Sto soffocando. Non riesco a respirare. A volte mi succede, vado in apnea, colpa anche del catarro di tutti i milioni di sigarette che mi sono fumato e che a notte fonda viene su e blocca la gola. Mi alzo alla velocità della luce, ormai ho imparato come fare appena ne avverto i sintomi. Non come le prime volte che correvo gesticolando per la casa terrorizzando tutti. Passa, in pochi secondi, ma anche questa volta è stata una bella scarica di adrenalina. Non ho più sonno.
(Intendevo pregare, anche, quale mia unica attività, pregare per tutte le creature viventi; capivo che era l'unica attività decente rimasta al mondo. Arrivare in qualche letto di fiume chissà dove, o in un deserto, o sulle montagne, o in qualche capanna del Messico o in una baracca sugli Adirondack, e riposare ed essere buono senza fare nient'altro *)
Vado in cucina, metto su una tisana conchissàcosa e per buona misura ci fumo sopra una sigaretta. Accendo il televisore. A quest'ora, mancano pochi minuti alle due, passano sempre i film migliori. Sono fortunato, quando non dormo a notte fonda becco sempre dei film straordinari di cui non avevo neanche mai sentito parlare. E' così anche stanotte. C'è un film di grande bellezza, Ondine, anche se Colin Farrell è uno degli attori più improbabili si siano mai visti. E che posti meravigliosi, proprio quelli dove vorrei vivere io e vorrei anche fare il pescatore. E le canzoni che canta lei. Sigur Ròs, scopro il giorno dopo. Bene, dovrò decidermi ad ascoltarli finalmente. E' una favola, ma non è una favola e Dio sa se ho bisogno di una favola per riuscire a vivere.
Prendo l'iPhone, che come insegnano non bisogna spegnerlo mai, e controllo la posta già sapendo che sarà una operazione inutile, alle due di notte. Invece no. C'è una e-mail, vedo che è partita da pochi minuti, anche là si dorme poco. Non l'aspettavo e non doveva arrivarmi questa e-mail. Perché? Le porte nella vita non si chiudono mai, in un modo o nell'altro. Stupido pensarlo.
(O Budda la tua luna. O Cristo il tuo scintillìo di stelle sul mare, il mare, Surf, Tangair, Gaviota, il treno che andava a centotrenta l'ora e io caldo com euna caldarrosta nel mio sacco a pelo che tornavo di volo a casa mia per Natale *)
Sono le otto di mattina e mi fermo in portineria a ritirare un pacchetto. Non è più notte, ma è come se lo fosse, visto che praticamente non ho dormito. Aspetto dei dischi. Invece no, ci sono dentro due libri. Uno in particolare. Eccolo. E' tornato a casa, ci ha messo 31 anni. Trentun anni sono un bel po', sono una vita, anzi sono quasi le due vite che avevamo allora sommate insieme. Il lbro dimostra tutti quegli anni e anche di più, come se sopra di lui si fossero scaricate le onde e le sabbie e i dolori del tempo che abbiamo vissuto ciascuno in questi trentun anni. La copertina sgualcita e scolorita, le pagine gialle, giallissime. Non era così trentun anni fa quel libro. Ricordo ancora il giorno che tornai a casa dopo averlo comprato, esultante per aver trovato quella rara prima edizione italiana in rilegatura elegante per sole duemila lire. Era nuovo di pacca, allora, il libro. Poi lo diedi a lei. Metto il libro nella borsa e vado a lavorare. Lo riprendo e lo sfoglio solo alla sera, non sono riuscito a toccarlo per ore. Apro e vedo che dentro lei ci ha scritto il suo nome con il simbolo indiano che allora - ma ce lo avrà anche adesso? - si dipingeva tra le sopracciglia e il mio nome. "Da Paolo Vites". Mi commuove che abbia scritto così. Come a segnare una appartenenza, nonostante tutto: un punto di arrivo e una conferma. In realtà glielo avevo solo imprestato, ma poi come sempre ero scappato a gambe levate ed è rimasto a lei. Non doveva rimandarmelo. Era suo ormai. Eppure ogni cosa ritorna. E le relazioni non si chiudono mai veramente. Restano aperte, devono restare aperte. E' solo questione di tempo, poi tutto tornerà dove deve tornare. Libri, dvd e facce. Come la sua.
Lascia perdere - lascia perdere - hai perso la nave: torna
a san bernardino - piantala di
organizzare l'equipaggio - ogni uomo bada a
se stesso - tu sei un uomo o un te stesso? quando
la guardia costiera arriva sul posto, alzati in piedi
fieramente & dimostra chi sei - non essere un eroe - tutti
sono
degli eroi - sii diverso - non essere un conformista -
dimentica tutte quelle bettole di mare - alzati semplicemente
in piedi e dì "san bernardino" con voce profonda
& monotona... tutt riceveranno il messaggio
il tuo benefattore
Smoky Horny
(Bob Dylan, Tarantola, trentun anni dopo)
* Da I vagabondi del Dharma, Jack Kerouac
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3 comments:
La notte tra il 28 e il 29 ottobre è una notte speciale, dal 1940 almeno.
Meritavi un commento, lo meritavi Anche lui.
Francesca
E mi accorgo che la notte è la precedente, e fa ancora più specie sia proprio il 28.
Tutto torna dove deve tornare. Meglio, rimane qui.
A volte non ci credo, poi...
Francesca
Sigur Ros.
Se ti decidi ad ascoltarli, poi non li lasci più.
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