Friday, February 08, 2008

Compagni di viaggio


E allora “il mite” Francesco De Gregori ha anche un’anima punk. Lo scopriamo verso il finale del concerto, quando, tornato sul palco per eseguire La donna cannone, mentre già partono le prime note di pianoforte, uno spettatore dalle prime file si alza per scattare alcune foto all’artista. Le prime file al Teatro Smeraldo vogliono dire che se solo allunghi un braccio puoi toccare chi è là sopra: stupisce che non ci sia in giro neanche un membro della security. De Gregori con il braccio fa “no” allo spettatore che incurante continua a scattare; si volta, Francesco, alza le braccia al cielo sconsolato per poi vedere l’accanito fotografo ancora là davanti intento all’opera. È allora che il cantautore parte di scatto verso di lui, lo afferra per un braccio e lo spintona con una certa forza. Bella lì, Francesco, ci sei piaciuto e al diavolo l’immagine del poeta che sta sulle nuvole. Insomma, questo non è esattamente un concerto dei Tokio Hotel e ci rendiamo conto quanto possa rompere le palle (e la concentrazione di chi deve cantare una canzone) certo modo di fare. Tornato al microfono, De Gregori dice “Dovete scusarlo, dovete scusarmi” e attacca applauditissimo il brano in questione.

Trent’anni e poco più dopo essere stato assalito sul palco proprio nella stessa città (ricordate il tristemente famoso processo al Palalido?) De Gregori è pronto a difendersi, ma soprattutto a fare grandissima musica. Con una band formidabile che ha superato alcune incertezze del passato, presenta un primo tempo dai toni delicati, con pedal steel, violino, mandolino, belle chitarre dai sapori jazz e bluesy a colorare le sue interpretazioni. Ma chi l’ha detto che De Gregori stravolge le sue canzoni dal vivo? Forse una volta. Oggi ha acquisito una tale maturità espressiva che non c’è più bisogno di trucchetti “dylaniani”: le interpretazioni sono fedelissime, quello che cambia – in modo magistrale – è la tessitura di fondo, il background che sfodera la sua band, raffinatissimo ensemble che pesca, questo sì, nella tavolozza dei mille colori dylaniani, specialmente quello di un disco come Blood On The Tracks.
In Raggio di sole, ad esempio, le chitarre ricamano l’arrangiamento che fu di You’re A Big Girl Now; Compagni di viaggio, come anche nel testo, è una splendida rilettura di Simple Twist Of Fate mentre Rimmel si conclude con una coda elettrica che è ovviamente Like A Rolling Stone. Da brivido, poi, l’esecuzione da solo, seduto al pianoforte, della bellissima Sempre per sempre, mentre altrettanto da brivido è la poetica La valigia dell’attore, con il testo continuamente sottolineato da scroscianti applausi.
Il secondo tempo è più ruvido e più rock, aperto da una incalzante Pezzi (in cui parole sputate con apparente nonchalance come “pezzi di opposizione, pezzi di parlamento” in questi giorni di politica impazzita suonano quanto mai attuali), proseguito con il rock-blues apocalittico di Numeri da scaricare, intramezzato da una pimpante Ilbandito e il campione in cui a un certo punto De Gregori e band inseriscono Ghosts Riders In The Sky di Johnny Cash e “portato a casa” in gloria con l’assalto blues di Buonanotte fiorellino, in cui De Gregori improvvisa lunghe parti all’armonica co grande divertimento suo e di chi ascolta.


Ci incontriamo per un breve saluto, prima del concerto, nel camerino, quel “camerino già vecchio tra un lavandino e un secchio, tra un manifesto e lo specchio”. È in grandissima forma, come sempre semplice, affabile, con lo sguardo di chi è capitato lì per caso, e allo stesso tempo pronto alla sfida (“Be’, siamo a Milano, no? Bisognerà fare un grande concerto per questo pubblico allora”), parliamo del nostro comune “amico” (“Accidenti, ho visto che Dylan va a suonare in Messico, avrei proprio voluto andarci, ma devo lavorare”) e ancora una volta i nostri gusti viaggiano sulla stessa onda (“Il film di Todd Haynes…. Non mi è piaciuto per niente!”). È andato a vedere la mostra dei dipinti di Bob che è stata recentemente inaugurata in Germania, beato lui. Ma è quasi ora di andare “a vedere lo strano effetto che fa la mia faccia nei vostri occhi e quanta gente ci sta…”. E così va avanti il suo never ending tour… Goodbye, good luck, is been good to know you… Ma attento ai fotografi improvvisati…

16 comments:

Anonymous said...

Ho visto diverse volte De Gregori, e ho sempre notato in lui un certi ispirarsi a Dylan, ultimamente proprio negli arrangiamenti dal vivo e nel suo atteggiamento sul palco: mi è piaciuto.
Certo... Dylan è DYLAN, ma per noi italiani De Gregori è DE GREGORI

Luca Skywalker

Spino said...

Lo vedrò lunedì a Varese, anche un mio amico che era a Milano è rimasto entusiasta!

Paolo Vites said...

dove suona a varese? in un teatro? quasi quasi torno a vederlo...

Spino said...

Si al nuovo teatro di Varese

Anonymous said...

Non ho mai ben capito perche' gli artisti(parlo in generale)fanno i spocchiosi.
Cioe' Dylan non vuole foto,De Gregori anche,anche se da De Gregori non mi sarei aspettato questo gesto "malsano".

Non capisco Dylan figurati De Gregori.

Cosa e' che da fastidio?
I flash in viso? e i riflettori non danno fastidio?

Non c'e' nulla di piu'fastidioso di non poter fare delle foto ai propri "artisti" e tenere il souvenir incorniciato.

E di concerti di Bob ne ho visti dal 1987 fino ad oggi una ventina e passa) e un paio di De Gregori anche eppure c'e' sempre questa ritrosia che non capiro' mai.

Cosi come non capiro'mai perche' il film su Bob non piaccia.

Eppure negli extra (interviste varie) del dvd "I'm not There" e nel trailer viene spiegato che questo non e' un film su Bob vero e proprio,inoltre vorrei che si leggesse il libro accluso al dvd di A.Carrera "Canzoni d'amore e misantropia" che spiega molto bene la tematica di "Io non sono qui".

Ho sentito rumori dal web che forse questo e' l'ultimo Tour di Bob,spero che non sia cosi.

da un Dylan fan (seguo Bob dal 1983).

Anonymous said...

L'ultimo post anonymous e' Stefano

Paolo Vites said...

stefano, è semplicemente rispetto per chi sta facendo un lavoro - immagino che mentre tu sei concentrato al tuo, di lavoro, se arriva di colpo qualcuno a darti una pacca sulle spalle oppure a tirarti il braccio, ti dia piuttosto fastidio - chi è sul palco, quando il suo mestiere cerca di farlo bene, ha bisogno di concentrazione e rispetto - qualunque movimento in sala per chi sta cercando di dare il meglio di se stesso può infastidire e far perdere la concentrazione - nel cso di bob dylan, la sua richiesta di non avere fotografi davanti al naso è sempre stata per questo motivo - oggi, anche musicisti 'simpaticoni' come springsteen non permettono più ai fotografi della stampa di stare sotto al palco - ti assicuro che io ero lì, l'altra sera, mentre de gregori stava partendo con uno dei suoi pezzi più difficili da eseguire si è improvvisamente trovato davanti questo marcantonio (non era una ragazzina piccoletta, ma un robusto signore) davanti al naso, viste le dimensioni della sala in cui ci trovavamo proprio davanti al naso.

respect, come diceva quello....

Anonymous said...

Bene, ho visto De Gregori ad Anzio l'estate scorsa e mi ha fatto la stessa ottima impressione. Spero che il nuovo disco che ha appena registrato confermi il buon momento.
Certo che se si vuole ordine in sala si dovrebbero avere dei commessi, e non mettersi a duellare...
Sono invece d'accordo col principe sul giudizio del film... se poi ora si vuole dire che non era un film su Bob Dylan, vabbè allora è ancora più vano di quanto pensassi!

Brunocat

Anonymous said...

uhm concentrazione...ma come mai ci son fior di musicisti, loro sì impegnati in pezzi tecnicamente difficili da eseguire, che non hanno mai detto beh sull'invadenza dei fan e anzi non fanno altro che incitarli durante i live? ho sempre avuto l'impressione che questa storia della concentrazione e del rispetto abbia più a che fare con un certo modo di porsi di fronte al pubblico e di fronte a se stessi e che in qualche caso sia semplicemente prendersi troppo sul serio (peccato non indifferente per qualsivoglia artista secondo me).

Anonymous said...

quello del commento di prima sono io.
andrea

Paolo Vites said...
This comment has been removed by the author.
Paolo Vites said...

dipende dal tipo di musica che fai, ovviamente. oltre al carattere che hai. non è che la musica ti cambia il carattere.

joe strummer era ben felice se i fan salivano sul palco, iggy pop ancor di più se un fan saliva e potevano a prendersi a cazzotti in faccia, sid vicious se poteva scambiarsi gli sputi con i fan davanti al palco.

ognuno ha la musica, i fan e i fotografi che preferisce.

e della tecnica chi se ne frega. la lascio a joe satriani che è appunto così bravo che può suonare a occhi chiusi e non si accorge manco se davanti ha degli spettatori o dei manichini.

22:09

Fausto Leali said...

Io credo che un "marcantonio" che sale sul palco e continua a fare fotografie nonostante abbia potuto chiaramente capire che la cosa dà fastidio all'artista, sia semplicemente uno che non ha rispetto e che ha capito benissimo che sta facendo una cosa inopportuna, ma va avanti lo stesso guardando solo al proprio egoista desiderio di avere le sue belle foto.
E allora se l'artista perde la pazienza sarebbe lui quello che deve essere criticato ? Ma andiamo....

Anonymous said...

Grazie Paolo,

sono stato al concerto dell'8 sempre allo Smeraldo e devo ammettere che è valso il prezzo del biglietto (De Gregori ha fatto il suo mestiere)! Francesco era in grande spolvero così come la sua Band. Peccato non aver letto prima il tuo post, fatta eccezione per l'intrusione del fotografo, credo che sia stato un "concerto fotocopia".

Ti segnalo la data di Seveso (palasport) in Aprile

ciao
Lorenzo

Sergio Dossi said...

Io ero in prima fila l'8 febbraio 2008, una serata STRATOSFERICA !!! Grazie Ciccio !!!

formazione said...

Qualche anno fa ero al concerto di Steve Vai all'Alcatraz di Milano e l'ho visto interrompere di netto un impegnativo assolo per fulminare con lo sguardo il tizio a cui era suonato il telefonino in un silenzio assoluto! Nel pezzo dopo era invece lui stesso ad incitare il pubblico. Nello svolgersi di un concerto (se chi lo esegue è all'altezza!) è possibile creare momenti differenti per cui magari in un certo brano è richiesto il silenzio... se tutti capiscono e si adeguano si crea un atmosfera particolare che è quella che contribuisce a rendere memorabile il concerto. Basta un niente a rovinare un clima costruito dall'inizio, e questo fa innervosire!! La mia opinione è che quando vai a sentire uno come De Gregori... o comunque qualcuno del suo calibro e vuoi divertirti, devi fare anche lo sforzo di accendere il cervello...!
Bomber

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