Monday, February 25, 2008

Ragged glory

C'erano una volta dei giganti che calpestavano questo nostro pianeta. Nessuno sa da dove fossero arrivati e chi essi in realtà fossero davvero. Vagarono su qesta terra per un po', lanciando al cielo melodie strazianti e violente rasoiate di rabbia per la nostalgia di una casa che avevano perso. Come erano venuti, sparirono e nessuno sentì più le loro voci o udì i loro passi.
Uno di questi giganti, misteriosamente, si è materializzato ieri notte nella periferia tirata a lucido della nuova Milano, e come l'Opera Star di cui cantava in uno dei suoi dischi più discussi, ha scelto la superba sede del teatro (dell'opera) degli Arcimboldi per intonare il suo ultimo canto.
Vecchio, un po' di pancetta, le movenze goffe, Neil Young aveva nello sguardo allucinato tutta la pazzia di una mente geniale ancora ben lontana dallo spegnersi. Sorta di Dr Jekill e Mr Hyde, si è seduto circondato da mezza dozzina di chitarre acustiche e anche un banjo, per affidare il canto di una generazione sconfitta a un repertorio, nel primo set acustico, a parte l'iniziale From Hank to Hendrix, interamente anni 70. Da Ambulance Blues, quasi dieci minuti in cui potevi sentire se uno spillo cadeva a terra, tanta era la tensione generata dalla stupefacente performance dell'artista di una tensione a tratti insostenibile, passando per una pianistica e formidabile A Man Needs a Maid, e poi pagine di dolcezza antica come Harvest, Dont Let it bring you Dow, Old Man, Heart of gold e, al banjo, Mellow My Mind.
Pura bellezza. La voce, lancinante, c'era tutta.
Il secondo set, ora diventato Dr Jekill, lo vedeva vestito di nero, con la band schierata in un angolo, ripartire con la convinzione che sì, la ruggine possa essere spazzata via: dall'iniziale, portentosa Mr Soul a una furibonda Down by The River -l'unico hippie che cantava "giù al fiume, ho sparato alla mia bambina...") e una Hey Hey My My con schitarrate da terrorizzarti. No Hidden Path, dall'ultimo, brutto disco, dal vivo vola invece altissima: sono le parti di chitarre più abrasive, violente, come un viaggio in LSD andato a male, mentre lui si volge alla destra del palco e sorta di Don Chischotte contro i mulini a vento, si lancia contro un riflettore giallo che lo illumina e un potentissimo ventilatore. In questa battaglia epica, la chitarra geme dolorante e lui insiste ad andare contro vento:il risultato sono quasi venti minuti di urla impazzite, nella più coinvolgente cavalcata rock mai vista su di un palcoscenico.

Se alcuni dei colleghi della sua generazione hanno scelto di arrugginire, Neil Young ha scelto di andarsene "fuori dal blu, dentro nel nero" con grazia, dignità e soprattutto gloria elettrica.

18 comments:

ciocco72 said...

beh se non fosse costato cosi' tanto ci sarei andato volentieri
Mi accontentero' dei ricordi di Brescia di qualche anno fa...
Perche' nessun commento all'imperdibile set della moglie?
Era cosi' pessima?

Anonymous said...

Non è stata pessima la Peggy.
Diciamo che se non fosse stata la moglie del capo magari l'accoglienza sarebbe stata diversa. Comunque 6/7 pezzi suonati bene ma abbastanza inutili (anche se i testi non è che li abbia acciuffati tutti; per la musica un discreto Alt-country se questo termine significasse qualcosa).
Ah dimenticavo: ha fatto una cover di
Waylon Jennings ma non ricordo il titolo.

Davide8 said...

Ciao Paolo, non immaginavo fossi così avanti da avere anche te un blog come noi giovani!
keep on rockin! un abbraccio
davide

Paolo Vites said...

DEIV... MA MI HAI COPIATO IL LAYOUT DEL BLOG!! chi è la signorina con te nella foto' la vedo ovunque nei blog recentemente...

ps: mi sono fatto il blog perché ero stufo di essere censurato a Jam...

daniele: Pegy l'ho trovata insopportabile.. zero voce e zero canzoni...

ciocco: il pubblico in sala- visti i prezzi - era simpaticamente over 50.....

Anonymous said...

questo è il genere di post che danno un senso alla giornata....
cresce il rammarico per non esserci andato!

Luca Skywalker

Spino said...

Dio benedica Nello Giovane!
Paolo mi sa che ho visto la tua capoccia dall'alto (stavo in prima galleria) tu ovviamente ti aggiravi tranquillo in zona palco... arrgghh :)

Anonymous said...

Pure io..........Adesso aspetto con ansia che ci sia Patti a gorgogliare a S.Siro prima del maritino a giugno
(A Parigi RedHeadedWoman non era presente; in compenso non se ne è sentita la mancanza. Ha fatto un concerto stile Ramones...)

Anonymous said...

che ieri sera ho visto neil young

l'icona dei miei anni

un settantenne lucido e diritto

completo panna quando è acustico

otto chitarre, quindici armoniche

e da ognuna un sogno



inizia con from hank to hendrix

seguono in ordine sparso i sogni delle mie età, tutte intere, tutti interi



poi riappare con completo nero

abbraccia la sua elettrica

e diventa un rocker senza tempo

con due dei suoi crazy horse

sul palco, un pittore che dipinge tele

e lettere che si accendono



cavalcate elettriche distorte, e dolci armonie country

impegno politico, e riflessioni esistenziali



non avrei mai smesso di ascoltarlo

e intanto riflettevo



se anche non ci fosse un aldilà

credo che le fibre del mio corpo

nell'eternità della materia

continuerebbero a risuonare del ricordo di quella musica.

Davide8 said...

Ora sai cosa intendono i vecchi saggi quando parlano di "rubare il mestiere"...
a presto
d

Paolo Vites said...

hey anonymous, bella review in poetry!

Anonymous said...

Grandissimo! Che individa... pensa che non mi hanno fatto entrare perche' troppo giovane..
rag

Anonymous said...

Sono felice di poter dire IO C'ERO.
Un'esperienza unica, indimenticabile.
Anche se NY avesse cantato da schifo (cosa che non si è verificata, anzi) sarei stata soddisfatta solo per il fatto di averlo visto seduto lì con le sue chitarre e un nodo in gola durato tutto il tempo che è stato lì.

renzo cozzani said...

c'ero anch'io, e sono andato anche a Parigi dieci giorni prima...se possibile un concerto ancora migliore!...tutto quello che ha scritto Paolo è perfetto, per me, tranne una cosa: l'ultimo album non è brutto, è bellissimo...è Neil Young...!

Paolo Vites said...

beato te... Parigi l'ho scaricato e c'è una Out on the Weekend da pelle d'oca...

renzo cozzani said...

esatto, Out on The week end è uno dei motivi per cui Parigi l'ho trovato leggermente superiore, l'altro era la presenza in scaletta di due brani come Winterlong e Bad Fog of Loneliness molto in stile "Santa Monica Flyers" dal punto di vista musicale, e quindi a mio giudizio più adatti a questa band rispetto a Hey Hey My My e Down By The River più legate al sound "Crazy Horse"...comunque a me è andata bene così, almeno in dieci giorni ho sentito due concerti con notevoli differenze nella scelta dei brani (tra l'altro a Parigi ha fatto anche una grande Cowgirl in the sand in acustico)...tra l'altro corre voce,anzi ci sarebbero già alcune date fissate, per un ritorno in europa quest'estate, in alcuni festival...per l'Italia si parla di Torino

Paolo Vites said...

guarda non parlarmi di Winterlong... l'aspettavo come un ossesso.. è una canzone che ADORO e che significa moltisismo per me... l'ha fatta tutte le sere fino a Milano... poi.... basta.... ma non mi lamento cmq... insomma un po' sì... sono d'accordo che il sound che voleva era quello tipicamente mid 70s, ma quando ha fatto Hey hey My My era davvero da paura... ho visto le date del summer tour ma l'italia non c'è... speriamo..

Anonymous said...

Ora ci sono le date italiane: Firenze e Verona.
Sad Eyed Lady

Anonymous said...

Inossidabile...
il grande , vecchio Neil continua a stupire intere generazioni , alla faccia delle mode e del tempo inesorabile che ci scappa via beffardo e insolente.
Incredibile come riesca ancora a essere così intenso , coinvolgente e introspettivo per poi trasformarsi letteralmente una volta imbracciata la Gibson nera in una furia , impacciata e sofferente se vogliamo , ma con una rabbia e una carica in corpo davvero impressionante.
Sempre il migliore.

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