...

senza kerouac anche molta parola scritta sarebbe molto diversa... e forse nemmeno avremmo quella poetica "della strada" che tanto piace oggi ad alcuni poeti...

viva kerouac!

e (se posso) viva ginsberg!

Gattosecco said...

Mi rendo conto che questo anniversario è passato inosservato. Eppure ce ne sarebbero di cose da dire sia su Kerouac, sia sul mondo di cui ha narrato.

(Io personalmente preferisco "I vagabondi del Dharma" a "On the road" ma più che altro perchè penso che il vero On the road style appartenga a Steinbeck...fatto sta che la letteratura americana è davvero bella)

Paolo Vites said...

hai ragione. anzi ancor più di steinbeck io metterei jack london. il mio kerouack preferito è maggie cassady, figurati.

anna said...

"Quell'inevitabile dolorosa profondità che trapela luminosa"

oggi questa frase mi seve più che mai
grazie!

Matt said...

grande Jack.

dfs said...

Tristessa è una donna.

Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

I più letti