Sunday, October 21, 2012

La sera in cui ho imparato a non pregare più

In redazione a Jam succedeva anche questo. Che sotto la tua scrivania da mesi ci fossero degli scatolini su cui sbattevi sempre i piedi e che un giorno rotte le palle dall’incoveniente decidevi di spostarli e così facendo ci guardavi dentro. Per trovarci ammassati una quantità di cd. In effetti la quantità mostruosa di cd che arrivava settimanalmente in redazione era tale da non solo non poterli recensire tutti, ma da finire per cacciarli da qualche parte, scatoloni, armadi, balcone e cesso. Anche questo è rock’n’roll.

Quella volta però frugai nello scatolone e individuai un cd che dalla copertina mi colpì subito: una bella ragazza dai lunghi capelli biondi seduta a un tavolo davanti a una finestra da cui si scorgevano fiori e piante, una lettera in mano e l’aria assorta. Incantevole. Tanto da dare un ascolto a quel cd.

Il cd in questione era My Life, la cantante Iris Dement. Pubblicato nel 1993, era rimasto nello scatolone per quattro, cinque anni. Io me ne innamorai subito: anello di congiunzione tra la Carter Family e Joni Mitchell, Iris Dement esplodeva in quella country music pre rock’n’roll, ma lo faceva con capacità cantautorali moderne. Un disco dedicato al padre scomparso, tematiche tipiche del sud degli States: famiglia, Dio e amore. Per anni aspettai un seguito a quel disco, ma persi Iris per strada. Neanche gli scatoloni di Jam la accoglievano più. La ritrovai in uno straordinario disco inciso con John Prine, In spite of ourselves, una serie di duetti di cassici della country music più antica. In realtà fece altri due dischi, The way I Should e Lifeline. Ma si era spostata con il bravissimo Greg Brown, cantautore potente e affascinante, e aveva una famiglia da tirare su.

Oggi, negli scatoloni virtuali di Internet, ho trovato il suo nuovissimo cd, Sing the Delta. Sembra diventata una sorta di Randy Newman, quello dei tempi gloriosi di inizio carriera, tutti o quasi brani pianistici profondamente sudisti e scoppiettanti, a volte anche un contorno fiatistico. Il suo primo disco in sedici anni è una bella festa, canzoni come non se ne sentono quasi più. Canzoni d'autore di classe sopraffina, ancorate a quel sud antico e popolato di fantasmi, quelli del Delta appunto. C’è un brano poi che lascia interdetti. The Night I Learned How Not to Pray, su una base acustica che mette insieme Bruce Springsteen, il mandolino dei Rem e Tom Petty, è una brutta storia, quella di una ragazzina che una sera vede il fratellino cadere giù dalle scale e rompersi la testa. Morirà pochi giorni dopo. Una storia sudista, gotica e molto alla Flannery O’Connor, solo che qui di speranza ce n’è poca. Quella sera imparai a non pregare, dice. Pregai, pregai con tutte le forze che mio fratello si salvasse, ma non andò così. Dio fa quello che vuole comunque e io imparai a non pregare più.



Dio fa quello che vuole è una bella domanda. A volte siamo solo dei pupazzi nella mani di un Dio cattivo nel migliore dei casi, oppure Dio proprio non c’è. Altre volte pretendiamo di essere liberi a ogni costo, liberi di fare tutto ciò che vogliamo e intanto vorremmo che Dio intervenisse nelle nostre vicende. Questo Dio che ha fatto del rispetto della libertà dell’uomo il suo unico vero significato. Ma a volte la notte è così buia che ci si dimentica come si fa a pregare.


Attenti a quello che trovate negli scatoloni dimenticati.

7 comments:

Blue Bottazzi said...

Mi è successa una cosa simile, meno drammatica, quando fu assassinato Bob Kennedy, il 6 giugno 1968, all'età di 10 anni. Ci mise molte ore a morire, quelle che io usai per pregare. Da allora non ci credetti più.
Ma fu solo qualche anno dopo, a 14 anni, durante la prima delle mie indimenticabili vacanze estive in Inghilterra, che capìì, improvvisamente, d'un colpo, una rivelazione, una epifania, che non esiste alcun Dio.

Blue Bottazzi said...

...che è una comprensione che mi ha portato ad un infinito amore e rispetto per la vita, al rispetto dei valori e all'amore per gli uomini "di buona volontà".

Paolo Vites said...

l'immagine di un bambino che prega per bob kennedy è davvero toccante

Unknown said...

Io dico invece: Signore, insegnaci a pregare.

Se non sbaglio Patti Smith disse che l'unica cosa che ci resta in alcune brutte situazioni è quella di pregare.

anna said...

e nel mio piccolo il fatto è che ti prende una tal nostalgia che non sapresti definire ma che la preghiera sa cos'è

“If I find in myself desires wich nothing in this world can satisfy, the only logical explanation is that I was made for another world”.
C. S. Lewis

bella Sing the Delta!

Paolo Vites said...

mi quoto flannery o'connor: «se si crede nella divinità di Cristo, bisogna avere caro il mondo pur dovendo lottare per sopportarlo»

Ilaria said...

c`e` possibilita` che in questa lista di canzoni non compaia` l`ōmonima šunday morning"di Noel gallagher?

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