Sunday, December 18, 2011

The Velvet Revolution

La tragedia dell'uomo moderno non è che conosce sempre meno del significato della sua vita, ma che ne è interessato sempre di meno
Vaclav Havel (5 ottobre 1936 – 18 dicembre 2011)



Ognuno ha il governo che si merita. C'è chi ha il governo dei tecnici e dei professori, c'è chi a capo del suo governo ha avuto uno scrittore e poeta. In questo secondo caso, visto che non è stato il primo e l'unico, Vaclav Havel è stata l'eccezione alla regola che dice che gli scrittori siano dei pessimi governanti. Lui era un grande scrittore e un grande governante. Non solo: ha governato il Paese che con il suo sacrifico, la sua lunga lotta, il carcere, ha contribuito a portare alla libertà.


In un blog come questo, che si astiene per quanto può dall'entrare in politica - lo fanno già tutti - Vaclav Havel lo ricordiamo anche perché la sua concezione di politica era fortemente connessa allo spirito del rock'n'roll. Di presidenti finiti sulle copertine di riviste musicali ce ne sono stati, anche di quelli che invitano alle celebrazioni delle loro elezioni fior fiore di rock stars. Vaclav Havel, anche in questo, era diverso: lo spirito del rock'n'roll non era per lui una scusa per circondarsi di nomi noti e guadagnare i voti dei fani di quei musicisti. Per Havel, lo spirito del rock'n'roll era parte integrante del suo essere uomo, artista, politico.


A fine anni 60, durante un viaggio a New York, un amico aveva consigliato ad Havel di comprare il disco di una band definita "interessante". Quel disco era The Velvet Underground & Nico. Per Havel, un ascolto illuminante. Nel 1976, quattro artisti di Praga che appartenevano alla troupe dei Plastic People, chiaramente influenzati dai plastic people di Frank Zappa, furono arrestati e posti sotto processo perché il loro spettacolo era considerato sovversivo e "minacciavano la pace". Nel loro repertorio, figuravano anche canzoni del primo album dei Velvet Underground. Havel seguì tutto il processo contro i Plastic People: aveva capito che qualcosa stava succedendo, nel monolite stalinista che opprimeva da decenni il suo Paese. Si ricordò del disco comprato a New York anni prima. Il testo che scrisse in difesa dei quattro artisti avrebbe dato vita a quel grandioso documento, Carta 77 (l'anno del punk, una coincidenza?) che avrebbe portato Havel in carcere, ma seminato i semi della futura rivoluzione. Una rivoluzione che non a caso si chiamò Velvet Revolution.


Anni dopo, incontrando Lou Reed a Praga, da presidente di una Cecoslovacchia finalmente libera, le prime parole che Vaclav Havel disse a Reed furono: "Lo sai che sono presidente grazie a te?".

6 comments:

Skywalkerboh said...

Un personaggio fino a questo momento sconosciuto, ora devo approfondire...

:)

anna said...

bellissimo
grazie

Farnetico said...

Toccante, complimenti.

Anonymous said...

Il miglior omaggio a Vaclav che abbia letto. Grande post. Ma chi sono le due bionde nella foto con Dylan?

Paolo Vites said...

credo di ricordare fossero le figlie di havel

Anonymous said...

I like it!
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